Messina, in Consiglio Comunale il rebus della presidenza: numeri e possibili scenari. Un recap

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Il Bilancio da votare entro il 31 maggio, un Piano Tari che rischia di essere troppo esoso per Messina, un ufficio di presidenza vuoto, una maggioranza a pezzi: giorni tesi a Palazzo Zanca, e in particolare in Consiglio Comunale, dove le certezze finora detenute dalla Giunta Basile sono crollate nel giro di poche settimane. Sabato 27 maggio, la Seduta per la surroga del consigliere Alessandro De Leo, che si è dimesso qualche giorno fa; lunedì 29 la votazione del nuovo Presidente. Ai ferri corti opposizione e maggioranza, con la prima che accusa la seconda di «tenere la città in ostaggio per le ambizioni personali di una persona», l’ex sindaco, oggi candidato a Taormina, Cateno De Luca.

Ammettiamolo, non siamo più abituati. Se con la Giunta De Luca le sorti del Consiglio Comunale sono spesso salite agli onori della cronaca, nel bene e nel male, con colpi di scena e botta e risposta piuttosto accesi (per non parlare delle continue minacce di dimissioni dell’allora Primo Cittadino); con l’Amministrazione Basile e la sua maggioranza bulgara (20 consiglieri, più IVA, su 32), i lavori dell’Aula di Palazzo Zanca sono rimasti più nell’ombra. Qualcosa però si è incrinato e negli ultimi mesi diversi cambi di casacca hanno portato, se non a un ribaltamento, quanto meno a un mutamento significativo della situazione. Dalla parte dell’Amministrazione sono rimasti infatti 15 consiglieri comunali, in un testa a testa con l’opposizione che potrebbe costare alla maggioranza la scelta del nuovo Presidente del Consiglio Comunale.

Tutti i numeri di Federico Basile in Consiglio Comunale

Poco più di un anno fa, dopo un lungo scrutinio, il Consiglio Comunale di Messina si forma con un premio di maggioranza che assegna alle liste legate al sindaco Federico Basile 20 consiglieri comunali su 32. Neanche il tempo del giuramento e dall’opposizione partiva la prima defezione, la consigliera Buonocuore che, eletta con il centrosinistra, è subito passata al Gruppo Misto per poi schierarsi apertamente accanto ai deluchiani. Ancora qualche settimana e il secondo cambio di casacca: la consigliera D’Angelo lascia Forza Italia, che scompare (temporaneamente) dai banchi e passa tra le file della maggioranza.

La Giunta Basile ha così potuto contare per mesi su 22 consiglieri comunali che hanno, più o meno, sempre appoggiato le sue delibere. Più o meno, perché tra di loro c’erano anche i 3 della Lega (lista Prima l’Italia, legata all’alleanza elettorale con Nino Germanà), poi scesi a 2 con l’uscita dal gruppo di Cantello, posizionatosi all”opposizione. Il comportamento del Carroccio, in ogni caso, è sempre stato altalenante, con uscite dall’Aula e assenze che sono apparse più volte strategiche. Ad abbandonare la nave, anche il consigliere Oteri che, eletto con Basile, rifonda in Consiglio Comunale Forza Italia, e la consigliera D’Arrigo. La maggioranza scende a 19, ufficialmente.

Poi il colpo di scena. Il 2 maggio, giorno dell’elezione del nuovo presidente del Consiglio Comunale, dopo le dimissioni di Cateno De Luca, il candidato scelto dalla maggioranza per prendere il suo posto, il vicepresidente vicario, Nello Pergolizzi, ottiene solo 15 voti e non viene eletto (per l’elezione al primo turno serve la maggioranza assoluta). Vengono meno i voti dei due consiglieri della Lega, Villari e Centofanti, così come quelli delle consigliere Rotondo e Restuccia, provenienti dai gruppi legati alla Giunta Basile, che ufficializzeranno il giorno dopo in Aula il passaggio al Misto. La maggioranza scende a 15 consiglieri.

Ritardi e rinvii: slitta l’elezione del nuovo presidente del Consiglio Comunale di Messina

Che succede, quindi? Cateno De Luca si dimette il 3 maggio anche da consigliere comunale e ufficializza la sua candidatura a Sindaco di Taormina. I lavori d’Aula si bloccano, non si può votare nessun atto se prima non si ricostituisce l’integrità dell’Aula, ci spiega il Segretario Generale. Si dovrà attendere il 16 maggio per la surroga. A ritardare ancora la convocazione della Seduta per l’elezione dell’Ufficio di presidenza, le dimissioni, quasi “a sorpresa” del consigliere Alessandro De Leo, deluchiano, eletto all’ARS a settembre con Sicilia Vera. Si torna quindi ai nastri di partenza, ancora una volta il Consiglio Comunale è “incompleto”, serve una nuova Seduta per ricostituirlo, con l’ingresso in Aula di Giuseppe Schepis, primo dei non eletti, che prenderà il posto di De Leo sabato 27 maggio.

A poche ore dalla convocazione, il vicepresidente Pergolizzi convoca una nuova seduta per il 29 maggio che comprende all‘ordine del giorno l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale di Messina e dei due vice, l’approvazione del piano Tari, del DUP e del Bilancio. Tutto lunedì a partire dalle 19.00.

Il fronte dell’opposizione: si compatta il centrodestra, il Pd ago della bilancia

In tutto questo, l’opposizione, forte di una potenza numerica mai avuta dall’inizio del mandato: 14 consiglieri di centrodestra e gruppo misto votano per eleggere presidente del Consiglio Comunale Mirko Cantello. Non viene eletto, ma probabilmente la reale intenzione era quella di far “saltare il banco” della maggioranza; cosa che è avvenuta a tutti gli effetti e ha costretto a una nuova votazione. Separati, ma sempre “contro”, i due consiglieri del Pd, Antonella Russo e Felice Calabrò, insieme a Giovanni Caruso, eletto nell’ambito del centrosinistra, nella lista civica legata a Franco De Domenico. I primi due votano Russo, il terzo annulla il proprio voto. Tutti i consiglieri dell’opposizione abbandonano l’Aula quando si arriva alla seconda votazione, per la quale basterebbe la maggioranza semplice.

Da lì è tutto fermo. Il centrodestra indice una conferenza stampa: il nome del candidato c’è (ma non lo dicono), sono tutti compatti, 14 consiglieri dei gruppi di centrodestra e misto, più Caruso, e fanno 15. Accusano la maggioranza di «tenere in ostaggio la città di Messina per le ambizioni politiche di una persona». Il riferimento è alle elezioni di Taormina, che si terranno il 28 maggio e che sarebbero, secondo l’opposizione, la ragione che avrebbe spinto a prolungare l’attesa per l’elezione dell’Ufficio di Presidenza.

Mancano all’appello Russo e Calabrò del Pd. Al momento, quindi, è un testa a testa vero e proprio: la maggioranza ha 15 voti, l’opposizione pure, il Partito Democratico diventa l’ago della bilancia. Se riusciranno a convergere su un nome, strapperanno, per la prima volta, la “palla” alla Giunta Basile.

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