Tendopoli allagata

Migranti. Docenti, ricercatori e studenti per un’accoglienza dignitosa

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Tendopoli allagataParola d’ordine: chiudere il brutto capitolo della tendopoli per migranti e avviare forme di solidarietà più dignitose per i richiedenti asilo. Questo l’obiettivo della duplice raccolta firme — promossa da docenti, ricercatori  e studenti dell’Ateneo messinese —, rivolta a Rettore e Senato Accademico.

«In pochi giorni — dichiarano i promotori dell’iniziativa —, circa 300 persone da tutta Italia hanno firmato la petizione su Avaaz.org, piattaforma di firme certificate tramite e-mail, divenuta famosa per campagne vincenti che hanno mobilitato l’opinione pubblica mondiale. Un documento identico è stato sottoscritto nell’ultima settimana da organizzazioni scientifiche, da associazioni esperte di problematiche dei migranti e da docenti di università italiane e di prestigiose università del mondo (come Harvard, London School of Economics, New School for Social Research, etc.)».

Intanto, dopo le piogge di questi giorni, l’allagamento della tendopoli e lo sciopero della fame dei migranti per le condizioni precarie del luogo che avrebbe dovuto dare loro accoglienza, l’azione delle associazioni di volontariato e di semplici cittadini, la tendopoli sta per essere smontata e tutti i migranti trasferiti in altri centri (Pozzallo, Siracusa, Trapani).

I promotori dell’iniziativa, infatti, proseguono: «Il documento che ha ottenuto oltre 500 adesioni, oggi non serve più a chiedere la chiusura della tendopoli, ma a segnalare come la partecipazione di istituzioni universitarie a iniziative di governance emergenziale sia vista con forte perplessità in molti contesti accademici, nazionali e internazionali. La nostra speranza è che si possa aprire prestissimo un serio dibattito intorno a iniziative che coinvolgono l’immagine e lo statuto etico-politico della nostra istituzione. Dibattito che sia in grado, tra le altre cose, di introdurre in chi ha il carico di posizioni decisionali, maggiori dubbi e cautele in non augurabili, analoghe, contingenze».

«Questa seconda lettera — precisano — era stata preceduta già da un primo documento consegnato al Rettore il 25 novembre scorso, dove si segnalava agli organi accademici le precarie condizioni in cui i richiedenti asilo erano ospitati».

«La struttura sportiva dell’Ateneo messinese — si legge nel documento redatto da docenti, ricercatori  e studenti dell’Ateneo — è entrata così a fare parte di una tragica storia di contenimento e sostanziale limitazione dei diritti in atto in Europa, in ragione della scelta  dell’autorità prefettizia e del Ministero degli Interni di tenere insieme centinaia di persone  all’interno di una struttura inidonea a ospitare esseri umani per più di qualche ora e del rifiuto netto  a distribuirle nel territorio, nonostante la disponibilità manifestata da diverse associazioni, da alcune  parrocchie e da singoli cittadini e famiglie.

I risultati delle ricerche accademiche svolte sulle emergenze umanitarie succedutesi negli  ultimi vent’anni hanno dimostrato che situazioni molto simili a quelle che si stanno compiendo a  Messina, iscritte nella retorica della solidarietà, si sono purtroppo convertite in pratiche di  limitazione della libertà dell’individuo migrante, nella sua depersonalizzazione e ghettizzazione,  oltre che in “stati di eccezione” insostenibili sul piano teorico e giuridico».

In ragione di queste considerazioni, docenti  universitari, ricercatori, studenti e cittadini democratici, chiedono al Magnifico Rettore  dell’Università degli Studi di Messina, Pietro Navarra: di promuovere un’assemblea pubblica aperta alla comunità accademica, studentesca e amministrativa, oltre che al V quartiere, per valorizzare le competenze interne all’Ateneo in vista dell’individuazione di soluzioni alternative;

che, così come fatto da altri atenei in situazioni analoghe, venga nominata una commissione composta da esperti di diritto, medicina e scienze sociali, che affianchi i richiedenti asilo e i migranti per offrire supporto;   

di promuovere una campagna di solidarietà volta all’accoglienza dei richiedenti asilo nella case di coloro che — docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo, ne abbiano volontà e disponibilità; di predisporre un atto di revoca della disponibilità espressa all’impiego del “Palanebiolo”;

di farsi promotore di un rinnovato tavolo istituzionale con l’Amministrazione comunale, la Prefettura, e le altre autorità competenti per discutere delle soluzioni individuate.  

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