La crisi ai tempi delle elezioni: pagano tutti tranne i parlamentari

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montecitorioIl gas aumenta dell’1,1%. La luce dell’1,4. I governatori varano un piano per diminuire drasticamente il numero dei consiglieri regionali. Il Governo, spesso in maniera eccessivamente vessatoria per i ceti deboli, si affanna a ridurre la spesa pubblica e a incrementare le entrate in bilancio. Tutti, ormai da mesi, sono a bordo di questa altalena. Tutti tranne gli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama.

A quasi un anno dalla caduta del Governo Berlusconi, dei tagli al numero e alle indennità dei parlamentari italiani non si ha notizia. Chi li ha visti alzi la mano! I diretti interessati raccontano che spetti esclusivamente a loro regolamentare la materia. Ma allo stesso tempo vanno a dire in giro che, per cause non dipendenti dalla propria volontà, sia impossibile stabilire uno standard europeo cui ricondurre i loro lauti compensi. Risultato: un colossale buco nell’acqua. Che cercano di colmare facendo virare altrove l’attenzione degli elettori in vista delle sempre più vicine votazioni della prossima primavera.

Così si inventa una normativa sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti, come se non fossero stati tenuti a rispettarla già da anni. E si intorta il popolo italiano sul fatto che la colpa del caos sia tutto della legge elettorale. Come se del “Porcellum” ( la legge del 2005 che ha disciplinato il sistema elettorale italiano) non si siano avvantaggiati tutti, Pd in primis, capace oggi di rinnegare l’importanza dell’introduzione delle preferenze dopo averla auspicata per ben 7 anni.

E’ un principio tipicamente italiano: si risolve il problema quando si trova un capro espiatorio. E, se in Vaticano il colpevole è certamente il maggiordomo, qui le responsabilità sembrano ricadere sempre sugli enti locali e i contribuenti. Colpa di Regioni e Province, si dice. Con le prime – guidate da Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, proprio quelle finite nel mirino dei magistrati – determinate a tagliare ovunque. Con le seconde che ancora non sanno di che morte morire.

E chi sta al vertice dell’ordinamento? I parlamentari nazionali, appunto, coloro da cui potrebbero arrivare, stando a quanto denuncia oggi la Corte dei Conti, le prime resistenze alla lotta alla corruzione? Temporeggiano. E continuano ad azzannarsi all’interno dei rispettivi schieramenti per decidere chi deve comandare. Proseguendo a coltivare esclusivamente i propri interessi, incuranti dei danni mietuti e del risentimento della gente. Come se Madrid e Atene fossero distanti anni luce.

 

Mimmuccio Allombra

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