La sfiducia per il momento può attendere. Il destino di Messinambiente e l’allargamento dell’inchiesta “Gettonopoli” tengono sotto scacco il consiglio comunale, bloccando ogni velleità dei consiglieri di porre fine all’amministrazione Accorinti prima della naturale scadenza.
Pochi giorni fa, le firme del capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Trischitta, e dei colleghi, Giovanna Crifò, Daniele Zuccarello e Nicola Cucinotta si sono unite alle cinque dei consiglieri centristi (Mario Rizzo, Franco Mondello, Mariella Perrone, Libero Gioveni e Andrea Consolo) e alle due del Nuovo Centrodestra (Daniela Faranda e Nicola Crisafi), già presenti al momento della consegna del documento all’ufficio del Segretario Generale lo scorso mese di luglio. Dopo cinque mesi di silenzio si è tornato così a parlare prepotentemente di sfiducia, ma la sensazione è che anche questa volta la fiammella possa spegnersi entro poco tempo.
Per portare l’atto in aula mancano cinque firme, cifra che potrebbe sembrare esigua ma che non lo è se si pensa allo scenario politico attuale, perchè le mani del civico consesso sono state legate da un’inchiesta che si minaccia di espansdersi, e con la questione Messinambiente troppo ‘calda’.
L’affidamento del servizio alla società di via Dogali scade il prossimo 31 dicembre, e l’amministrazione comunale tra oggi e domani voterà l’ultima delibera riguardante la MessinaServizi Bene Comune, ma appare altamente improbabile che la nuova società possa essere costituita in appena dieci giorni. L’assessore Ialacqua intende giocarsi la carta della proroga trimestrale di Messinambiente, ma se ciò non avverrà si potrebbe chiedere un intervento del Prefetto, Francesca Ferrandino, che potrebbe gestire l’emergenza sfruttando i lavoratori di Messinambiente ma per conto dell’Ato 3.
Una situazione di caos che induce alcuni consiglieri, “genovesiani” in testa, ad agire con cautela rimandando l’argomento sfiducia tra qualche mese. Poi ci sono i gruppi di centrosinistra, con il Partito Democratico e il Dr che ad inizio 2016 uscirono allo scoperto ritenendo conclusa l’esperienza Accorinti, senza però raccogliere eccessivi consensi. Il Pd nei prossimi giorni si riunirà collegialmente per decidere il da farsi, mentre il capogruppo dei Dr, Nino Carreri, alcuni mesi fa annunciò: “Quando la mozione arriverà in aula gli ultimi quattro voti saranno proprio i nostri”.
Parole che però non tenevano conto dell’attuale panorama politico, con i consiglieri che si sentono delegittimati ma che non vogliono fare di Accorinti un martire da riproporre alla città in campagna elettorale.
Antonio Macauda
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