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Gettonopoli, la nota – discolpa di Zuccarello

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E’ il primo dei consiglieri indagati nell’inchiesta Gettonopoli ad aver rotto il silenzio. Santi Daniele Zuccarello ha deciso che è arrivato il momento di tirare fuori le proprie verità attraverso una lettera inviata alla stampa. Ve la riportiamo integralmente:

Sarebbe fin troppo facile e comodo per me liquidare la vicenda dicendo: la giustizia farà il suo corso, ho fiducia nella magistratura. Ma per rispetto verso chi ha creduto in me e anche verso chi mi ha avversato, per rispetto verso tutti i messinesi voglio dire alcune cose che riguardano questi 2 anni e mezzo di impegno come consigliere comunale.

Comprendo i sentimenti e le reazioni dei messinesi di fronte all’inchiesta e sono profondamente amareggiato per l’accaduto e per quanto mi vede coinvolto. Nel contempo sono determinato nel non voler dimenticare né cancellare quanto fatto in questi anni. Voglio inoltre chiarire le mie dichiarazioni in merito all’indennità di funzione, che è cosa ben diversa dal gettone di presenza. Sono anche pronto a un passo indietro, ma invito ad una riflessione. Per me parlano 2 anni e mezzo di battaglie, di giornate intere passate al Comune e nel territorio, al fianco di chiunque sia venuto da me a chiedere un supporto, per portare avanti proposte, delibere, interrogazioni. Forse mi sbaglierò, ma ho inteso il mio ruolo di consigliere comunale così, ascoltando tutti e portando in Aula la loro voce, indistintamente. Per me parlano le ispezioni che ho fatto all’Atm, all’Ato, a Messinambiente, a Casa Serena, le proposte di delibere per la Cosap, per i lidi, per la riqualificazione della Galleria, per la Tari, per l’isola pedonale, i disabili, le unioni civili, le battaglie per Metromare, per il risanamento, contro la cattiva gestione delle coop e dei rifiuti. Per me parlano tutte le sedute di consiglio comunale, la mia presenza sempre e comunque fino alla fine della seduta, intervenendo sempre e non soltanto per aprire bocca, ma nel merito e nel contenuto delle cose, anche il 31 dicembre alle 23.40 quando si votava il bilancio. Che io sia sempre stato in Aula, dall’inizio alla fine, con partecipazione e impegno civile, lo dicono i fatti. A volte ho sposato battaglie di quest’amministrazione, come quella sui tir, a volte no, ma sono stato sempre un oppositore leale e costruttivo in Aula, per quello che molti chiamano senso di responsabilità e che ho usato per dire i “no” motivati.

Oggi mi rendo conto che tutta la passione spesa dentro il Palazzo, tutto l’impegno che ho profuso per leggere le delibere, studiarle, emendarle, per arrivare ad un voto consapevole e non essere soltanto un dito che pigia il bottone, non hanno alcun valore. Se ho violato la legge o se invece ho fatto quanto era previsto dal sistema lo dirà il tempo. E su questo non ho alcun dubbio.

Ma a me preme un altro aspetto, quello del rapporto di fiducia con i miei concittadini che non ho mai inteso violare. So che queste parole saranno interpretate e sarò messo alla gogna, ma io ho fatto solo questo in 2 anni  e mezzo. Un impegno senza orari, su tutte le vertenze e le problematiche. Ho organizzato il Capodanno al Duomo e le Notti bianche in Galleria investendo di mio,  ho passato mattinate a manifestare insieme ai lavoratori di Metromare, pomeriggi interi con gli anziani di Casa Serena o negli uffici delle partecipate a chiedere le documentazioni. Mi chiedo, qual è il metro di misura per l’attività di un consigliere comunale? E’ esclusivamente quello dello stare in commissione e tutto il resto vale niente?  Voglio inoltre chiarire quanto appare dalle intercettazioni. Sono dichiarazioni che non ho fatto di nascosto o complottando, ma ho ribadito pubblicamente in diverse interviste rilasciate in quei giorni: a mio giudizio, proprio perché non si può limitare l’attività di un consigliere alle commissioni, ho chiesto al direttore generale la possibilità,così come avviene in altre comuni, di un’indennità fissa di funzione, anche minima. La mia espressione “voglio l’ indennità” non riguardava affatto il gettone di presenza. Era riferita semplicemente a questo: ritengo la mia presenza effettiva più utile nel territorio, oltre che in commissione. Oggi come allora, pubblicamente e non di nascosto, sono convinto che l’indennità di funzione, anche minima sia un metodo migliore per misurare l’impegno di un consigliere, che va ben oltre le sedute di commissione e comporterebbe, a differenza del gettone, un risparmio per il Comune. Ho chiesto al direttore generale la modifica del sistema, invece che il gettone di presenza un’indennità fissa come avviene per altri ruoli e come viene previsto in altri Comuni. Nel parlare con i giornalisti non intendevo in alcun modo dire che me ne frego delle commissioni, ma che non è quello il metodo più adatto per misurare l’impegno di un consigliere comunale. A riprova di questo c’è il fatto che sono stato tra quanti hanno sostenuto e votato a favore la proposta della Fenech.

Ecco perché metto sulla bilancia la mia effettiva e convinta e piena partecipazione in tutte le questioni vitali di questa città. Di quel lavoro, fatto insieme a tanti colleghi ed a tanti cittadini, non posso che andare fiero ed orgoglioso e di quel lavoro non intendo vergognarmi mai. L’augurio è che questa gogna che sta mettendo nello stesso calderone tutti, indipendentemente da quanto è stato fatto, possa servire ad avviare una riflessione sulle modalità di riconoscimento di una qualsiasi corresponsione, sia pur minima, a quanti alla politica nel territorio hanno dedicato la vita, esattamente come avviene per tutte le altre cariche sia amministrative che politiche. Ma queste sono riflessioni che non mi competono. A me oggi spetta il dovere di chiarire quanto accaduto e ricordare, quello che ho fatto e ho dato in questi anni.

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