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Elezioni, la Sicilia al voto tra regionali e politiche: legge elettorale e sondaggi

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È tempo di sondaggi sulle elezioni in Sicilia. Un doppio appuntamento elettorale in questo 2022, con regionali e politiche nello stesso giorno, il 25 settembre.

Spesso considerata il “laboratorio politico d’Italia”, la Sicilia è stata a lungo terra democristiana. Oggi che i partiti di massa non esistono più, come e verso chi si è spostato il consenso sulla settima isola più grande d’Europa dove vivono 5 milioni di persone? A questa domanda provano a rispondere le misurazioni sulle intenzioni di voto per l’elezione del parlamento siciliano.

La Sicilia tra astensionismo e legge elettorale regionale

Va fatta una premessa: il voto del 25 settembre rischia di essere uno dei meno partecipati nella storia d’Italia. Secondo una rilevazione dell’istituto Demopolis il 40% dei siciliani non sa che tra due settimane si voterà anche per le regionali. L’astensionismo è un fenomeno radicato nel Sud Italia, dove nel 2018 l’enorme successo del Movimento 5 Stelle segnò una rottura con il sistema politico creatosi dopo il 1994. Ma dopo questa legislatura, la forza del M5S si è ridotta anche nel Meridione e a tornare favorito è il centrodestra, lo stesso centrodestra che nel 2001 vinse tutti i collegi in Sicilia.

All’Ars, tuttavia, si gioca un’altra partita, dove a pesare potrebbe essere il sistema elettorale, diverso rispetto al Rosatellum, che invece vi avevamo spiegato in questo articolo. La legge elettorale siciliana prevede anzitutto il meccanismo delle preferenze, da segnare scrivendo il nome del candidato accanto al simbolo della lista. 62 deputati su 70 vengono eletti con il metodo di calcolo proporzionale, su base provinciale, e 1 spetta al candidato presidente arrivato secondo.

Per quanto riguarda il Presidente, vince chi ottiene la maggioranza relativa dei voti. Esiste poi il voto disgiunto, che spiegherebbe come mai alle volte i voti totali di lista siano inferiori o superiori a quelli ricevuti dal candidato alla presidenza. Infine, al listino del presidente eletto viene assegnato un premio di maggioranza di 7 seggi, fino a un massimo di 42 totali, qualora non si raggiunga il 60%.

Di seguito la ripartizione dei seggi per provincia:

  • 18 seggi a Palermo;
  • 13 seggi a Catania;
  • 8 seggi a Messina;
  • 6 seggi ad Agrigento;
  • 5 seggi a Siracusa;
  • 5 seggi a Trapani;
  • 4 seggi a Ragusa;
  • 3 seggi a Caltanissetta;
  • 2 seggi a Enna.

Gli ultimi sondaggi sulle elezioni regionali in Sicilia prima del voto del 25 settembre

I numeri degli ultimi sondaggi fotografano un quadro altamente frammentato. Se è vero, infatti, che i partiti di destra sono riusciti a rimuovere l’ostacolo di più candidature, riunendosi attorno alla figura dell’ex presidente del Senato, Renato Schifani, è altrettanto vero che a contendersi la vittoria con la coalizione uscente c’è Cateno De Luca, nel 2017 candidato proprio nelle liste dell’UdC a sostegno di Nello Musumeci e forte delle sue nove liste e del progetto Sud Chiama Nord che concorrerà anche alle politiche. L’ex sindaco di Messina potrebbe pescare tra gli elettori del centrodestra siciliano, non solo per la sua storia politica, ma anche grazie al disgiunto.

A presentarsi diviso è il centrosinistra, che in verità aveva iniziato la campagna elettorale all’insegna dell’unità con un determinato progetto chiamato “campo progressista”, un esperimento imploso dopo delle primarie che hanno incoronato Caterina Chinnici. Quest’ultima si contenderebbe la seconda piazza con l’ex Primo cittadino di Messina. A indebolire il Pd, secondo le indagini elettorali, sarebbe la presenza sulla scheda del grillino Nuccio Di Paola, che corre da solo per il Movimento 5 Stelle. A completare l’elenco dei candidati alla presidenza ci sono Gaetano Armao per Italia Viva-Azione, Eliana Esposito di Siciliani Liberi e Fabio Maggiore per Italia Sovrana e Popolare.

Il primo sondaggio di questa tornata è quello di Tecnè, che ha effettuato delle interviste dall’1 al 3 settembre, su un campione di 2.000 persone con un margine di errore del +/- 2%. Secondo questa casa di sondaggi, Renato Schifani sarebbe in testa tra il 37 e il 41%. A seguire, Caterina Chinnici (25-29%), Cateno De Luca (13-17%), Nuccio Di Paola (11-15%), Gaetano Armao (3-5%) e per concludere gli altri candidati tra il 2 e il 3%.

Percentuali simili raccolte dalla rilevazione di YouTrend per il Pd del 6 settembre, che mostra sempre il centrodestra e Schifani davanti al 35%, Chinnici stabile al 29%, Cateno De Luca in crescita al 20%, Nuccio Di Paola al 13% e Gaetano Armao fermo all’1,9%. Ma a stravolgere questi dati ci pensa Ipsos per il Corriere della Sera, che delinea uno scenario più equilibrato. All’8 settembre Ipsos posiziona Renato Schifani al primo posto con il 28,4%, ma dietro di lui non ci sarebbe più Caterina Chinnici, bensì Cateno De Luca che salirebbe al 23,5%. L’europarlamentare del Partito Democratico, sostenuta anche dalla lista Centopassi di Claudio Fava, scenderebbe così in terza piazza al 22,1%. A guadagnare sull’ex alleata sarebbe Di Paola, stimato addirittura al 19,5%, mentre Armao chiuderebbe al 4,6%.

Il recupero di Cateno De Luca non viene tuttavia misurato dall’’Istituto Demoscopico Noto Sondaggi, che in un sondaggio sulle intenzioni di voto dei siciliani per Porta a Porta (Rai 1) vedrebbe Renato Schifani con il 42% di preferenze, Caterina Chinnici al 25%, Nuccio Di Paola al 15% e l’ex Sindaco di Messina in quarta posizione con il 12%. Più staccato il Terzo Polo con Gaetano Armao al 4%.

Le ultime due settimane prima del rush finale

Dopo questa panoramica, è lecito chiedersi se i sondaggi per le elezioni regionali in Sicilia si riveleranno corretti. Nel 2017 pronosticarono un testa a testa tra Musumeci e Cancelleri, con un leggero vantaggio del primo sul secondo. Vantaggio che alla fine si attestò sui 5 punti percentuali. Ma forse bisogna abbassare le aspettative sui sondaggi e considerarli per quello che sono: nient’altro che un’istantanea – talvolta imprecisa, ma comunque fondata su principi scientifici e statistici – della realtà.

A questo si deve aggiungere anche che da domani, sabato 10 settembre, entrerà in vigore un embargo sulla pubblicazione dei sondaggi elettorali che durerà fino all’election day, il sacrosanto “silenzio” che dovrebbe aiutare l’elettore a ponderare il voto. Intanto, questi sono i rapporti di forza, ammesso che non si ribaltino nelle ultime due settimane di campagna.

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