Attraversare lo Stretto. Cambia la proposta: la flotta comunale diventa pubblica

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Al suo debutto in Giunta, una delle prime domande che i cronisti posero a Sebastiano Pino fu: «Che cosa ne è stato del progetto della flotta comunale?». Il nuovo assessore alle Politiche del Mare aveva assicurato: «Fa parte del nostro programma e lavoreremo per realizzarlo. Prima, però, bisogna creare le condizioni».

E del progetto si parla ancora ma è l’idea di flotta comunale a essere mutata per lasciare il posto a quella di flotta pubblica. A rendere concreta l’idea, nero su bianco, è la delibera di giunta numero 189 dello scorso 31 marzo. Sarà la stessa commissione tecnica che dovrà condurre alla costituzione della “Messina Multiservizi” a doversi occupare di stilare una proposta in merito alla sua realizzazione, con tanto di studio di fattibilità tecnico-economico, tenendo conto della normativa sugli aiuti dello Stato, e coinvolgendo tutti gli enti, dalla sfera locale a quella statale, che possono contribuire alla sua realizzabilità.

I numeri snocciolati dall’Autorità portuale d’altronde parlano chiaro: nel 2013, lo Stretto è stato attraversato da 789mila mezzi pesanti, un milione 563mila autovetture e quasi 7 milioni di passeggeri. Ne deriva la necessità di dare corpo a un progetto che possa finalmente agevolare le due sponde sia in termini di tempo che di continuità. A fronte di questa necessità, nel novembre 2013, infatti, 12 sindaci dell’area dello Stretto avevano indirizzato una lettera al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiedendo fermamente un intervento a garanzia della continuità territoriale, attualmente a forte rischio.

L’idea della flotta comunale era stato il cavallo di battaglia dell’attuale sindaco Renato Accorinti alle votazioni del 2013 che lo hanno investito della carica di Primo cittadino di Messina.

A tornare sotto i riflettori, in questo decisivo passaggio alla Multiservizi, anche il Pilone di Capo Peloro. La stessa commissione di cui sopra, infatti, dovrà impegnarsi a trovare le soluzioni più adatte per recuperare e valorizzare la struttura, oggi di proprietà comunale, per scopi turistici, ricreativi, ambientali e legati alla ricerca.

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