Trischitta provoca, Abbate lascia e la sfiducia si sgonfia

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“Ok, firmiamo anche noi, ma ad una condizione: se la sfiducia non passa si dimetta chi l’ha proposta”. Una provocazione forte, d’impatto, quella lanciata oggi in Aula da Forza Italia per voce di Giuseppe Trischitta. Una proposta che ha scosso ulteriormente una poltrona già traballante che nessuno vuole lasciare. Ma la dirompente esortazione di Trischitta, appoggiata da Crifò, Sottile, Vaccarino, Carmelina David e Amedeo, sia chiaro, non fa martiri ne eroi. Non si creda, infatti, che Forza Italia possa comunque uscire indenne dal comune giudizio popolare che, di quelli del “palazzaccio”, ne fa un’unica pasta: una pasta morbida, plasmabile, adattabile a tutte le poltrone.

Ma andiamo con ordine. Proponendo, nei giorni scorsi,  la mozione di sfiducia Pd e Dr cercavano compattezza all’interno dell’Aula, chiamata a pronunciarsi su un atto di cui finora si è soltanto parlato. Ma la mossa del centrosinistra, appoggiata anche da Ncd, ha invece ingarbugliato ancor di più la matassa. La fuga in avanti dei consiglieri Claudio Cardile e Antonella Russo, seguiti a ruota dai Dr, non è stata digerita da buona parte del civico consesso e l’ennesima proposta di sfiduciare la Giunta Accorinti è ormai vicina a dissolversi come una bolla di sapone. Auspicavano unità d’intenti, Pd e Dr, ma si sono invece trovati di fronte alle barricate innalzate da chi detiene la maggioranza: Forza Italia, appunto.

La provocazione a tinte azzurre è stata preceduta da un lungo sermone che lo stesso Trischitta ha rivolto ai colleghi. “C’è chi cerca popolarità sui giornali, in questo Consiglio c’è poca coerenza. Non si può bocciare il piano di riequilibrio e poi chiedere alla Giunta perché non si è ancora portato a termine, mai vista tanta falsità in Aula. La richiesta di sfiducia è una presa in giro verso i cittadini, una lotta interna del centrosinistra che coinvolge la città. Il Pd doveva essere lasciato solo in questo gioco”.

Abbate CarloLa sfiducia atto II ha anche comportato l’addio di Carlo Abbate ai Dr, comunicato  durante l’odierna seduta del Consiglio.  Un passo indietro che nasconde una chiara presa di posizione proprio sulla questione sfiducia. Abbate, da oggi al Gruppo Misto, così come avevamo anticipato ieri, non ha mai reputato opportuno staccare la spina all’amministrazione in questo preciso momento storico in cui Palazzo Zanca è alle prese con seri problemi finanziari legati alla mancata approvazione del bilancio 2015 e al grosso punto interrogativo che insiste sul piano di riequilibrio. Abbate ha lasciato il gruppo di Picciolo sottolineando la propria contrarietà alla sfiducia che aprirebbe la strada al commissariamento, bloccando di fatto il settore economico – finanziario dell’Ente. Ma dietro la sua scelta c’è anche una nota polemica contro le decisioni calate dall’alto. “Osservare rigorosamente un comando – ha spiegato Abbate – è politicamente devastante perchè il comando si fonda su qualcosa di molto preciso che contrasta con ciò che la politica vuole perseguire, un’uguaglianza reale. Se vogliamo conservare un senso per la politica allora dobbiamo invertire questa logica del comando, dobbiamo pensare una politica non come accumulazione di potere per pochi, ma come distribuzione ai molti”.

E in queste parole si cela il disaccordo verso i vertici Dr che avrebbero messo i consiglieri davanti a una drastica scelta: votare la sfiducia o abbandonare il partito. Un “dentro o fuori” che Abbate non ha evidentemente digerito.

Contro la sfiducia anche Giuseppe Santalco. “Ritengo fondamentale superare lo scoglio rappresentato dalla mancata approvazione del bilancio e dal piano di riequilibrio. Se non raggiungiamo questo obiettivo avremo gettato al vento tre anni di lavoro. Invito il Pd a ragionare su cosa si celi dietro la volontà di far cadere la Giunta, Renzi vuole mettere il cappello anche in questa provincia”.

Cardile e Russo hanno scelto la strategia del silenzio non replicando a nessun attacco. I Dr, invece,  hanno rincarato la dose. “E’ opportuno mandare via Accorinti – ha spiegato la capogruppo Elvira Amata –  lo chiedono i cittadini e le istituzioni. La cosa pubblica è finora stata gestita dal cerchio magico, senza alcun confronto. Avevamo presentato un documento già a novembre, stimolando un dialogo con amministrazione e forze politiche per lo sviluppo della città. Nessuna risposta ci è pervenuta, abbiamo sostenuto il Piano di riequilibrio e avremmo continuato a dare il nostro sostegno se solo oggi avessimo avuto davanti fatti concreti. Non c’è invece alcuna prospettiva”.

Il presidente Emilia Barrile ha poi riportato l’attenzione sui temi presenti nell’ordine del giorno. L’Aula ha dapprima approvato il riconoscimento di un debito fuori bilancio,per poi occuparsi del regolamento dell’istituzione della Denominazione Comunale (DE.CO.) per la tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici e tradizionali locali. Nel corso della discussione sono stati presentati numerosi emendamenti, che hanno richiesto ulteriori approfondimenti. Per tale ragione i lavori, compresa la discussione sul contratto di servizio Amam, sono stati aggiornati a domani.

Andrea Castorina

 

 

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