“La chirurgia vertebrale dell’anziano” al centro del Corso di formazione che si è tenuto sabato scorso nell’Aula Magna del Padiglione E dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Gaetano Martino”. Un’occasione importante per formare giovani chirurghi, provenienti da tutta la Sicilia e dalla Calabria, in merito alle tecniche che consentono di intervenire in modo poco invasivo su pazienti anziani affetti da patologie della colonna vertebrale migliorando sensibilmente la loro qualità di vita. Le patologie legate alla colonna che affliggono l’apparato muscolo scheletrico sono aumentate nel corso degli anni, complice l’allungamento della vita, il maggior benessere e la progressione della malattia degenerativa artrosica nell’anziano.
Inoltre, in Italia si calcolano 100.000 fratture osteoporotiche vertebrali all’anno con accesso ospedaliero e un numero pari alla metà di fratture misconosciute che, non adeguatamente trattate, possono causare complicazioni gravi fino ad una riduzione del 20% dell’aspettativa di vita. Queste patologie sono causa di dolore e di ridotta autonomia che, in alcuni casi, portano alla non autosufficienza.
In passato chi ne era affetto accettava le conseguenze come una condanna irreversibile. Oggi non è più così. «Una corretta formazione dei medici di medicina generale in questo campo – ha sottolineato il neurochirurgo Francesco Tomasello, presidente della Conferenza Mondiale di Neurochirurgia che si terrà a Roma nel 2015 – è indispensabile per non sottovalutare i sintomi ed iniziare i corretti percorsi diagnostici per poter avviare i pazienti precocemente presso i centri di elevata specialità in questo settore. L’obiettivo del Corso è stato quello di focalizzare l’attenzione sull’enorme potenzialità terapeutica che i recenti progressi nel campo della bioingegneria, delle pratiche anestesiologiche e delle procedure chirurgiche possono offrire.Un tempo-ha chiarito Tomasello- intervenire su pazienti anziani era complicato a causa di tempi di degenza troppo lunghi che rendevano complesso il recupero post operatorio. Oggi, invece esistono tecniche e tecnologie all’avanguardia che consentono di operare anche pazienti in età avanzata e di restituire loro un benessere fisico che un tempo sarebbe sembrato impossibile recuperare».
Ancora oggi, molti convivono con patologie invalidanti senza ricorrere alla chirurgia perché ritengono l’intervento alla colonna ad “altissimo rischio”. «È frutto di un distorto retaggio culturale. I numeri relativi agli interventi riusciti – evidenzia il Presidente – parlano chiaro in merito. Oggi esistono, anche al Policlinico nel reparto di neurochirurgia, apparecchiature utili per interventi mini-invasivi che permettono di mirare esattamente il punto nel quale si deve agire e di effettuare tac intraoperatorie. I tempi di degenza sono ridotti e i rischi operatori bassissimi anche per i pazienti più anziani. È necessario comprendere che l’impatto sociale delle malattie della colonna risulta sempre più rilevante, sia in termini di disabilità che di costo e organizzazione assistenziali, per cui intervenire è un dovere, soprattutto per restituire qualità di vita al paziente».
Il Corso, presieduto dal professor Tomasello, è stato diretto da dottor Fabio Cacciola. Tra i docenti Giuseppe Pio Nastasi, Francesca Morgante, Antonio Lasco, Marcello Longo, Salvatore Tanania, Antonio F.Germanò, Salvatore M. Cardali, Giuseppe Gambardella, Fabio Cacciola, Flavio F. Angileri, Alfredo Conti.
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