Appena conclusa una ricerca condotta dalle Università di Messina e Pavia: i cui risultati confermano che l’ascolto della musica in gruppo aumenti la coesione.
La ricerca è stata condotta nella Cattedrale di Messina, prendendo in esame un campione di 28 partecipanti, divisi in due gruppi. Nel corso di quattro serate si sono svolti dei concerti religiosi organistici, suonati dal maestro Simone Quaroni. Monsignor Letterio Gullotta, responsabile, nel periodo dello studio, dello strumento della Cattedrale, ha gentilmente messo a disposizione il maestoso organo Tamburini.
L’idea di partenza è che, sincronizzando i ritmi presenti nel corpo umano, si sincronizzino anche le componenti psicologiche e si creino così le basi per l’empatia. Infatti, la musica – come è noto – ha sempre contribuito alla creazione di legami nella collettività.
A ogni partecipante è stato dato un dispositivo mobile in grado di ottenere segnali cardiorespiratori simultaneamente da tutti i partecipanti. Sincronizzando le registrazioni attraverso segnali radio si è dimostrato che, durante l’ascolto di brani semplici, si registrassero frequenze cardiache simili fra i soggetti. All’opposto, i brani di struttura più complessa ottenevano un effetto di perdita del sincronismo.
La ricerca è stata guidata dai professori Giuseppe Vita, ordinario di Neurologia e Direttore della UOC di Neurologia e Malattie neuromuscolari del Policlinico di Messina e Luciano Bernardi, dell’Università di Pavia. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Frontiers in Physiology.
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