Dalla banca dati, al nuovo sistema di gestione dei passeggeri in transito sullo Stretto di Messina, ai migranti: il deputato alla Camera del Movimento 5 Stelle Francesco D’Uva risponde ad alcune domande sui problemi che maggiormente hanno infiammato il dibattito politico locale e nazionale dall’inizio dell’emergenza coronavirus.
Per diverse settimane lo Stretto di Messina, “porta della Sicilia”, è stato – per diverse ragioni – sotto gli occhi di tutta Italia. Oggi la situazione sembra essersi placata, dopo giorni intensi scanditi da feroci polemiche. La tanto discussa banca dati del sindaco De Luca è stata sostituita dal sistema dei Corridoi Controllati, cui oggi si è aggiunto il “visto” per i pendolari disposto dal Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
Di questo, dell’ormai imminente Fase 2 e di molto altro, abbiamo discusso con il deputato e Questore alla Camera, il messinese Francesco D’Uva, in una lunga intervista.
Dall’inizio dell’emergenza coronavirus, l’attraversamento dello Stretto di Messina è diventato uno dei temi più caldi a livello nazionale. Qual è la situazione che si registra oggi?
«Nei giorni scorsi è arrivato l’ultimo decreto del MIT. Le Istituzioni hanno dato una grande prova di sinergia. La collaborazione che ho attivato tra Ministero dei Trasporti, Assessorato regionale alla Salute e Bluferries ci ha permesso di rimettere Messina al centro della politica regionale e nazionale, togliendola da quell’isolamento frutto di scontri continui, toni insostenibili e ordinanze sbagliate. Le ultime misure disegnano uno scenario rassicurante: gratuità sull’attraversamento per il personale sanitario impegnato nell’emergenza, che potrà fruire anche dei viaggi di Bluferries finora dedicati alle merci, una corsa in più per i passeggeri e controlli a tutto tondo con il metodo dei Corridoi Controllati, da noi chiesto e ottenuto nell’interlocuzione positiva con il Viminale. Ricordo che le misure nazionali sono state emanate a partire dallo scorso 31 gennaio. Mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno sposato la causa e mi auguro che adesso anche altri maturino questo senso di collaborazione».
Con gli strumenti attualmente a disposizione, è possibile sapere quanti sono gli arrivi giornalieri in Sicilia attraverso lo Stretto di Messina?
«La situazione è costantemente monitorata. Abbiamo attenzionato, ad esempio, i flussi dei giorni successivi all’introduzione dei Corridoi Controllati, avvenuta poche ore dopo le nostre richieste. I mezzi diretti in Sicilia sono stati circa 300 complessivi nei tre giorni del weekend delle festività di Pasqua. Segnalo che la maggioranza dei passeggeri è costituita da pendolari, molti di loro impegnati nell’emergenza. Se consideriamo che l’area metropolitana dello Stretto conta circa 750mila persone e la Sicilia fa 5 milioni di abitanti, direi che i conti tornano. Non siamo in presenza di nessuna invasione di presunti “untori”, come affermato da qualcuno che ha solo puntato il dito contro tutto e tutti ed esasperato i toni, facendo leva sulle paure dei cittadini e aumentandole. Forse anche speculando politicamente».
Come anticipava, per risolvere la questione degli arrivi in Sicilia, il Movimento 5 Stelle ha proposto (ottenendo il sì di Roma) i “corridoi controllati”. Che cosa sono e come funzionano nel concreto?
«La questione era già oggetto delle misure nazionali. In fase applicativa abbiamo chiesto e ottenuto ulteriori accorgimenti, necessari in base all’evoluzione della situazione e alle unicità geografiche e infrastrutturali dello Stretto. I Corridoi Controllati permettono di creare un filo diretto tra le Forze dell’Ordine che operano sullo Stretto e le Forze dell’Ordine dei Comuni di destinazione, per uno scambio costante di tutti i dati sui flussi. A questo si aggiunge che i controlli di veridicità di tutte le autocertificazioni fornite dai passeggeri vengono eseguiti subito a tappeto».
Fino a quando rimarranno “in vigore”?
«Il nostro modello, lo ribadisco, riguarda la fase applicativa di misure già pienamente valide ed efficaci. Mi riferisco a quelle previste dai decreti nazionali emanati a partire dallo scorso 31 gennaio. Seguono quindi le normative a cui sono collegati. Aggiungo che se occorreranno altre misure o altre modalità applicative in base all’evolversi della situazione siamo pronti a intervenire di nuovo. Qui nessuno ha sfere di cristallo, bacchette magiche o tasche piene di soluzioni. Anzi, bisogna sempre diffidare di chi dice di averne, perché fa solo un danno ai cittadini. Ed è inaccettabile. Penso che invece occorra seguire gli sviluppi dei vari problemi e offrire sempre la soluzione realisticamente migliore per il bene di tutti».
Qual è la differenza tra i “corridoi controllati” ed il sistema di prenotazione online ideato dal Comune di Messina e annullato su richiesta del Ministero dell’Interno?
«Con la famosa ordinanza del sindaco De Luca si stava facendo avanti un’impostazione sbagliata, in base alla quale il primo cittadino imponeva obblighi ad altri Comuni, maneggiava la privacy dei cittadini e ne limitava le libertà, senza poterlo fare. Ok aumentare lo scambio di informazioni, ma con un sistema legittimo e soprattutto possibile. Il metodo proposto arbitrariamente dal primo cittadino di Messina non era legittimo: lo ha bocciato anche il Consiglio di Stato, che è un organo non politico. I Corridoi Controllati, come i traghetti gratis per i medici e ora anche la quinta corsa sono un sistema che rispetta leggi, Istituzioni e Costituzione. E soprattutto i diritti dei cittadini e il lavoro delle forze dell’ordine, impegnate senza sosta per la sicurezza di tutti».
La prima settimana di maggio darà il via alla tanto attesa Fase 2. Cosa succederà sullo Stretto di Messina?
«Con la Fase 2 è in atto innanzitutto un’operazione “Salvavita”. Ragioniamo così anche nell’ottica della Fase 2: la prima battaglia da vincere è quella tra la vita e la morte. A proposito, ringrazio ancora il personale sanitario, donne e uomini che lottano ogni giorno con grandi risultati e senza la pretesa di essere chiamati eroi. In appena un mese abbiamo rafforzato questo esercito con oltre 20mila assunzioni. Con la Fase 2 ci aspetta una “nuova normalità”, che sarà diversa dalla solita e avrà regole precise che permetteranno una fase di convivenza con il virus».
Messina è la porta della Sicilia, ma ci sono tante altre vie per poter arrivare sull’Isola. I corridoi controllati saranno applicati anche nei porti, nelle stazioni e negli aeroporti?
«La modalità dei Corridoi Controllati è studiata, come dicevo prima, sulle specificità dello Stretto. Quindi ci siamo concentrati sulle imbarcazioni da e per Messina. In ogni caso, durante i lavori per predisporli abbiamo ricevuto garanzie di un grado equivalente di controlli anche sugli altri mezzi di trasporto».
Il Presidente della Regione Siciliana ha puntato l’attenzione sul tema migranti. Con il decreto interministeriale del 7 aprile si dichiara che l’Italia non è attualmente “porto sicuro” e già per un gruppo di migranti è stata disposta la quarantena sulla nave Rubbettino. È questa la linea che il Governo nazionale intende attuare o ci sono anche altre proposte in fase di valutazione?
«Allo scopo di tutelare la salute pubblica, il decreto interministeriale ha deciso di limitare gli sbarchi di migranti nei porti italiani, viste le difficoltà sanitarie che sta vivendo il nostro Paese in questo periodo di emergenza. Per quanto riguarda il caso dei migranti già messi in quarantena, l’intervento è stato deciso con la collaborazione della Protezione Civile, valutando la specifica situazione: il ministero dei Trasporti ha infatti precisato in una nota che a seguito del rifiuto, da parte della Alan Kurdi, di seguire la procedura per l’accoglienza nel proprio Paese di bandiera (ossia la Germania) si è deciso lo sbarco e la messa in quarantena dei migranti. E ciò per non mettere in pericolo la vita delle persone a bordo. L’obiettivo rimane quello di evitare potenziali focolai di contagio».
Qual è, se c’è stato secondo lei, l’errore commesso nella gestione dell’attraversamento dello Stretto durante l’emergenza coronavirus?
«Il Paese si è ritrovato ad affrontare un’emergenza mai vista prima, senza una ricetta pronta per affrontarla nei tempi rapidissimi del contagio. Davanti a questa situazione non servono polemiche, ma collaborazione e azioni concrete. Proprio per questo motivo, credo che adesso sia meglio concentrarsi sulle soluzioni. Penso ad esempio ai fondi che abbiamo fatto arrivare anche a Messina per garantire la spesa a chi è più in difficoltà: 1 milione e 700mila euro. In questi giorni i cittadini stanno iniziando a toccare con mano anche gli altri tipi di aiuti economici per lavoratori, imprese e famiglie. Abbiamo sospeso il pagamento di mutui, contributi e tasse. Anche Messina ha avuto la sua parte degli 85 milioni per potenziare la didattica e dare più strumenti agli studenti meno abbienti. Siamo al lavoro sul Reddito di Emergenza, in aggiunta al Reddito di Cittadinanza che già sostiene decine di migliaia di persone a Messina e provincia. Noi lavoriamo ogni giorno per il territorio, senza farci troppa pubblicità: ecco, forse il nostro errore è proprio questo».
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