Tra un anno esatto tutta la Sicilia sarà in campagna elettorale. Le prossime elezioni regionali dovrebbero tenersi nell’autunno del 2022, alcuni mesi prima dell’appuntamento con le politiche del 2023.
Chi vincerà? Qualsiasi risposta rientrerebbe nel campo delle congetture, vista la precocità dell’argomento. Solitamente, si aspetta il giro di amministrative e l’arrivo dell’estate prima di prendere le decisioni definitive. Sull’isola cominciano però a registrarsi alcuni movimenti politici che indicheranno la via per le prossime regionali.
Musumeci, il grande favorito
A oggi c’è un grande favorito e in questo momento siede a Palazzo d’Orléans: Nello Musumeci. Il Presidente della Regione e leader del partito #DiventeràBellissima ha dichiarato che sarà in campagna elettorale, volendo puntare sull’operato svolto durante il suo primo mandato – che a suo dire resterebbe incompleto a causa della pandemia –, secondo alcune rilevazioni apprezzato da un numero sostenuto di elettori.
L’indagine annuale “Governance Poll” di Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore sull’indice di gradimento dei Presidenti di Regione pone Musumeci tra i governatori più in crescita, con un guadagno netto di 9 punti percentuali rispetto a quando è stato eletto. Non si tratterà di un pieno di consensi, ma è un dato che dà la sicurezza necessaria per chiedere la riconferma ai cittadini siciliani.
Musumeci è convinto di essere il miglior nome a disposizione della destra siciliana, ragion per cui sta insistendo sulla sua ricandidatura. Tuttavia, gli equilibri all’interno della sua coalizione si stanno evolvendo indipendentemente dalle intenzioni del governatore uscente. Forza Italia ha siglato un accordo parlamentare con Sicilia Futura, forti di un’intesa che porterà all’individuazione di candidati e liste comuni a partire dal prossimo anno. Questo patto riguarderà anche le regionali? E quale sarà l’orientamento generale verso Musumeci? Il fronte a sostegno di Musumeci è un cantiere ancora aperto.
È comunque di poche ore fa la conferma che il Nello Musumeci si ricandiderà. Dal palco della convention di #DiverteràBellissima, il Presidente della Regione ha infatti ribadito: «Musumeci è candidato, Musumeci è ricandidato. Per me il tema non esiste».
La scommessa di Cateno De Luca
Nonostante questo clima confortante, il centrodestra in Sicilia appare tutto tranne che unito. Cateno De Luca, eletto sì con la sua lista civica, ma appartenente all’universo centrista-conservatore nel quale ha militato per decenni, ha già comunicato urbi et orbi la sua intenzione di candidarsi come prossimo “Sindaco di Sicilia”.
A un anno dalle urne è caldamente consigliato non dare troppa importanza ai proclami di chi vuole sbaragliare una concorrenza che ancora, semplicemente, non c’è. Certo è che la presenza del sindaco della Città Metropolitana di Messina sulla scheda elettorale potrebbe erodere il consenso del grande favorito di cui sopra – nonché l’unico attualmente già in corsa –, con cui De Luca nutre una quasi sardonica rivalità, tra pernacchie, serenate in diretta social e interviste al vetriolo.
Lo scopo di De Luca, tuttavia, potrebbe non essere soltanto quello di sottrarre votanti a Musumeci, ma anche di espandere la propria base elettorale. Una strada in salita se non percorsa sotto l’egida di grandi forze politiche che regolano ancora gli equilibri politici regionali.
Di questo il Primo cittadino probabilmente non si preoccupa, ma premere sull’attrattiva che la sua amministrazione di Messina può esercitare al di fuori dei confini peloritani potrebbe risultare insufficiente, se il fine ultimo è quello di vincere in tutte le città, dove dovrà farsi conoscere meglio.
L’operazione della Lega in vista delle regionali in Sicilia del 2022
Il terzo e ultimo elemento di rottura che rischia di sgretolare il centrodestra è la Lega. Matteo Salvini ha investito tantissime risorse, sia economiche che umane, nella crescita del suo partito sull’isola. I risultati delle ultime europee lo hanno dimostrato: la Lega non è più quella di Bossi e dell’indipendentismo pagano, ma una formazione dal chiaro respiro nazionale, dunque anche meridionalista.
L’idea del Carroccio sarebbe adesso quella di competere con Musumeci per la presidenza della Regione. Nino Minardo sarà il candidato alle prossime elezioni e non è un caso che si tratti di un ex parlamentare di Forza Italia proveniente, appunto, dagli stessi schieramenti che tuttora compongono l’ossatura del governo regionale.
La campagna acquisti della Lega non si è infatti fermata a Minardo, entrato nel partito nel 2019. Lo scorso agosto Salvini ha accolto tre ex politici di Italia Viva: la senatrice Valeria Sudano e i deputati regionali Luca Sammartino e Giovanni Cafeo. Il progetto leghista in Sicilia non si fermerebbe dunque al successo alle regionali del 2022, ma avrebbe come obiettivo finale quello di creare una classe dirigente consolidata sul territorio che possa soppiantare quella attuale. Un compito difficile, ma non privo di visione.
Il centrosinistra in Sicilia alla ricerca del candidato giusto per le regionali 2022
A sinistra, invece, tutto tace. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle starebbero studiando l’ipotesi di presentarsi in coalizione alla prossima tornata elettorale in Sicilia. Non esiste una vera e propria alleanza organica tra i due, tuttavia il tempo per costruire non manca.
Unendo i voti di lista ottenuti nel 2017, PD e M5S raggiungono a malapena il 40%, un risultato tutt’altro che scontato stavolta, perché la politica non è una somma di percentuali. Un candidato forte potrebbe conquistare alcuni indecisi, ma il 40% sarebbe già un buon punto di partenza, soprattutto in un contesto frammentato, se si considera che nel 2012 Crocetta vinse con il 30% anche grazie alla doppia candidatura di Musumeci e Miccichè. Se non si fossero divisi, avrebbero agevolmente eguagliato il 40%.
Come sarebbe composta l’eventuale coalizione di centrosinistra in Sicilia è ancora un mistero. L’ultima volta, il Partito Democratico si è alleato con Alternativa Popolare e Sicilia Futura, mentre i 5 Stelle hanno stabilito il loro record di sempre per un’elezione regionale senza il sostegno di altre liste.
Alle ultime comunali, Pd e M5S hanno concorso insieme in diversi comuni al voto, vincendone 6, di cui 4 ai ballottaggi, con candidati comuni o comunque espressione di uno dei due partiti. Le località al voto erano troppo piccole per poter trarre una tendenza favorevole al centrosinistra, ma l’unione di tutte le sinistre e il Movimento 5 Stelle potrebbe essere la più grande minaccia alla vittoria del centrodestra in Sicilia.
Lo scenario in cui spera il centrosinistra è quindi quello già paventato da Musumeci dinnanzi alla candidatura di Minardo: un centrodestra spaccato con almeno due candidati e Cateno De Luca a disturbare il governatore uscente. C’è però una tappa fondamentale che entrambi gli schieramenti stanno aspettando prima di trarre le loro conclusioni, ovvero le elezioni comunali a Palermo in primavera.
Leoluca Orlando, di recente iscrittosi al PD e candidato alle regionali nel 2001, ha esaurito il limite dei due mandati consecutivi a Palazzo delle Aquile. Il capoluogo siciliano è destinato a tornare competitivo dopo un decennio di dominio del centrosinistra. Quanto accadrà a Palermo influirà sicuramente sull’andamento delle regionali del 2022 in Sicilia e sarà il primo, vero test elettorale che permetterà a centrodestra e centrosinistra di misurare il sentiment elettorale a due anni dalle europee.
Le due forze del centrosinistra hanno diramato una nota congiunta sulle prossime comunali del capoluogo regionale, senza ancora azzardare nomi o candidature, ma cominciando a «ragionare su un possibile percorso comune» che porti alla creazione di «un asse che potrebbe replicare le esperienze vincenti di San Cataldo, Caltagirone, Favara, Lentini che si aggiungono a quella di Termini Imerese di un anno fa».
Intanto, c’è un outsider che potrebbe mettere tutti d’accordo: Claudio Fava. Il parlamentare di Articolo 1, già candidato nel 2017 con la lista “Cento Passi”, è stato accusato da Nello Musumeci di aver già iniziato la campagna elettorale, quanto basta, secondo il Presidente della Regione, per dimettersi dalla Commissione regionale antimafia di cui Fava è presidente. Potrebbe essere lui il jolly di PD e M5S, ma, contrariamente a quanto anticipato da Musumeci, la campagna elettorale non è ancora cominciata e la ricerca del nome del prossimo candidato presidente del centrosinistra potrebbe andare avanti a lungo.
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