Strappa le dimissioni in diretta Facebook: Cateno De Luca rimane sindaco di Messina. Le dimissioni sarebbero diventate esecutive alle 23:59 di giovedì 4 febbraio, ma il primo cittadino le ha stracciate un minuto prima della scadenza dei termini.
«Si chiude questa fase. Cosa si apre ora? Si apre una nuova fase, anche perché io le mani sulla città a Musumeci non gliele faccio mettere. Ma non voglio avere a che fare più con questo Consiglio Comunale. Quando vogliono presentare una mozione di sfiducia la presentino. Io la città la devo portare fuori dalla pandemia».
Cateno De Luca annuncia che passerà le sue deleghe al vicesindaco, Carlotta Previti e all’assessore Dafne Musolino. «Non metterò più piede in Consiglio Comunale fino a quando sarà presieduto da Claudio Cardile e fino a quando non toglieranno la vergognosa modalità dell’astensione». Poi un commento alla seduta del Consiglio Comunale di giovedì: «Uno spettacolo indecoroso, sono riuscito a farli uscire al naturale. Ci speravo, per far capire alla città di che pasta è fatta una parte di Consiglieri comunali. Sfiduciatemi, volete andare alle elezioni? Sfiduciatemi».
Vietato l’accesso agli asini voltanti
Cateno De Luca ha concluso la diretta attaccando alla porta del suo ufficio un cartello con la scritta: “Vietato l’accesso agli asini volanti”, spiegando che ora la sua porta sarà aperta soltanto per i consiglieri che hanno votato SI alla mozione proposta da Nello Pergolizzi, ovvero, Nello Pergolizzi, Francesco Cipolla, Serena Giannetto, Salvatore Serra ed Alessandro De Leo. «A loro devo dire grazie, per loro questa porta è aperta. Per gli altri, mi dispiace».
Ma ripercorriamo tutta la diretta fiume di Cateno De Luca dall’inizio.
Una bottiglia di spumante e sei bicchieri con sopra le etichette che riportano le scritte: Deputati nazionali, Nello Musumeci, Consorterie, Una parte della città, Deputati regionali (tranne Danilo lo Giudice), Ruggero Razza. E’ iniziata così la lunga diretta in cui Cateno De Luca ha strappato le sue dimissioni da sindaco di Messina. Non prima, però, di aver ripercorso questi due anni e mezzo da primo cittadino. «Bisogna partire dalla storia perché non consento a nessuno di strumentalizzare la mia irreversibile decisione».
L’elezione di De Luca e gli scontri col Consiglio Comunale
«Il 24 giugno del 2018 i messinesi hanno scelto di affidarmi il governo della città con il programma “Messina bella e protagonista”. Gli altri candidati a Primo Cittadino hanno visto eletti i propri rappresentanti in Consiglio Comunale. Tale circostanza non mi ha affatto scoraggiato perché ho ritenuto di avere a che fare con uomini e donne di buona volontà, che al di là dell’appartenenza politica avrebbero accettato la chiara e netta volontà della città di affidarsi alla mia esperienza politico-amministrativa. Ho sempre ritenuto che il perseguimento del bene comune non sarebbe mai stato messo in discussione dalla dialettica Giunta/Consiglio Comunale, nel rispetto dei ruoli che assegna alla Giunta il potere di governare ed al Consiglio Comunale il dovere/diritto di indirizzare e controllare le attività dell’amministrazione. Per tali ragioni, nonostante una vittoria elettorale a metà, non abbiamo rinunciato in questi anni a governare la città, ricercando il dialogo giorno per giorno e atto per atto, senza rinunciare ai punti strategici del programma elettorale scelto dai messinesi con la mia elezione a sindaco.
La mia preoccupazione non era quella di non avere abbastanza forza per resistere alle provocazioni del Consiglio Comunale, che non ha avuto la capacità di formulare in aula alternative attuabili. La prima preoccupazione non era e non è perdere consenso a causa di scelte di discontinuità che ho dovuto fare per far tornare Messina “bella, produttiva e protagonista”.
Il mio senso di responsabilità mi ha imposto fortemente, nonostante fossi preoccupato, di reagire, di andare avanti perché la città non meritava di subire le conseguenze della mia vittoria di Pirro – essendosi verificato per la prima volta in Italia il caso di un sindaco eletto senza alcun consigliere. Ma al cospetto dell’irreversibile baratro sociale e finanziario che poteva derivare da una paralisi dovuta al cortocircuito tra Giunta e Consiglio, ho cercato di governare questa comunità con quei provvedimenti che la città si aspettava da quasi 10 anni».
Le dimissioni da deputato regionale
«Voglio ricordare a me stesso che per fare il sindaco di Messina il 21 ottobre 2018 mi sono dimesso da deputato regionale, dopo attacchi terribili dal Pd e dai 5 Stelle: tutti personaggi che per costringermi alle dimissioni (io volevo tirare un altro mese) e coltivare la caccia all’uomo, hanno messo in difficoltà il Presidente del Parlamento siciliano, al quale io ho rivolto la lettera di dimissioni. È subentrato al mio posto Danilo Lo Giudice».
La lotta interna a Palazzo Zanca
«Non ho difficoltà ad ammettere che la mia visione da osservatore esterno di Palazzo Zanca non era del tutto corretta. Di tutto mi sarei aspettato tranne che una classe burocratica scadente che ha agito senza scrupoli. Ma siamo riusciti ad individuare dirigenti e funzionari di buona volontà. Abbiamo definito una squadra d’emergenza per la riorganizzazione del Palazzo municipale e di tutte le partecipate, lavorando incessantemente, in conflitto con parte dei loro colleghi che non comprendevano perché si collaborava con questa amministrazione.
Dobbiamo aggiungere la pressione che abbiamo subito appena ci siamo insediati. Affiancarmi di uomini e donne che non avevano esperienze nella Giunta o nel Consiglio Comunale è stata una scelta di rottura con il passato. Ci siamo messi subito a lavorare, avevamo notato che il Palazzo era sezionato. Non è stato facile far capire che dovevano dare conto del loro operato. Rari i dirigenti che avevano a cuore la sorte della città. Il Comune di Messina e il suo sistema delle partecipate era stato ridotto ad uno “stipendificio”. In merito voglio solo ricordare che una delle azioni che abbiamo portato avanti è stato il recupero di 8 milioni di euro di indennità di risultato non erogata ai dirigenti. Il recupero di 30 milioni di euro sull’indennità di produttività erogata negli ultimi 10 anni in violazione di legge. Quindi volete che io sia amato in questo Palazzo? Nessuno al mio posto sarebbe stato amato.
Io e i miei assessori siamo uomini e donne liberi e ci abbiamo messo la faccia. Non abbiamo consentito a nessuno di esercitare pressioni, perché il nostro comportamento è stato improntato alla massima trasparenza. Di tutto ciò che abbiamo fatto siamo i responsabili e quando qualcosa non è andata come doveva andare la responsabilità è stata mia, perché sono io che ha scelto gli assessori. Colpa e merito mio tutto quello che è successo in questi anni. Grazie a tutti i funzionari di Palazzo Zanca e Palazzo dei Leoni e anche ai dirigenti che hanno accettato la sfida. Il buon governo è un’azione contagiosa ma nessuno può mettere in discussione che la città non ha avuto un vero sindaco in questi anni».
Tutte le dimissioni di Cateno De Luca
Durante la diretta il sindaco ha ricordato tutte le volte in cui ha minacciato di dimettersi. In particolare l’attenzione è stata concentrata su quelle presentate la mattina del 28 settembre 2018. Dopo una lunga e infruttuosa seduta in Consiglio Comunale, De Luca aveva condiviso sui social la propria lettera di dimissioni che avrebbe avuto effetto a far data dall’8 ottobre. Le dimissioni, in questo caso, sono state revocate solo dopo la votazione favorevole al Salva Messina. «Mi sono dimesso per incassare il Salva Messina e l’ho ottenuto», ha dichiarato De Luca.
«Ho resistito ma non avete idea dei chiodi che mi hanno fatto. A me si dice che non sono l’uomo del dialogo. Quando qualcuno si permette di minimizzare le mie dimissioni deve ricordarsi la storia.
Non ho fatto niente a caso. Arriviamo al Cambio di Passo che nasce nel gennaio 2020. Fu la seconda fase di scontro con il Consiglio comunale. Ma in quel Cambio di Passo erano necessarie alcune cose fondamentali, come le modifiche regolamentari che non avevamo ottenuto a settembre 2018 e che avevano consentito a una parte del Consiglio Comunale di non prendersi le proprie responsabilità. Il voto di astensione che viene computato come voto negativo nel consiglio comunale. Questo ha consentito di avere tanti Consiglieri che non hanno avuto il coraggio di dire SI e sono stati vigliacchi nel non dire NO. Abbiamo preteso che venisse tolta questa porcherie ma questa delibera in Consiglio Comunale non è arrivata mai. Al Cambio di Passo siamo arrivati perché ho detto “mi dimetto” ed ecco che si è approvato».
Poi, il sindaco ha ricordato la mozione di sfiducia presentata tempo dal Capogruppo del Movimento 5 Stelle: «La mozione di sfiducia porta alla decadenza del Consiglio Comunale e del sindaco. La mozione fatta rimase con una sola firma, quella del Consigliere Argento. Nemmeno i suoi compagni di partito hanno firmato».
«Rottura irreversibile con il Consiglio Comunale»
Quella con il Consiglio Comunale è per De Luca una “rottura irreversibile”: «Hanno deciso che la città doveva morire ormai a seguito delle disfunzioni criminali dell’Asp. Lo abbiamo dimostrato scientificamente. Ecco da cosa nasce questo scontro. Nasce perché chi tocca la sanità “muore”. Nessun deputato nazionale e regionale (tranne Danilo Lo Giudice) si è speso per difendere Messina dalle grinfie del vertice dell’ASP di Messina, col risultato che abbiamo fatto soffrire migliaia di cittadini nelle loro abitazioni, accompagnati dal virus e dai rifiuti non ritirati.
E che fa il Consiglio Comunale? Non ha pensato di riunirsi e prendere una decisione di condanna di questa situazione. Sabato 16 gennaio il Consiglio non si è riuscito a riunire perché non c’era il numero legale. Non si sono dimostrati liberi e hanno agito per paralizzare l’azione del sindaco De Luca. Mi sono preso la responsabilità, logorato da un Consiglio Comunale che non ha proferito un minimo di solidarietà quando sono arrivate le minacce alla mia persona. Nessun consigliere ha manifestato pubblicamente solidarietà come organo. Questo comportamento mi ha indebolito ed ecco che siamo arrivati alle mie dimissioni del 15 gennaio scorso. Con una plateale presa di posizione, è scolpita non questa dimissione il mio NON CI STO PIU’».
E qui, il collegamento si è interrotto, quasi come fosse il cliffhanger finale di una puntata di Lost.
Il caso dell’Asp di Messina
La diretta è ripresa alle ore 23:00 sulle note della canzone “The show must go on” dei Queen e con il “brindisi alle dimissioni”. Cateno De Luca, infatti, ha spiegato le motivazioni della presenza di ogni singolo bicchiere presente sul suo tavolo.
«Nello Musumeci ha già pronto il nome del commissario che deve arrivare a Messina. Poi c’è il suo fido scudiero Ruggero Razza. Lui ha lavorato molto e male».
Il riferimento è chiaro. Cateno De Luca si riferisce alla mancata sostituzione dei vertici dell’Asp Messina, nonostante, secondo, l’ex primo cittadino, ci fossero tutte le condizioni per farlo. «Quando ricorrono gravi motivi, il Presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale alla Sanità, previo parere consultivo della commissione legislativa dell’Assemblea regionale Siciliana – Servizi sociali e sanitari – dispongono la decadenza del direttore generale. Nel frattempo che si svolge questa procedura, c’è il comma 7, che prevede l’istituto della sospensione» spiega.
Le dimissioni di Cateno De Luca
E alla fine si arriva alla firma delle dimissioni, lo scorso 15 gennaio.
«Perchè sono arrivate le mie dimissioni? Perché ho capito che si stava lanciando un’operazione per rompermi le gambe. Ero isolato, il Consiglio Comunale è stato a questo sporco gioco e per De Luca parte l’operazione di isolamento. Si sono interrotte le dirette in tv, ci sono state le reazioni del Consiglio Comunale. A un certo punto siamo stati richiamati per la vicenda che riguarda gli sciatori. Questo per farvi capire le pressioni che quest’uomo ha ricevuto».
Il terzo bicchiere che Cateno De Luca riempie è quello che porta sopra l’etichetta “Consorterie”, poi è il turno di quelli dedicati ai deputati regionali e nazionali. Per ultimo il bicchiere dedicato ad una parte della città.
Manca il bicchiere del Consiglio Comunale. Ma Cateno De Luca spiega il perché. «I Consiglieri non vogliono andare a votare. Se avessero voluto farlo, avrebbero firmato la mozione di sfiducia di Argento».
Cateno De Luca strappa le dimissioni
«Per il Consiglio comunale non sono più sindaco. Ma in questo momento sono collegati che si chiedono: “Stiamo davvero andando alle elezioni?”. Io mi sono dimesso il 15 di gennaio e questa era la situazione epidemiologica: prendo la città con un picco di contagiati. Guardate il dato di oggi (mostra un grafico in cui si vede chiaramente una discesa dei positivi al coronavirus a Messina). Ho fatto un’ordinanza l’11 gennaio, che ho dovuto revocare e mettere sul tavolo le dimissioni, dicendo alla città: rispettate la super zona rossa. Ecco il risultato».
Cateno De Luca strappa le dimissioni e rimane sindaco di Messina.
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Praticamente la versione teatrale e zalla di Renzi