“L’Università di Messina tra presente e futuro”. È il titolo del partecipato incontro/confronto tra i candidati a Rettore e il sindacato organizzato dalla Cgil di Messina insieme alla FLC provinciale, la categoria della Cgil che segue il settore università e ricerca, che si è svolto questa mattina nell’Aula Cannizzaro del plesso centrale dell’Università.
L’incontro voluto per ascoltare le idee e le proposte dei candidati ma anche per presentare loro l’analisi della Cgil sulla condizione dell’Università e sulle ricette del sindacato, è stato presieduto dal segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano che ha sottolineato il ruolo e l’importanza dell’Ateneo nella ripresa economica e occupazionale: “C’è un destino comune per la città e la sua università- ha osservato Oceano- . Eppure proprio l’Università dovrebbe svolgere un ruolo determinante nella crescita economica dell’area dello Stretto dove insistono due università e tre CNR che dovrebbero dare impulso alla ricerca e alle attività vocate del territorio: dalle energie rinnovabili allo stoccaggio energetico, alla ricerca sulle tecnologie e i saperi per la messa in sicurezza del territorio fino alle filiere delle produzioni tipiche che si intrecciano con un nuovo e più efficiente modo di fare turismo”.
Il dibattito è stato introdotto dall’analisi della segretaria generale della FLC, Graziamaria Pistorino, che ha osservato: “La CGIL e la FLC CGIL di Messina ritengono che il rinnovo della carica di Rettore dell’Università di Messina rappresenti uno snodo importante non solo per l’Ateneo, ma per l’intera città di Messina. In questi anni abbiamo assistito ad una sostanziale assenza del fermento culturale tipico di una città universitaria, della creazione di reti, di sinergie istituzionali, di collaborazioni con il mondo sociale, culturale ed imprenditoriale. Negli anni più difficili della recente crisi economica, il rilancio socio economico di Messina deve passare, anche attraverso il supporto di conoscenza e ricerca che può e deve essere rappresentato dalla presenza di una delle più antiche università del nostro paese”.
Efficaci per disegnare le condizioni dell’Ateneo messinese i dati citati. Sul territorio siciliano, di fronte ad una sostanziale parità di situazioni di contesto, l’Università di Messina ha visto il suo FFO (Fondo Finanziamento Ordinario) 2012 ulteriormente tagliato rispetto al 2011 di Euro 2.725.463 (pari all’1,73%), mentre l’Università di Palermo ha visto crescere il suo FFO 2012 di Euro 864.281 (pari allo 0,40%) e Catania sostanzialmente stabile con un più Euro 117.896 (pari allo 0,07%).Facendo un raffronto tra l’FFO 2008 e quello 2012, l’Università di Messina è quella che subisce la maggiore decurtazione pari a -15,69%, mentre Palermo ha un taglio del 13,88% e Catania del 12,38% a fronte di un taglio nazionale del 10,90%.
Sul versante studenti le cose non vanno meglio. A Messina, a fronte di un dato di attrattività territoriale e dei talenti piuttosto positivo (13° posto con il 24,4 % di iscritti con voto magg. o uguale a 90, PA 24%, CT 30% e 24° per il 26,6 % di studenti fuori sede, PA 0,06%, CT 1,1%), il nostro ateneo raggiunge il 39° posto sulle 58 università italiane con una dispersione al 17,5% al secondo anno, PA 12,1%, CT 16,4%. Inoltre circa il rapporto con gli studenti e il territorio , la Cgil ricorda che il tasso di occupazione a tre anni dal titolo è per l’Università di Messina pari al 51,4%, collocando il locale Ateneo al 55° posto su 58 tra le Università statali (dati 2010).
Sei i punti centrali toccati dall’analisi del sindacato: Tagli al Fondo di Finanziamento ordinario che hanno visto Messina penalizzata rispetto agli altri Atenei nazionali e regionali; dati statistici relativi alla valutazione dell’attività di ricerca collocano l’Università di Messina al 53° posto su 58 tra le Università statali per quanto riguarda la disponibilità di fondi, al 57° posto per quota di docenti che hanno partecipato con successo a bandi Prin e Firb; diritto allo studio: di fronte ad un calo di iscrizioni paria a 58 mila studenti in dieci anni (il 17% in meno), per il 2013 sono a disposizione degli atenei 150 milioni di euro che crollano a 20 milioni nel 2014; il rapporto tra Università e Policlinico; le altalenanti Relazioni sindacali che la Cgil vorrebbe ora più fluide e continue con una maggiore trasparenza degli atti con l’adozione di un Protocollo di relazioni sindacali che ampli le materie oggetto di informazione, concertazione e confronto; l’organizzazione e la motivazione del personale docente e amministrativo; il ruolo della Fondazione.
“E’ possibile rilanciare la qualità didattica e formativa di questo Ateneo, contando su risorse umane e strutturali adeguate ad una grande Università e soprattutto adeguate ad un contesto sociale e territoriale ampio, che parte dall’area dello Stretto e si estende al bacino del Mediterraneo come luogo di incontro tra l’Africa e l’Europa? – ha chiesto il segretario della Flc, Franco Di Renzo-. Noi crediamo che questa sfida sia alla portata dell’Università degli Studi di Messina, ma solo se l’Ateneo sceglierà di esercitare, senza infingimenti, una discontinuità nell’indirizzo politico che lo ha caratterizzato nella sua storia recente” .
L’incontro è stato concluso dal segretario generale della FLC Mimmo Pantaleo.
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