Reset scrive a Messina: “Cambiare si può”. E chiede al Prefetto un Protocollo di Legalità

Pubblicato il alle

12' min di lettura

reset2buonaE’ lunga la lettera aperta di Reset, il movimento cittadino. Lunga ma scuote gli animi di chi ha coscienza. Scritta con l’intento di risvegliare l’orgoglio negli abitanti di un città che ha Storia dietro di sè. Scritta per ricordare cosa era e da chi è stata fatta Messina. Per dire che… “se si vuole si può”.
Invito ai lettori: Sedetevi e leggetela. Per intero.

“Da più di un anno e mezzo, ormai, lavoriamo al progetto di quella che abbiamo definito “La Città Possibile”.Lo facciamo, utilizzando il solo modo che conosciamo: studiare, sudare e sgobbare per trovare le risposte giuste ai problemi drammatici che viviamo quotidianamente tutti Noi Messinesi, per fare di Messina una Città normale. Abbiamo scelto una strada ed un metodo che bandissero quelli attuali, fallimentari, che paghiamo ogni giorno. Credevamo, all’inizio, che sarebbe stato sufficiente dimostrare ai nostri concittadini che esisteva un gruppo di persone, distante dai partiti e dai loro metodi, per dare alla Città, a noi stessi e a quelli che sono rimasti ed hanno creduto in Messina, una speranza, un’opportunità. Avevamo sentito, come tutti d’altronde, quanto letame sia associato a chi fa politica, quanto sia “normale” la compravendita dei voti, quanto “logico” utilizzare i bisogni dei cittadini per ottenere consenso. Credevamo, noi, che molto fosse frutto di luoghi comuni, di dicerie. Poi abbiamo capito, purtroppo ed invece, che un “sistema”, soprattutto se malato come il nostro, tende ad autoconservarsi e che non sono solo alcune parti della nostra società ad essere responsabili di tale sistema ma lo siamo, certo in misura diversa, un po’ tutti. Nessuno, insomma, può tirarsi fuori. Tutti abbiamo accettato logiche assurde, irragionevoli, quasi mai legate all’interesse comune e oggi ci lamentiamo.
In sintesi: “Fa tutto schifo, sono tutti uguali e l’importante è comunque risolvere il mio problema”. Eccolo il limite, l’errore: “Non essere interessati a risolvere il problema ma semmai il proprio problema”. L’incapacità di “fare sistema”, la scelta di non occuparsi delle cose che non vanno, a meno che non siano le proprie, scegliere di non combattere certe “logiche” è grave, alla fine, tanto quanto i danni causati da chi cerca, cinicamente e scientificamente, di utilizzare il bisogno di una città in ginocchio per gli interessi di pochi. Quando eravamo piccoli, a Messina e non a Parigi, se qualcuno rubava o imbrogliava era emarginato dalla vita sociale.
L’etica e la morale non erano patrimonio dei “fessi” ma regole non scritte di una comunità che sapeva discernere tra bene e male, tra interesse personale ed interesse comune.
Se quaranta anni fa avessimo assistito solo ad un centesimo delle vertenze, delle incompiute, dell’incompetenza e degli scandali ai quali abbiamo assistito passivamente solo negli ultimi otto mesi, la Città e tutti i messinesi si sarebbero certamente ribellati.
In molti non conoscono però la storia gloriosa di una Città capace di riprendersi da tre catastrofici terremoti, dalla Prima Guerra Mondiale e dai bombardamenti della Seconda.
Una storia che ci racconta di un popolo fiero capace di reagire a situazioni e soprusi ben più gravi di quelli che ci troviamo ad affrontare oggi.
Questi ultimi quarant’anni hanno, secondo noi però solo apparentemente, messo una pietra tombale sulla messinesità.
Anche sulla Sua ultima versione, quella che si ritrovava e riconosceva nella squadra di calcio.
Bene, anche quella hanno “ammazzato”.
Anche l’anima hanno “ammazzato” e noi, Noi Messinesi, glielo abbiamo consentito disinteressandoci del nostro futuro e delegando ad un sistema autoreferenziale ed una politica interessata a tutto fuorché alle persone.
Ci chiediamo. Qualcuno crede che la depressione e le difficoltà di questo periodo storico siano superiori a quelle dei nostri Avi all’indomani del Terremoto del 1908?
Qualcuno davvero pensa che dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale i Messinesi si siano lasciati andare?
Il dopoguerra ci regalò, solo per citarne alcune, realtà importanti come l’O.S.P.E., l’Accademia della Scocca, il Festival Internazionale del Cinema ed una vitalità intellettuale e culturale che in tantissimi ci invidiavano e che moltissimi giovani messinesi neanche conoscono. Facciamo, oggi, riferimento a tali eventi, in maniera assolutamente superficiale e poco rispettosa dell’importanza clamorosa degli stessi, non certo per cominciare l’ormai solito esercizio nostalgico del ricordo. Lo facciamo, invece, perché crediamo, noi di Reset!, che la storia millenaria di Messina non sia stata annullata da quaranta anni di follia e che quaranta anni siano davvero un intervallo infinitesimo in un arco di tempo così ampio.
Lo facciamo perché crediamo nella Città e nei Messinesi.
Lo facciamo perché siamo certi che le persone perbene siano di più di quelle che hanno messo in ginocchio la Città.
Lo facciamo perché vogliamo associarci a nostri concittadini che come noi credono che si possa cambiare e che non sono più disposti a chiedere una raccomandazione ad una loggia massonica o ad un “padrino politico”, come ci racconta candidamente in un “incredibile” video il Sovrintendente del Teatro Vittorio Emanuele.
Lo facciamo perché crediamo che qualcuno debba finalmente occuparsi dei problemi, andando al di là dei proclami e degli slogan, comprendendone la complessità ed individuando, attraverso il contributo di competenze adeguate, le risposte giuste.
Lo facciamo perché crediamo che le regole della politica non siano quelle scritte e subite negli ultimi decenni ma quelle che ereditiamo da Pericle ed Aristotele, quelle nelle quali le parole etica e morale sono parole che non farebbero sorridere nessuno, neanche ai giorni nostri.
Lo facciamo perché ci spaventa chi si lamenta senza andare oltre la critica poiché non ci da garanzie per il nostro futuro e per quello delle persone a cui teniamo.
Lo facciamo perché ci siamo stancati di sentire dire che non si possa cambiare e dimostreremo anche ai più scettici che lo faremo, assieme a quelli che scettici, hanno capito, non possono più permettere di esserlo.
Lo facciamo ma non siamo interessati alla demagogia, non siamo interessati a garantire posti di lavoro in cambio di consensi (voti), non siamo interessati a dire ciò che le persone vorrebbero sentirsi dire perché sarà dura, sarà durissima, rimettere in piedi la Città e costruire una nuova economia sostenibile e solidale in poco tempo.
Sappiamo, però, che questo potremo farlo solo assieme a chi crede come noi nel cambiamento ed è pronto a scommettere su “un’altra cosa”.
Le persone perbene possono finalmente dimostrare ai politicanti di turno che Messina ed i Messinesi non hanno dimenticato la propria storia e che sono in grado di dare democraticamente a questi “signori” una lezione che non scorderanno per tanto tempo.
Partecipare, proporre, votare ed esigere i propri diritti ci consentirà di riprenderci democraticamente, ciò che sempre democraticamente ma sbagliando gli abbiamo consegnato, il nostro futuro ed il potere di determinarlo.
Quel potere usato per creare precariato, per lasciare le vertenze aperte e tenere le “persone”, perché siamo persone, appese al fine di controllarne il consenso e quindi il voto.
Nulla di casuale, dunque, semmai scientifico e cinico.

Ieri abbiamo assistito all’ennesima, e purtroppo sappiamo che non sarà l’ultima, vertenza di lavoratori che reclamavano con dignità e forza il proprio diritto al lavoro.
Lo hanno fatto, però, comprendendo finalmente che il problema non sono le vertenze, che il problema non è solo il loro, o di quelli di turno ma che il vero nodo è proprio il diritto al lavoro.
Abbiamo assistito a qualcosa di nuovo, ad un vero “spettacolo” che ci fa credere che qualcosa sia cambiato, che altra gente abbia scelto, come noi, di cambiare.
Li ringraziamo, noi di reset!, e per tale ragione abbiamo scritto questa lettera aperta alla Città, per tale ragione la frase scritta sulle magliette dei lavoratori della “Triscele” è un punto di partenza ed un segnale di una comunità che ha finalmente deciso di voltare pagina.
La scritta recitava: “Basta vertenze, solo lavoro, Messina svegliati”.
Ci permettiamo di proporre una piccola, ma probabilmente sostanziale, modifica: Basta vertenze, solo lavoro. Messinesi svegliamoci, tutti! Includersi tutti è un’assunzione di responsabilità ed al contempo un impegno deciso a non utilizzare mai più strumenti e metodi che sono risultati fallimentari, almeno per Messina e quasi tutti i Messinesi.
Intanto però mentre tutti gli altri si sveglieranno, e magari condivideranno questo approccio, reset, per non fare demagogia, è interessato a condividere un percorso ed un progetto, davvero alternativo ai partiti, solo con quelli che:
credono che sia venuto il momento di cambiare le regole e che sia possibile farlo adesso;
sono stanchi di lamentarsi e vogliono occuparsi in prima persona del proprio futuro senza delegarlo ad altri, neanche a noi;
sono stati ai margini perché nauseati ma hanno capito che non partecipare e non andare a votare torna utile ed avvantaggia proprio chi li ha allontanati dalla politica;
condividono che il sistema che ci ha portato a questo punto è fallimentare e che le promesse che i politicanti di turno faranno sono solo strumenti per ottenere consenso poiché questi “signori” non hanno alcun interesse a liberare dal bisogno i cittadini, lavoratori e non;
condividono che, indipendentemente dalle responsabilità penali, lo scandalo legato all’utilizzo vergognoso dei fondi regionali della formazione in Sicilia, che ha coinvolto i partiti dall’estrema destra alla sinistra, è una de-formazione della democrazia e dei poteri della politica, almeno di quella legata ai valori a cui ci ispiriamo;
condividono, viste anche le recenti denuncie sugli organi di stampa, che vada attenzionata la mancanza di trasparenza e chiarezza rilevata anche in competizioni elettorali di parte, come quelle svoltesi a Messina negli ultimi mesi;
saranno disposti a denunciare chiunque tenti di influenzare il voto attraverso metodi illegali.
E’ venuto il momento che le persone perbene riescano a mettersi assieme e noi lavoriamo per questo.
In tal senso ci sentiamo garantiti dalla sola nota positiva che la Città ha registrato negli ultimi mesi, a parte le dimissioni dell’ex Sindaco, con l’arrivo di un Prefetto che ha già dimostrato di essere super partes e di avere a cuore esclusivamente gli interessi della Città.
Il Prefetto, S.E. Stefano Trotta, ci pare una persona pratica ed autorevole, senza dubbio un punto di riferimento di chi esige che le prossime competizioni elettorali e la gestione delle vertenze lavorative siano trasparenti e che nessuna pressione possa in alcun modo modificare o influenzare la volontà popolare di cambiamento.
Noi parleremo a tutti i messinesi e gli spiegheremo, con le soluzioni e senza false promesse, come cambieremo assieme la Città, le istituzioni faranno il resto.
Chiediamo, quindi ed in tal senso, a S.E. il Prefetto un incontro formale per sottoporGli la redazione di un protocollo di legalità che vorremmo condividere con la Città e del quale, ne siamo certi Lui diverrà garante.
Qualcosa è cambiato.

(52)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.