Occupazione del Teatro in Fiera. Per Reset e Sel, un segno di vitalità e rinascita

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Sel esprime solidarietà e soddisfazione per l’azione di occupazione del Teatro in Fiera. Così scrive Sofia Martino, nuova portavoce cittadina del partito: «La cittadella fieristica è uno spazio culturale e sociale preziosissimo che, lasciato al degrado dalle amministrazioni susseguitesi a Messina , è divenuto metafora del degrado in cui, ormai, da troppo tempo, versa la nostra città. Riprendersi gli spazi e farli rivivere può essere il primo passo per riprendersi la città; noi saremo al vostro fianco».

«Per ciò che riguarda la specifica situazione degli spazi della fiera — ha concluso Martino — Sel sosterrà tutte le ipotesi politiche e giuridiche che tutelino la natura di bene comune dell’area e la sottraggano a progetti di natura privatistica e speculativa. Ci sembra molto interessante la proposta di restituzione al comune di Messina della cittadella fieristica da parte dell’autorità portuale e di un bando popolare per affidarlo in comodato d’uso alle realtà artistiche e culturali che la stanno riportando in vita». Anche Reset si dichiara a favore degli intenti e dello spirito che hanno guidato l’iniziativa di occupazione del Teatro in Fiera. Un momento che coglie il fermento di una città che ancora reagisce e si batte per riappropriarsi di quelli che sono i propri spazi vitali. «Il “Teatro in Fiera” è solo il simbolo di una Messina, che qualcuno credeva o sperava cancellata da 40 anni di malgoverno e malcostume, — rimarcano da Reset — che ha deciso di risvegliarsi dal torpore recuperando la propria anima. Non è un caso che questa iniziativa parta dal un luogo di cultura di eccezionale qualità, posto sulla parte più pregiata dell’affaccio a mare e di quella risorsa, da troppo tempo negata ai messinesi: il mare». Solidarietà di Reset anche per i 41 dipendenti della Triscele che, dopo 90 anni, chiude definitivamente i battenti lasciando senza lavoro gli operai. Così il movimento chiede che venga immediatamente revocata ai Faranda la delibera che rendeva edificabile l’area che fu della fabbrica di birra. «Tale cambio di destinazione urbanistica — intervengono — era subordinato al mantenimento dell’attività e dei livelli occupazionali».

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