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“No all’Europa ma a questa Europa”: dibattito della Nuova Destra

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dibattito Nuova Destra“Non siamo contrari all’Europa ma a questa Europa”. Potrebbe sintetizzarsi così lo spirito degli interventi dei protagonisti dell’incontro-dibattito dal titolo “L’euro e i trattati commerciali. Dagli euroscettici ai no-euro”, organizzato dalla Federazione Nuova Destra di Messina al Royal Palace Hotel.

A spiegare al folto pubblico in sala le rispettive posizioni, Francesco Rizzo, candidato di Fratelli d’Italia-An alle europee del prossimo 25 maggio nella circoscrizione Isole; Fabio Granata, fondatore di Green Italia, candidato nelle circoscrizioni Sud e Isole, nella quale è capolista; Giovanni Pino, esponente milazzese di spicco di Forza Italia. Rispetto a quanto preannunciato, hanno dovuto dare forfait l’azzurro Gianfranco Miccichè e la leghista Angela Maraventano. Un caso a parte, l’assenza di Francesco D’Uva e di qualunque altro esponente del Movimento 5 stelle, come spiegato in apertura dei lavori dal moderatore dell’evento, Antonio Arena, già funzionario e capo ufficio stampa al Parlamento europeo: “Nonostante alcuni di noi – ha detto con riferimento alla Federazione – avvertano nei confronti del M5s con una certa sintonia, si nota la difficoltà degli esponenti del movimento al confronto paritario, come fossero portatori di verità rivelate che rendono difficile il dialogo, oltre a una certa attitudine a chiudersi in circoli chiusi. Per noi la loro opinione sarebbe stata importante. Evidentemente hanno qualche remora al confronto”.

Sui temi delle forze speculative senza frontiere, delle grandi realtà geopolitiche, dello sviluppo sostenibile, della possibilità di andare avanti con o senza euro, dentro o fuori dall’Unione europea, ha aperto le danze Granata: “Siamo certamente europeisti – ha chiarito – una geopolitica ampia come quella europea serve. Ma non ci piace questa Europa germanocentrica, con la Banca centrale europea che detiene un potere troppo grande”. Il leader di Green Italia sostiene che la prima cosa da cambiare sia il fiscal compact, sebbene approvato da tutte le forze in Parlamento, “perché condanna alla sudditanza politica determinate aree”. Come l’Italia. Per Granata è impensabile “costruire un’Europa estraniata dalla Grecia, che ne detiene le radici”. L’ex parlamentare sostiene che esistono battaglie che vanno combattute al di fuori della dialettica destra-sinistra, come “la rigenerazione industriale basata sull’agricoltura biologica, l’esaltazione del patrimonio culturale”. “Servono grandi investimenti – spiega – sul patrimonio ambientale e culturale, sulle tipicità”.

Pino di ambiente se ne intende, quanto meno perché vive a Milazzo dove ricorda esserci, all’interno della raffineria, un impianto a idrogeno: “Ce ne saranno due o tre in tutto il mondo”. “I problemi ambientali – concorda – non sono né di destra, né di sinistra. Noi siamo per avere più Italia in Europa perché, così come è progettata, all’Italia non ha fatto bene. Si parlava di perequazione e invece è aumentata la sperequazione. Io sono di estrazione socialista e ricordo che Bettino Craxi, in tempi lontani, avvisò che occorreva cambiare i parametri perché per l’Italia l’Europa era importante ma per l’Europa era importante l’Italia. È impensabile una centralità europea che non tenga contro della centralità dell’Italia”.

Ancora più drastico Rizzo che “dell’Europa” salverebbe “solo i viaggi Erasmus, unico vero strumento di integrazione, scevro dall’esterofilia a tutti i costi”. L’esponente di Fdi – An e Vento dello Stretto impugna, in maniera figurata, i trattati commerciali, così come fatto in premessa da Arena. Trattati che penalizzano le produzioni locali: “Qualcuno ha deciso che qui la piccola pesca non deve più esistere. Questa è l’Europa che siamo abituati a concepire”. Anche sull’immigrazione non fa sconti, soprattutto a chi “ci identifica come razzisti solo perché affrontiamo le situazioni e ci lancia addosso una molotov se manifestiamo contro il Muos”. Sul tema dell’immigrazione, Rizzo rivendica un approcci costruttivo, capace di risolvere l’emergenza lavorativa, “dando terre ristrutturate e incolte a chi proviene da realtà a forte tradizione contadina”. Così come ritiene che i controlli sanitari e quelli di ordine pubblico richiesti siano finalizzati esclusivamente al benessere e alla solidarietà sociale.

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