L’ex Provincia non invia documentazione e Messina perde soldi per rifacimento strade provinciali

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Messina perde ancora soldi a causa della ormai imperdonabile pigrizia di disattenti amministratori, e stavolta non è del Comune la colpa, ma dell’ex Provincia, oggi denominata Città Metropolitana.

Ieri, la Giunta Regionale ha accolto la proposta del Presidente della Commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, per la definizione di un piano di riparto tra le province siciliane, utile alla messa in sicurezza delle strade provinciali. Piano dal quale Messina è stata tagliata fuori: la Regione, infatti, che aveva sollecitato più volte l’invio dei documenti necessari, non ha avuto risposta, e così la provincia messinese rimane a bocca asciutta.

Saranno stanziati ben 4 milioni e 700 mila euro, una somma che gioverà senza dubbio ai siciliani che abitano in aree periferiche e che fanno quotidianamente i conti con strade sempre più disastrate e pericolose.

Parte di quei soldi, se dalla Città Metropolitana di Messina fosse stata inviata in tempo la documentazione richiesta, sarebbe finita nelle casse di Palazzo dei Leoni, ma ormai sono andati persi.

A Palermo dovevano arrivare relazioni tecniche,l’individuazione delle aree interessate, progetti di ripristino e messa in sicurezza, ed altro ancora.

Lo stanziamento deliberato ieri sera ha ad oggetto risorse finanziarie già disponibili dal 2014, fondi che sono rimasti “congelati” nell’attesa (inutile nel nostro caso) che dalle province più pigre arrivassero i documenti per potervi accedere, alla pari con quelle più virtuose. Il rischio era che parecchi milioni di euro, destinati alle strade delle province andassero persi per sempre. Eppure, bastava che il Commissario Romano presentasse anche solo un semplice elenco di strade pericolanti o chiuse al transito, ma quella lista non è mai giunta all’ARS.

Vanno in fumo centinaia di migliaia di euro destinati ai nostri territori, una speranza che non doveva essere elusa, soprattutto dalla provincia di Messina, che si sbriciola ovunque per via dell’alto rischio idrogeologico.

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