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A difesa della memoria di Raciti. Germanà e Garofalo intervengono sui fatti di Roma

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germanàvincenzo garofaloGli onorevoli Vincenzo Garofalo  e Nino Germanà intervengono su quanto accaduto a Roma in occasione della finale di coppa Italia:

«L’episodio — dichiara Garofalo —, rende evidente l’impossibilità di fronteggiare una questione come quella della violenza legata allo sport con i metodi che, fino ad oggi, si è cercato di impiegare. Ritengo necessario che episodi come quello di ieri, in cui delinquenti travestiti da tifosi hanno usato l’occasione offerta da un grande evento sportivo per commettere reati sperando di farla franca, vengano puniti in modo esemplare. Sento, inoltre, di manifestare solidarietà alla signora Grasso, vedova di Filippo Raciti, uomo il cui nome resta impresso nella memoria di tutti gli italiani che credono nel valore di chi difende l’Italia e la sicurezza di tutti noi cittadini, troppo spesso minata da malintenzionati e facinorosi capaci di sporcare anche quello che dovrebbe essere il più educativo dei momenti di incontro: quello sportivo. Alla famiglia Raciti tutta, rivolgo un pensiero affettuoso e rinnovo una vicinanza negli anni sempre maggiore».E aggiunge: «In merito a quella scandalosa maglietta, mi piacerebbe, inoltre, che i media nascondessero la scritta che arreca, come forma di rispetto che è dovuta ma   soprattutto per evitare una vergognosa propaganda gratuita». 

Anche il deputato regionale Nino Germanà interviene sul tema, con toni aspri: «Sono numerosi i punti sui quali da tifoso, da cittadino e da membro delle istituzioni avrei molto da dire ma non intendo lanciarmi in polemiche che possano, in alcun modo, apparire populiste o strappa applausi perché da sempre reputo la strumentalizzazione propagandistica di vicende tragiche (e questa lo è!) un atteggiamento inelegante e offensivo. Su un aspetto però non posso esimermi dall’esporre un’amara considerazione. Oggi, tutte le principali testate sportive e non, pubblicano l’immagine di Gennaro de Tommaso con in dosso una t-shirt che inneggia alla liberazione di Antonio Speziale. Ritengo, da italiano, che quella foto trasmetta un messaggio vergognoso e lesivo: è stata offesa la memoria di un servitore dello Stato, i cui cari piangono da sempre con estrema compostezza la dipartita».

«Pertanto — conclude Germanà —, non solo ritengo di voler manifestare la mia assoluta vicinanza ai familiari di Filippo Raiciti, eredi di un cognome che ha in sé il senso stesso della serietà, dell’onestà e dell’orgoglio di chi, indossando una divisa, ha condotto la sua missione senza timore e   con grandissimo spirito di sacrificio e dedizione, ma auspico fortemente che mai più facciano il giro del mondo immagini di italiani che esaltano delinquenti sotto gli occhi dei rappresentanti delle principali istituzioni, assolutamente inermi».    

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