Città Metropolitane e Liberi Consorzi: una legge che va impugnata

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L’Ars è stata chiamata ad affrontare un nuovo passaggio di quella legge istitutiva dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane in seguito alle pesanti osservazioni formulate dal governo nazionale.
Ci si aspettava, quindi, un minimo di razionalità ed un atto di resipiscenza da parte dei deputati regionali, dopo anni di inutili e fallimentari tentativi.
Il risultato, derivante da un meccanismo vergognoso quale il voto segreto, dietro cui si nascondono i franchi o vigliacchi “tiratori” e gli orfani della tabella H, è ancora peggiore di quelli precedenti.
Perché invece di recepire l’input del governo nazionale ed adeguare la normativa a quella nazionale, prevista dalla legge Delrio, in nome di una autonomia ormai ridotta a vessillo da avanspettacolo, sono state inserite una serie di norme schizofreniche, illogiche e contraddittorie, che sicuramente saranno ancora una volta giustamente impugnate dal governo Renzi.
La verità è che la via più semplice, e cioè quella del recepimento in “toto” della legge Del Rio, anche con i meccanismi della individuazione della governance, quali l’automaticità tra sindaco della città capoluogo e sindaco della città metropolitana, non può essere seguita, perché si smantellerebbe tutto l’impianto della legge regionale, fondato sulla “specificità” dei Liberi Consorzi, che, come è noto, non sono previsti dalla legge Delrio e non sono neanche contenuti nell’articolo 118 della Carta Costituzionale.
Recepire la Delrio significherebbe ammettere con coraggio e senso di responsabilità di aver perso diversi anni, lasciando gli enti intermedi e i loro dipendenti allo sbaraglio, affidandoli a gestioni monocratiche e autoreferenziali che, contro ogni logica di democrazia e di pluralismo, perdurano da quasi tre anni; e inoltre si dovrebbe ritornare, seguendo criteri di accorpamento basati sulla estensione territoriale e sulla popolazione, alle vecchie Provincie, con la elezione diretta del loro Presidente, così come è avvenuto recentemente a livello nazionale.
Per le città metropolitane l’Ars inoltre, in maniera incomprensibile, ha introdotto meccanismi che subordinano i destini di tali nuovi Enti ai destini dei sindaci ed ai Consigli dei vari Comuni, pregiudicando la futura governabilità dei nuovi Enti, e dimostrando ancora una volta di non avere alcuna visione strategica e di ampio respiro, ma di muoversi solo all’insegna di piccoli interessi particolaristici.

Michele Bisignano

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