Una breve passeggiata lungo memory lane, fino al giorno del ballottaggio che ha “incoronato” Cateno De Luca come Sindaco di Messina: così si è aperto l’evento organizzato dal Primo Cittadino per illustrare la relazione del terzo anno di mandato. Tanti i temi toccati: dalle baracche, alla riorganizzazione di Palazzo Zanca, al risanamento economico-finaziario. E infine, il futuro, la corsa alle Regionali che appare confermata e lo scontro sempre aperto con il Consiglio Comunale.
E il sapore della serata è stato proprio quello di un comizio, quasi un addio alla poltrona di Sindaco e un primo incontro pre-elettorale. Ma questa è l’impressione di chi scrive, quindi andiamo al dunque e vediamo cosa ha detto oggi il Primo Cittadino nel presentare la relazione 2020/2021, divisa, come di consueto in quattro parti (più una): la prima dedicata alle azioni del Sindaco; la seconda agli assessori, la terza alle partecipate, la quarta alla Città Metropolitana. La quinta, quel più uno, alle «omissioni della Regione». Per chi fosse interessato, i documenti (cinque tomi in PDF piuttosto voluminosi) sono disponibili a questo link.
Il risanamento economico-finanziario
Primo punto toccato dal sindaco Cateno De Luca è stato quello del risanamento economico-finanziario: «Abbiamo ereditato un ente dissestato. Il piano di riequilibrio si palleggiava tra Roma e Messina dal 2012 fino a quando siamo arrivati noi. Abbiamo approntato la ricetta Salva Messina, ci ho messo la faccia, mi sono dimesso prima e ho avviato una navigazione senza elementi di sicurezza. Quando si affronta una campagna elettorale si spera di avere gli elementi per poter governare. I pilastri sono gli assessori, le partecipate e il consiglio comunale. Io non avevo consiglieri. Non ho mai usato l’alibi di non aver potuto amministrare perché non avevo un Consiglio Comunale dalla mia. Ma nonostante il mare burrascoso, non ho esitato a mantenere l’impegno che avevo preso».
Il primo obiettivo, ha spiegato quindi De Luca, era quello di risanare economicamente la città, evitando il dissesto. «Il problema non era solo di tipo economico – ha affermato – ma anche organizzativo. Il 23 novembre 2018 il piano di riequilibrio indicava una città al collasso. Siamo partiti da lì e dopo tre anni abbiamo avuto la prima asseverazione del Ministero degli Interni sulla corretta configurazione del piano di riequilibrio. Siamo ora in attesa del verdetto finale della Corte dei Conti. Nel frattempo che abbiamo fatto? Siamo rimasti come altri con le mani in mano? No. Abbiamo ridotto in tre anni la massa debitoria di 2/3. Siamo stati bravi noi o sono stati scarsi coloro che ci hanno preceduto».
Le partecipate
Chi ricorda la campagna elettorale del 2018 ricorda che uno dei cavalli di battaglia dell’attuale sindaco Cateno De Luca era l’eliminazione dei “carrozzoni”, delle società partecipate. «Il sistema delle partecipate – ripete oggi il Primo Cittadino – era un sistema fatto di scatole fallite». Ecco, oggi non sono esattamente diminuite ma, per De Luca, la rivoluzione c’è stata grazie alla liquidazione della vecchia ATM e la nascita della nuova Spa, grazie al lavoro svolto con MessinaServizi, nata dalle ceneri di Messinambiente ai tempi dell’amministrazione Accorinti, e alla riorganizzazione di AMAM. .
«Abbiamo chiuso – ha poi sottolineato il Primo Cittadino – la pagina che riguardava la gestione dei servizi sociali tramite le cooperative. Sono state un altro bancomat della politica. C’era una massa di lavoratori e lavoratrici tenuti al guinzaglio e pagati in base agli umori politici. Abbiamo tolto i lavoratori da questa schiavitù e creato Messina Social City. Di bilancio si spendevano 16 milioni, ora se ne spendono 7, proprio grazie alla Partecipata. Abbiamo chiuso più partecipate rispetto a quelle create, come Innovabic».
La riorganizzazione di Palazzo Zanca
Altro “fiore all’occhiello” per il sindaco Cateno De Luca è stata la riorganizzazione del Palazzo Municipale che, sottolinea, ha consentito di tagliare le spese a carico delle tasche comunali.
«Messina – aggiunge il Primo Cittadino – non risana il bilancio suo e quello delle partecipate, ma comincia anche ad alzare i livelli dei servizi urbani e ci siamo innalzati sul panorama nazionale. Tutti questi sono indici di buon governo, sono le conseguenze di una buona amministrazione. Ho agito con le stesse risorse umane e con lo stesso bilancio che avevano gli altri. Ho però riorganizzato la macchina amministrativa, ho rottamato alcuni funzionari. Abbiamo ridotto i dipartimenti, abbiamo licenziato i dirigenti, bloccato le assunzioni e tagliato le spese. In tre anni solo a Palazzo Zanca abbiamo 600 dipendenti in meno. Costo lordo 25 milioni di euro l’anno. Abbiamo avuto la guerra, ma abbiamo portato a casa il risultato. Ci siamo presi la responsabilità di un pezzo di destino di questa città».
Il risanamento
Non poteva mancare all’appello il tema del risanamento. «Messina era piena di nani politici prima che arrivassi io. Siamo arrivati noi, abbiamo affrontato il problema a modo mio. Abbiamo ottenuto i risultati, abbiamo i poteri speciali conferiti al Prefetto Cosima di Stani e 100 milioni di euro da spendere. Cosa volete di più? Lo so, volete che le baracche non ci siano più. Anch’io. Ogni settimana c’è un incontro con il Prefetto proprio per individuare i percorsi più virtuosi. D’altronde siamo arrivati solo primi all’ultimo bando cui abbiamo partecipato».
Il Consiglio Comunale
Al centro dell’incontro di oggi, chiaramente, anche lo scontro sempre più aspro con il Consiglio Comunale. Poco prima che l’evento organizzato dal sindaco Cateno De Luca iniziasse, il presidente del Civico Consesso, Claudio Cardile, ha inviato una nota per comunicare di aver deciso di passare alle vie legali contro di lui per le ultime affermazioni nei suoi confronti contenute in una delle tante dirette Facebook.
«Ogni consigliere comunale si sente un padreterno – ha dichiarato il Sindaco di Messina –, e parlo in generale, poi ci sono le eccezioni. Ma voi come pensate che abbia ottenuto qualcosa in passato? Sapevo di avere a che fare con questi personaggi e per me era una palestra di vita. Nessuno si spiega come mai ci sia da circa 7 mesi questo cortocircuito con il Consiglio Comunale. Mi sono stancato del fatto che per ogni atto si dovessero aprire trattative. Ai consiglieri importava che venisse soddisfatto il proprio quartierino. Non hanno più approvato gli atti perché mi sono stancato di perdere tempo dietro a questi riti. Mi sono stancato di vedere cadere le sedute una volta ottenuto il gettone di presenza. Smettendo di andare in Consiglio Comunale ho avuto il tempo di riprendere la mia passione per la musica».
«A Messina si vota a giugno 2022»
In conclusione, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha riconfermato la sua volontà di lasciare il suo incarico a giugno 2022. Le ragioni, ha spiegato, potrebbero essere due: o si sarà candidato alla presidenza della Regione Siciliana – «perché i sindaci possono essere anche bravi, ma ci sono un gruppo di competenze e di risultati che non dipendono da te, ma da chi sta sopra la tua testa» – oppure si dimetterà, in ogni caso, per «non amministrare con il freno a mano tirato». Vale a dire, in sostanza, per avere un Consiglio Comunale che sia dalla sua parte.
«Abbiamo fatto in 3 anni il 70% del programma – ha specificato Cateno De Luca. I macro-obiettivi erano 59, ne abbiamo raggiunti pienamente 38, 12 parzialmente, e ce ne mancano 9. Di questi 9, alcuni collegati al comportamento della Regione».
(Foto di repertorio)
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