Ormai per la maggior parte coperti, «quasi invisibili», i torrenti di Messina segnavano e segnano in parte tuttora i confini del centro storico della città dello Stretto. Oggi se ne parla soprattutto quando il maltempo si abbatte sul territorio peloritano mostrando il potenziale autodistruttivo di un insediamento urbano sempre più denso, ma a ben vedere attraverso la storia di questi antichi corsi d’acqua è possibile rivivere, in parte, quella della città stessa, mettendone in luce i mutamenti.
Per ricostruire i passaggi principali della storia dell’insediamento urbano messinese, abbiamo interpellato l’esperto Franz Riccobono – presidente dell’Associazione Amici del Museo di Messina e perito – che ci ha accompagnato in un viaggio nel tempo e nello spazio della città dello Stretto, partendo dalle origini per giungere a un passo dai giorni nostri.
Ad accompagnare il racconto, nelle pagine a seguire di questa settima puntata della rubrica “C’era una volta Messina”, alcune foto d’epoca che illustrano com’era una volta la città dello Stretto, quando ancora i principali torrenti erano scoperti.
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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La mia bella Messina è la bomboniera della Sicilia…
Tra le vallate di Giostra e San Licandro (Nicandro) si individuano le alture di Tremonti, nella piccola vallata di San Licandro ci sono i resti del Romito di San Nicandro grotta dove trovava rifugio il Santo; questi terreni appartenevano alla famiglia del famoso cittadino messinese l’Abate Maurolico. Nel racconto di una passeggiata con amici lo scienziato da notizie del Romito e della descrizione della località che si trova “tra i monti”. (Notizie tratte dal Prof. Rosario Moscheo studioso delle opere e vita di Maurolico)