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Sicilia, il CdM bacchetta la Regione: viola la legge, si voti alle ex province di Messina, Catania e Palermo

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Strigliata da Roma alla Regione Siciliana per il «reiterato rinvio delle elezioni» per i liberi consorzi e per le Città Metropolitane di Messina, Catania e Palermo, in sostanza nelle ex province. Non solo. Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 10 ottobre 2022 ha deciso di impugnare alcune norme contenute nella legge di variazione del bilancio approvata dall’Ars il 4 agosto. Insomma, una chiusura non proprio ideale per il Governo di Nello Musumeci per l’Assemblea stessa, ormai ai suoi ultimi fuochi.

Per il CdM, infatti, il rinvio delle elezioni per gli organi delle ex province e la conseguente proroga dei commissariamenti «violano i principi di democraticità di cui all’art. 1, comma primo della Costituzione, in quanto i referendum e le elezioni (ancorché indirette) rappresentano il momento più alto di manifestazione della sovranità popolare e contrastano altresì con gli artt. 5 e 114, in quanto l’autonomia e la rappresentatività degli enti commissariati sono svuotate da un commissariamento – di fatto – sine die».

Nell’impugnativa, il Consiglio dei Ministri sottolinea, inoltre, come, mentre inizialmente la proroga poteva essere giustificata dalla «situazione di eccezionalità» generata dall’entrata in vigore della nuova disciplina riguardante gli Enti Locali; questa non giustifica le «successive 10 proroghe che si sono susseguite in un arco temporale di sei anni». Questo, evidenziano da Roma «stabilizza l’eccezionalità oltre ogni ragionevole limite».

Ma non è tutto, perché, come si anticipava, il CdM riunitosi il 10 ottobre 2022 ha inoltre contestato la variazione alla Legge di Bilancio della Regione Siciliana per quel che riguarda la riclassificazione dei dipendenti regionali. Contestazione che riguarda, in particolare, la copertura finanziaria.

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