Quattro Frecce: le strade di casa vostra non sono davvero vostre

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Quattro Frecce per una città pulita. Le strade di casa vostra non sono davvero le vostre strade o almeno non sono solo vostre – cari sporcaccioni. Probabilmente non ricordate affatto la canzone scritta da Gianni Rodari e cantata da Sergio Endrigo (1974) che faceva più o meno: «…per fare l’albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole il fiore». Perché dopo i vostri orribili parcheggi non fate altro che soffocare la città della vostra immondizia.

Oggi Quattro Frecce vi porta, infatti, a osservare un altro discendente del “Missinisi Scaltrorum”, stavolta però non si tratta di un fallito parcheggiatore che domina la strada ma di quello che la strada la zozza.

Ci troviamo in via Palermo, esattamente nella piazza della scuola media Boer, la giornata è calda ma il gelato riesce a sollevarci dall’alta temperatura. Le strade quasi deserte sono animate solo da bimbi che si rincorrono con la bici. Decidiamo di sederci su una panchina proprio nella piazzetta di cui sopra e qui veniamo come pervasi… dall’odore della vostra spazzatura.

Perché non vi piace gettare le cose nel cestino?

Qui a Quattro Frecce possiamo anche essere d’accordo che i cestini a Messina non abbondano e che magari quando ne trovi uno è sempre stracolmo di roba. Ma – ragazzi –  al “Missinisi Fetentem” piace proprio questa città così lercia. (Chissà come tiene casa sua).

Esistono due tipi di “Missinisi Fetentem”; il primo agisce nell’ombra, fa scivolare le cartacce dalla mano come se fossero cadute per puro caso. Il secondo invece è più spavaldo. Lui può gettare i rifiuti dal finestrino o gli scontrini per terra una volta uscito dal panificio. Certo, immortalare questo tipo di “Missinisi Fetetem” è davvero difficile perché si allena costantemente nel lancio della spazzatura per diventare sempre più veloce.

Ancora un paio di riflessioni – Quattro Frecce sui rifiuti

Crediamo che Messina sporca sia proprio brutta e orribile da vedere e da camminare. Usate i cestini e se non ne trovate, fate lo sforzo di tenervi in mano o in borsa quello che dovete gettare. Una piazza così sporca davanti a una scuola non è certo l’esempio che dobbiamo dare ai piccoli – futuri adulti – di questa città. Se per fare il frutto ci vuole il seme, per rendere la città un po’ meglio del disastro che è diventata, dovremmo imparare a gettare i rifiuti dove si dovrebbe. Forse ci sarebbero meno insetti e meno olezzo nauseabondo.

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