Un lettore, Antonio Paladino, ci scrive in merito all’accorpamento dei punti nascite Papardo-Piemonte. «Vista l’esperienza vissuta in questi giorni da mia sorella, agli ultimi giorni di gravidanza — racconta —, ho scritto una lettera aperta al dottor Michele Vullo, che potrà almeno servire come testimonianza della situazione attuale del reparto, trasferito al Piemonte».
Ecco la lettera indirizzata al manager dell’azienda:
«Illustre dottor Michele Vullo,
mi rivolgo a Lei da semplice cittadino, ma anche da fratello di una futura mamma, che nei prossimi giorni darà alla luce la sua bambina e che quindi, come Le sarà facile immaginare, ha iniziato l’iter che, partendo dal cosiddetto pre-ricovero, la condurrà fino al parto. Premetto che mia sorella abita a Mistretta, piccolo comune dei Nebrodi, nel quale è stato di recente chiuso il punto nascite dell’ospedale. Per sua maggiore comodità e per una maggiore facilità nel ricevere assistenza dai parenti, ha deciso di trasferirsi temporaneamente a casa dei nostri genitori, nel villaggio Ganzirri a Messina, data la vicinanza dell’ospedale Papardo.
Con nostro stupore, qualche giorno fa, giovedì 7 agosto, abbiamo appreso la notizia che anche il punto nascite di Papardo sarebbe stato chiuso, per essere “accorpato” a quello dell’ospedale Piemonte, a partire da lunedì 11 agosto. Questo accorpamento, in base a quanto Lei ha dichiarato nella seduta aperta del consiglio comunale di giorno 4 agosto, sarebbe stato deciso dall’assessore regionale alla sanità Lucia Borsellino con una delibera. Successivamente si è appreso che in realtà l’assessore Borsellino ha disposto l’accorpamento dei due punti nascite senza specificare quale dei due ospedali dovesse ospitare il reparto, ed è stato chiaro quindi che ha preso Lei questa decisione, in autonomia.
Alquanto sorpreso da questo provvedimento, sia nella sostanza di esso che nei tempi di attuazione, ho cercato qualche notizia in più in merito alla vicenda. Ho letto della possibilità che al Piemonte venga creato un Punto Materno Infantile, ma non ho capito (e ritengo di non essere il solo) quando, come, con quali fondi e in quali strutture. Ho letto che nel caso di realizzazione del Punto Materno Infantile, che eventualmente utilizzerebbe gran parte dei locali e posti letto dell’ospedale Piemonte, il Pronto soccorso dell’ospedale sarebbe praticamente costretto a chiudere. Ho anche letto di gravi carenze di organico proprio nel reparto di ostetricia e ginecologia del Piemonte.
Mi sono chiesto allora perché chiudere il punto nascite del Papardo, privando così l’intera zona nord della città di un reparto così importante, piuttosto che quello dell’ospedale Piemonte, viste per altro le gravi carenze di organico a cui il reparto deve far fronte. Tra me e me, nella mia ignoranza, da profano, mi sono chiesto se magari non sarebbe stato meglio trasferire il reparto nell’ospedale Papardo, che vanta strutture più nuove e funzionali, in parte ristrutturate di recente, garantendo anche una maggiore copertura territoriale per i cittadini della zona nord della città. Magari questo avrebbe anche permesso di potenziare il Pronto Soccorso dell’ospedale Piemonte, permettendo così di mantenere nel centro cittadino un punto di riferimento importante per l’emergenza sanitaria. Ma questi erano solo semplici ragionamenti da ignorante in materia, ho voluto pensare che ci fossero altre ragioni più importanti che in qualche modo L’hanno spinta a prendere questa decisione.
Oggi però, martedì 12 agosto, ho accompagnato mia sorella al reparto dell’Ospedale Piemonte per il pre-ricovero, sperando (pur non essendone molto convinto) che a seguito dell’accorpamento il servizio sarebbe stato migliore di quanto offerto in precedenza dai due reparti separati. La situazione invece era al limite dell’inverosimile. Il reparto era sprovvisto di un punto di accettazione, o meglio sembrava esserci ma era chiuso. Un’unica infermiera era costretta ad effettuare l’accettazione delle pazienti, a chiamarle, a indirizzarle nelle stanze opportune, a contattare i medici. La stessa infermiera non conosceva nemmeno i medici di cui alcune pazienti chiedevano, quei medici che fino a due giorni fa lavoravano al punto nascite di Papardo, con il risultato che mia sorella, all’ultimo mese di gravidanza, è andata lei stessa in cerca del proprio medico, in giro per il reparto. Era evidente la mancanza di comunicazione e organizzazione tra il personale dei due punti nascite: i medici mandavano le proprie pazienti ad effettuare il tracciato, il personale del reparto rimandava indietro le pazienti dicendo che i tracciati al Piemonte vengono effettuati solo nel pomeriggio. Lunghe attese per effettuare gli accertamenti perché a quanto pare mancava il personale. Nella fattispecie, stamattina era presente una sola ostetrica per tutto il reparto! Com’è possibile che accorpando due reparti in uno, già il secondo giorno si riscontrino gravi carenze di personale? Dov’è finito il personale dei due reparti?
In tutto questo caos, può facilmente immaginare come nessuno fosse particolarmente sereno: i medici fino a ieri, lunedì 11 agosto, non sapevano come e dove dare appuntamenti alle pazienti, e oggi si sono ritrovati a discutere sulle procedure con cui lavorare; il personale, essendo notevolmente sotto dimensionato, non poteva che lamentarsi perché non era in condizione di svolgere il proprio lavoro adeguatamente; le pazienti, alcune giunte dalla zona nord della città, hanno subito lo stress di tutta questa disorganizzazione, come se non fosse abbastanza lo stress dovuto alla gravidanza.
La mia riflessione, illustre dottor Vullo, è la seguente: questo accorpamento all’Ospedale Piemonte priva la città di un punto nascite nella zona nord, priverà (prima o poi) la città di un Pronto Soccorso, fornisce un servizio carente sia dal punto di vista delle strutture che dal punto di vista medico, non permette a medici e altro personale di lavorare come vorrebbe (e dovrebbe). Ma allora mi chiedo, e mi piacerebbe tanto avere una Sua risposta alla mia domanda, questo accorpamento è stato fatto nell’interesse di chi?».
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