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Ordine Architetti: «Necessario rivedere gli oneri concessori. A rischio il settore edilizia»

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ordinearchitettiSul tavolo la delibera commissariale n. 219 del 07/03/2013 approvata dall’ex Commissario Straordinario del Comune, Luigi Croce, su “Aggiornamento del Costo di Costruzione e degli Oneri Concessori”. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti entra nel merito della deliberazione e degli effetti che questa ha originato nel comparto edilizio, «anche in considerazione — si legge in una nota — delle molteplici, negative valutazioni raccolte fra le categorie professionali del settore e di quelle ad esso connesse, le quali già si confrontano con gli effetti negativi della grave crisi economica e che colpisce, soprattutto, il settore dell’edilizia».

A questo proposito, l’Ordine degli Architetti scrive al Sindaco Renato Accorinti e all’assessore all’Urbanistica Sergio De Cola, per evidenziare come «l’approvazione della Delibera — dichiara —, abbia comportato un sensibile e ingiustificato incremento di questi oneri».

Lo stesso si chiede se il sensibile incremento degli oneri concessori abbia portato ad una lievitazione delle entrate nelle casse comunali o a un’ulteriore contrazione delle attività edilizie.

Praticamente, a un confronto tra il contenuto della delibera, la specifica legislazione vigente e quelle adottate dai maggiori comuni siciliani, «è scaturito che — evidenzia l’Ordine degli Architetti — i valori stabiliti circa il contributo sul costo di costruzione e sugli oneri di urbanizzazione sono contrastanti, sia nell’importo, sia nei criteri adottati altrove».

«Occorre una più attenta riflessione sulle ricadute che vanno ad incidere sia sul piano socio-economico e politico, sia sul principio d’equità e di perequazione urbana su cui si fonda l’attuale concezione del “governo del territorio” — dichiara il Consiglio — e che, se riformulata, possa, invece, costituire motivo d’incentivazione del settore edilizio e dell’indotto, oggi in grave crisi occupazionale».

Nella nota, il Consiglio del’Ordine mette in rialto i punti critici della delibera: gli incrementi dei valori degli oneri di urbanizzazione non trovano corrispondenza nel resto dei comuni della Sicilia, come si evince da un semplice raffronto;

non vengono differenziati i valori ed i parametri di riferimento in rapporto alla localizzazione degli interventi edificatori all’interno delle zone omogenee del P.R.G., così com’è previsto nelle tabelle parametriche adottate dalla Regione e che, in ogni caso, sono da determinare in stretta connessione con le “politiche di settore” a breve e media scadenza così come opportunamente programmate dall’Amministrazione Comunale;

il calcolo del contributo appare originato da un metodo di computo e parametrazioni incomprensibili e con prezzi unitari incoerenti con gli attuali e reali costi riguardanti le opere di urbanizzazioni primarie e secondarie, con il risultato di far lievitare sensibilmente ed impropriamente i valori del contributo da versare;

non considera alcuna casistica circa gli interventi edilizi rapportati alla qualità degli stessi (efficienza energetica, innovazioni tecnologiche, recupero in aree urbane degradate ecc.), i quali sarebbe doveroso incoraggiare adottando indici di premialità, (si consideri, ad esempio, l’incentivo che potrebbe scaturire da tali premialità agevolative nei casi di ristrutturazione urbanistica e di recupero edilizio delle aree periferiche degradate e dei villaggi urbani e suburbani).

E  sui costi di costruzione: «È palesemente errato — dicono — il metodo di calcolo, che, anche per gli anni scorsi, ha portato a sostanziali differenze a confronto con gli importi determinati dagli altri comuni siciliani e ciò appare incomprensibile ove si consideri che tale contributo nasce dall’adeguamento Istat di un valore iniziale uguale per tutti i comuni perché determinato dalla Regione e, pertanto, non sono giustificabili le attuali sensibili differenze riscontrate».

«Occorre sottolineare, inoltre — prosegue il documento —, come la differenziazione dell’incidenza dei contributi concessori relativi ad interventi realizzati in ambiti diversi (centro urbano, periferie, villaggi, frazioni) è necessaria al fine di perequare i valori immobiliari (un metro quadrato di edificato a Piazza Cairoli vale sensibilmente più dello stesso metro quadrato realizzato a Tremestieri o Pezzolo) e tanto, sia per ragioni d’equità sociale, sia, soprattutto, per stimolare e agevolare gli interventi di recupero urbano e dell’edilizia storica, allo scopo di disincentivare l’abbandono di villaggi e frazioni, con conseguente riduzione del consumo di nuovo suolo e di nuove dannose espansioni edilizie, concetti questi, unanimemente ormai da tutti condivisi a pieno titolo, compresi il Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. e le numerose associazioni di categoria interessate alle dinamiche del territorio. La differenziazione dei contributi sul territorio da parte dell’A.C., può rappresentare, peraltro, un importante segnale all’interno della programmazione degli interventi strettamente connessi con le politiche legate al governo del territorio da adottare ed attuare d’ora in avanti».

«Appare impropria — concludono — l’approvazione con immediata esecutività di una delibera di Giunta in tema di istituzione e ordinamenti di tributi comunali (peraltro in contrasto con l’art. 16 del D.P.R. n. 380/01 e con le numerose leggi regionali), la cui competenza spetterebbe al Consiglio Comunale, quale organo di indirizzo e di controllo politico amministrativo».

Tenuto conto di ciò, l’Ordine degli Architetti auspica l’avvio di un proficuo confronto per la verifica, revisione e rideterminazione degli oneri concessori, «diversamente — avvisano —, la mancata rettifica e modifica della delibera, continuerà a deprimere ulteriormente un settore già in crisi profonda e, in controtendenza nazionale, anche a vanificare i pur timidi tentativi di rilancio del settore, prospettati da varie leggi e decreti agevolativi sull’edilizia, sia anche in campo statale, sia regionale».

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