Dopo il “no” al Ponte, il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina (Mcl), rivolge un appello alle Istituzioni e alle autorità competenti perché vengano restituite alla città le aree urbane occupate “abusivamente” e inutilizzate. «Da tempo il nostro Movimento — spiegano in una nota — chiede la riqualificazione e il riutilizzo delle aree non utilizzate, della Zona falcata, della ex Fiera, delle aree ex militari, dell’area ferroviaria compresa tra Gazzi e la Stazione Centrale. Siamo convinti che rivendicarne la restituzione sia un atto di responsabilità che vogliamo assumerci davanti ai cittadini e alle forze politiche che si propongono per governare la nostra Messina». «“Messina-Porta della Sicilia” ha garantito la continuità territoriale del Paese, privandosi delle aree più pregiate del territorio e sopportando il peso di una servitù di passaggio che ancora oggi si svolge nel cuore della città, nonostante l’incalcolabile danno di vite umane, di salute per la popolazione e nei servizi per la cittadinanza. È una condizione insopportabile che richiede un’immediata riparazione attraverso la dismissione e la restituzione alla città delle aree urbane descritte perché venga data la nuova destinazione d’uso di “Aree per lo Sviluppo”». «Il necessario rilancio socio-economico di Messina non può che essere collegato a un nuovo modello di sviluppo basato su investimenti privati che mettano assieme il rispetto dell’ambiente e la vivibilità della città. Il Sud ci appartiene e per la Sicilia e il nostro territorio esigiamo riconoscenza proprio per il tributo dato alle esigenze dello Stato di unire un Paese, senza riuscirci appieno o addirittura, limitando invece le ambizioni riposte dai messinesi». Il Mcl di Messina chiede agli Organi Competenti l’apertura di un tavolo permanente che possa restituire in via definitiva queste aree alla Città e ai suoi Cittadini «sconfiggendo le lungaggini burocratiche, le polemiche politiche, la sovrapposizione di competenze e la cura di interessi particolari che per anni hanno strozzato lo sviluppo e il futuro di questa città».
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