Rifiuti (anche tossici), copertoni, un vecchio ventilatore, uno stereo, mobili, bottiglie di vetro: le baracche sgomberate di Camaro Sottomontagna sono oggi piene di spazzatura. A segnalarlo, il consigliere comunale Libero Gioveni ed il collega alla III Municipalità, Alessandro Cacciotto, che chiedono al Presidente di Arisme (Agenzia per il Risanamento di Messina), Marcello Scurria, la bonifica della baraccopoli e sottolineano: «Il rischio incendi è dietro l’angolo».
Le immagini parlano chiaro (e ad alta voce): le baracche disabitate di Camaro si sono pian piano trasformate in discariche a cielo aperto, con tutti i rischi che ne conseguono per la salute pubblica. Dopo le segnalazioni dei cittadini, residenti nelle abitazioni limitrofe, i consiglieri di Fratelli d’Italia, Libero Gioveni e Alessandro Cacciotto, tornano a chiedere la bonifica dell’area. A denunciare la situazione, lo scorso aprile, anche il consigliere Salvatore Sorbello.
«Stiamo certamente apprezzando gli sforzi dell’Agenzia per il Risanamento – affermano Gioveni e Cacciotto –, che aveva già pubblicato delle manifestazioni di interesse per reperire le ditte che poi si dovranno occupare dello sbaraccamento, ma non si può attendere nemmeno un giorno in più, perché prima che arrivino le ruspe occorre immediatamente prelevare quei quintali di materiale nocivo per la salute pubblica (copertoni, suppellettili, materiale inerte, rifiuti tossici, siringhe ecc.)».
«Con il caldo in arrivo – aggiungono –, con gli incivili ostili alla differenziata, con gli animali di ogni tipo che presenti fra i rifiuti i residenti di questa zona di Camaro S. Paolo non possono più attendere oltre, perché oltre alle condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo, permane adesso la grossa e pericolosa incognita del rischio incendi».
«Ci auguriamo quindi – concludono i consiglieri Libero Gioveni e Alessandro Cacciotto – che la richiesta formulata ad Arisme possa trovare immediato riscontro con il Dipartimento igiene e sanità e MessinaServizi che dovrà poi materialmente essere autorizzata ad intervenire in un’area che non rientra purtroppo fra quelle di sua competenza».
(121)