tn Accorinti Casanostra

Il Comitato “RisaniAmo Casa Nostra” chiede un incontro alle Istituzioni

Pubblicato il alle

6' min di lettura

tn Accorinti CasanostraIl Comitato “RisaniAmo Casa Nostra”, che domenica 1 settembre ha incontrato il Sindaco Renato Accorinti, in visita nella zona in occasione del massiccio intervento di MessinAmbiente, è soddisfatto per l’impegno preso dal Primo cittadino di trasformare la zona di “Casa nostra” in un modello di risanamento per tutta Messina. Nell’area, infatti, — comunica il Comitato — dovrebbe sorgere un “Parco urbano”, previsto dal Piano di Zona Ritiro-Tremonti, già cantierabile, al posto delle sette palazzine da abbattere. «Ciò — scrive il Comitato in una nota — qualificherebbe la vita di una zona di migliaia di abitanti. Spetta alle istituzioni regionali lo sblocco dei finanziamenti, ormai da venti anni, e la sinergia di tutte le volontà politiche dei deputati regionali e comunali messinesi».

Il Comitato si augura che i Rappresentanti delle varie Istituzioni regionali e cittadine, nuovi eletti e riconfermati, si possano attivare, in tempi brevi, per risolvere una “situazione  vergognosa”  — spiega — che si trascina ormai da 30 anni.

Per questo motivo, il Comitato “RisaniAmo Casa Nostra” scrive una lettera-appello rivolta alle varie Istituzioni in cui si richiede di «svincolare i fondi previsti dalla L.R. 11/2010 (3 milioni di euro) e destinarli all’ultimazione delle opere, pronte per la cantierabilità, previste dal Progetto esecutivo del Piano di Zona “Ritiro-Tremonti”, fermo al Comune, che darebbe, non solo alla Zona di “Casa nostra” e alle strutture sociosanitarie presenti ma ad un territorio più vasto di migliaia di persone, che va da Viale Giostra a Via San Jachiddu, un’area di verde pubblico e di aggregazione per giovani e anziani che qualificherebbe la vita degli abitanti della collina Tremonti, che finora hanno visto solo scempio del territorio, cemento, degrado, illegalità e indifferenza trentennale».

E lamentano la situazione di degrado nella quale sono costretti a vivere e con la quale quotidianamente devono fare i conti: «I cittadini di “Casa nostra”, Zona Ritiro-Tremonti — prosegue la missiva —, dopo 20 anni dal dissesto e dopo 30 anni dalla costruzione di queste case, sono stanchi di promesse, di vivere in case dormitorio e in un ambiente degradato, privo di urbanizzazione (strade, fogne, illuminazione, verde attrezzato) e, per giunta, in presenza di scheletri di sette palazzine da abbattere, diventate ricovero di vandali, drogati, abusivi, discariche e aggredite da rovi, topi, incendi etc. 

L’assenza totale di illuminazione di notte favorisce il nascondiglio di armi, lo spaccio e il consumo di droga e i furti. I suddetti cittadini, dopo tre tornate elettorali, in cui si sono rinnovati i rappresentanti delle Istituzioni a tutti i livelli, anche con il contributo dei voti degli oltre 1000 abitanti di “Casa nostra” e delle diverse migliaia della Zona, in assenza di referenti si sono dati una rappresentanza diretta, riunendosi in Comitato di Volontariato “RisaniAmo Casa nostra” il 29 luglio 2013».

Nella lettera alle Istituzioni, il Comitato ricorda anche l’intricato iter che fino ad ora non ha portato a risultati concreti, da quel lontano 1992/93, quando un grave dissesto idrogeologico costrinsa 78 famiglie su 430 (13 palazzine su 67) ad abbandonare la propria casa.

«Nel 1993 la legge regionale 22 stanziò 15 miliardi di lire per interventi urgenti di recupero e messa in sicurezza della zona, attribuite alla gestione di spesa da parte della Prefettura, che, solo nel 2004, dava mandato al Comune di procedere alla demolizione di sei delle tredici palazzine evacuate (400 milioni di lire) e successivamente nel2006, dava incarico al Genio civile di elaborare ed eseguire(6 miliardi di lire) un progetto di sistemazione parziale della rete di raccolta delle acque bianche e nere dell’intera zona, opere di salvaguardia idrogeologica.

Nel 2002 con legge regionale n° 4 del 15/5, art. 14, e successiva copertura (Decr. 25/10/2002) la Regione stanziò 2.500.000 di euro (G.U.R.S. n°1 del 3.1.2003 dell’Assessorato Regionale dei Lavori Pubblici), individuando nel Comune di Messina il soggetto attuatore per terminare i lavori.

Nel 2003 il Comune, avendo nelle proprie disponibilità tali somme, procedeva alla progettazione esecutiva del Piano di Zona “Ritiro-Tremonti”, conclusasi nell’aprile 2005, per l’abbattimento delle rimanenti sette palazzine, per la infrastrutturazione primaria, per la creazione di spazi a verde attrezzato con aree di aggregazione e socializzazione ma, per ritardi ed errori formali della dirigenza comunale, nel 2006 le somme erogate e non impegnate sono state ritirate dalla Regione.

Dal 2006 il Piano di Zona “Ritiro-Tremonti” è compreso nel Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana come area di pericolosità “P4” e di conseguente rischio idrogeologico “R4”, classificazioni che indicano il massimo rischio per le centinaia di famiglie che vi abitano, per gli anziani e lungodegenti, ospitati dalla clinica privata “Villa Katia” e per gli ospiti, in una struttura comunale, dell’Anffas Onlus Messina, clinica pubblica che aderisce all’Associazione Nazionale Famiglie Disabili e Relazionali. Con L.R. n° 11 del 12/5/2010 (assessore alla Cooperazione l’on. Beninati) il finanziamento regionale, finalizzato all’aggiudicazione dell’appalto delle opere previste dalla progettazione 2 esecutiva del Comune di Messina, veniva portato a 3.000.000 di euro, ma mai erogato per la caduta del primo governo Lombardo.

Durante il secondo governo le difficoltà di erogazione del suddetto finanziamento erano dovute al fatto che tali somme, di derivazione comunitaria (Fas/Fesr 2007-2013), erano legate al completamento della progettazione esecutiva di tutti gli Enti locali siciliani

Il 14 aprile 2012, durante un incontro tra i consiglieri comunali e la deputazione regionale al Comune di Messina (erano presenti solo gli on. Ardizzone, Panarello e Rinaldi), sono state fatte diverse ipotesi di reperimento di fondi per finanziare le opere, ma ad oggi di fatto nulla di concreto».

Alla luce di ciò, il Comitato “RisaniAmo Casa nostra” propone quindi un incontro tra i responsabili Istituzionali del Comune e della Regione, da definire nei modi e nei tempi, per poter manifestare e coordinare le volontà operative ai vari livelli.

(62)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.