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Com’erano i Bronzi di Riace in origine? Ce lo mostra un’app (creata a Messina) – FOTO e VIDEO

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Un’app che ricostruisce, sfruttando la tecnologia 3D, i Bronzi di Riace così com’erano in passato e che permette il confronto con le opere che possiamo ammirare ancora oggi: è questo il progetto portato avanti dall’Università di Messina e presentato stamattina al Rettorato della città dello Stretto. «Questa app, facile da usare ed esplorare – ha spiegato uno dei responsabili dell’iniziativa, il prof. Daniele Castrizio –, rappresenta un tentativo di viaggio nel tempo, che potrà essere riproposto ed esportato su scala mondiale. Stiamo già lavorando per applicare la tecnologia ad altre opere».

Stamattina, presso la Sala Senato dell’Università di Messina, i professori Daniele Castrizio (Ordinario di Numismatica), Massimo Villari (Delegato all’ICT dell’Ateneo peloritano) e Francesco Pira (Delegato alla Comunicazione di UniMe) ed il dott. Saverio Autellitano (grafico) hanno illustrato la nuova app dedicata ai Bronzi di Riace, realizzata in sinergia con il Museo di Reggio Calabria.

Ad introdurre l’iniziativa, il Rettore Salvatore Cuzzocrea: «Si tratta di un progetto molto ambizioso nato da una sinergia molto importante fra UniMe ed il Museo di Reggio Calabria, che rappresenta un motivo d’orgoglio e, allo stesso tempo, un punto di partenza mediante il quale partecipare ai bandi utili a rendere fruibili tutte le opere pubbliche e quelle d’arte a 360 gradi. In tal senso, l’Università di Messina si pone al centro di questo percorso di divulgazione delle bellezze del nostro Paese e della nostra città, anche attraverso le realtà virtuali. Non si tratta, però, solo di una App informatica. Bensì della maniera più bella di fare Terza Missione, attraverso un fruttuoso connubio fra il mondo umanistico e quello scientifico. Ringrazio, perciò, i proff. Daniele Castrizio e Massimo Villari che, insieme ai loro giovani collaboratori hanno lavorato in piena sintonia con il Direttore del Museo, Carmelo Malacrino, ed il suo staff».

L’app, che presto sarà disponibile negli store online, permette la ricostruzione delle due statue di bronzo, rappresentative dell’arte greca classica e databili al V Secolo a.C., così com’erano quando sono state realizzate. Si tratta di un esperimento di archeologia pubblica, di uno strumento divulgativo pensato per fare conoscere meglio anche ai non addetti ai lavori la storia di una delle più importanti opere custodite all’interno del Museo di Reggio Calabria. Il progetto, però, potrebbe essere solo l’inizio, perché, ha spiegato il professor Castrizio, c’è in cantiere l’idea di applicare questa tecnologia anche ad altre opere.

«Questa applicazione – ha spiegato il docente UniMe –è solo dimostrativa, perché nell’ottica dell’archeologia pubblica, vogliamo portare al più vasto pubblico possibile la ricerca scientifica. Non si tratta di prendere un manichino e vestirlo con l’elmo, lo scudo e la lancia. Si tratta di un’operazione più complessa che deriva da studi che sono durati molti anni. La parte finale è stata finanziata direttamente dal Rettore dell’Università di Messina, che ringrazio sentitamente. È una piccola “macchina del tempo” che si può usare anche su altre opere, come l’Afrodite Landolina o sul Fanciullo di Mozia. Si tratta di mostrare alla gente come erano fatte le statue antiche e dargli la possibilità di approfondire, conoscere, per amare. Se non si conosce non si può amare. È obbligo nostro come Università fare divulgazione».

Soddisfatto anche il professor Villari: «L’interazione con il prof. Castrizio – ha aggiunto – è stata vincente ed oggi stiamo presentando il prodotto di un esperimento d’utilizzo, a fini divulgativi, della realtà aumentata, con la possibilità di applicazioni pratiche su tutta la statuaria greca e romana presente nei musei di tutto il mondo. Inquadrando ciascuna statua il programma permette di poterla ammirare come doveva presentarsi nel momento della sua realizzazione, corredata di tutti gli attributi iconografici che consentivano ai nostri antenati di capire chi rappresentasse e che storia stesse raccontando. L’aspirazione profonda della App sui Bronzi di Riace è proprio questa: permettere una maggiore comprensione e la più piena fruizione di questi straordinari capolavori della bronzistica di epoca classica».

In video, un’anteprima dell’app dedicata ai Bronzi di Riace.

Bronzi di Riace: ricostruzioni del prof. Castrizio (Foto)

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