Cosa restò (quasi) sullo stesso piano di prima del terremoto
«La piazza del Duomo, come documentano gli ingressi, e la Fontana di Orione, non subì alcun innalzamento, come pure il fondamentale asse di via I Settembre (già Austria) che univa la Cattedrale all’antico Palazzo Reale, la cui sede corrispondeva in parte ai padiglioni dell’attuale Dogana.
Lungo tale via sino al secondo dopoguerra (quando venne distrutto, ndr) rimaneva in quota l’imponente Palazzo Fiorentino allocato tra via Cardines e l’attuale via Garibaldi (non a caso veniva detto “Palazzo Fiorentino alle Quattro Fontane”, anche queste conservate, le due esistenti, in quota). Altrettanto può dirsi per la via Garibaldi (già Ferdinanda), dove l’edificio del Teatro Massimo Vittorio Emanuele (già Santa Elisabetta) presenta un modesto innalzamento (circa 50 cm) rispetto all’originario piano stradale ottocentesco».
Proprio a proposito del Teatro Vittorio Emanuele occorre sottolineare, come ricordato anche dal professor Riccobono in un’altra occasione, che l’edificio, costruito con criteri antisismici elaborati dall’ingegnere Giovanni Vivenzio, non venne quasi intaccato dal terremoto del 1908. A crollare, in quella terribile mattinata di dicembre, fu solo parte del palcoscenico.
«In pieno centro – prosegue Riccobono –, lungo via dei Verdi, il possente Palazzo Falzea (già Mondello) resta testimonianza di un’edilizia civile che è sopravvissuta ad ogni catastrofe degli ultimi secoli, essendo realizzato secondo criteri antisismici che gli hanno consentito di superare brillantemente ogni avversa prova del destino. L’edificio, al piano terra, segnala un breve innalzamento del piano stradale, peraltro conservandone gli antichi allineamenti con le attuali via dei Verdi e via Ghibellina».
«Presso l’attuale Prefettura – prosegue Riccobono – è situata la Chiesa di San Giovanni di Malta, sacrario dei protomartiri messinesi Placido e compagni. Gli elementi residuali della Chiesa, come pure la villa Mazzini (già Flora) conservano sia le parti monumentali che la vegetazione secolare del giardino, diretta testimonianza del persistere delle antiche quote di calpestio, rimaste del tutto immutate rispetto al sisma del 1908 e alla radicale ricostruzione conseguente al nuovo piano urbano disegnato con solerzia dall’ingegnere Luigi Borzì ed approvato nel 1911».
In periferia il fenomeno dell’innalzamento stradale rimane circoscritto alle zone centrali dell’abitato. Lungo gli assi viari in uscita dalla città, sia verso Sud con la via del Dromo che attraversa i tanti villaggi, che verso Nord, cioè dall’Annunziata al Faro, con le casette a schiera della riviera, non subirono alcuna modifica della quota stradale».
Ulteriori curiosità sul terremoto che nel 1908 colpì Messina e sulle sue conseguenze sono contenute in quest’articolo dello scorso anno in cui il professor Franz Riccobono racconta la città dello Stretto dopo il sisma, sempre attraverso 10 foto d’epoca.
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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