I palazzi di Messina: l’Università e la Camera di Commercio
Università degli Studi di Messina
«Confermata la volontà di mantenere l’Università a Messina (richiesta osteggiata da Gaetano Salvemini) – racconta Franz Riccobono –, si procedette alla realizzazione della nuova sede nella stessa area dove sorgeva la precedente costruzione seicentesca, lasciando imposto il portale d’ingresso oggi mortificato da superfetazioni successive (lato via Giacomo Venezian). Il progetto fu disegnato dall’architetto Giuseppe Botto, realizzato dall’impresa Vitali e articolato su vari edifici che occupano l’intero isolato 268 definito dalle vie Tommaso Cannizzaro, Cesare Battisti, Verdi e Giacomo Venezian. Considerata la differenza di livelli rispetto alle sedi stradali, il complesso presenta all’interno una monumentale scalinata che portava ai giardini distrutti nel secondo dopoguerra per dar luogo ai complessi delle facoltà di Lettere ed Economia e Commercio.
«In origine – conclude – solo il corpo centrale sovrastante l’ingresso si presentava con doppia elevazione dalle dimensioni notevoli in quanto inglobante il grande salone dell’Aula Magna al cui interno rimangono pregevoli sculture di Giovanni Niccolini (autore del Monumento ai Caduti di piazza Municipio) con figure allegoriche che celebrano la rinascita di Messina».
Camera di Commercio (Palazzo delle Corporazioni)
«Tra gli edifici della prima ricostruzione – spiega Franz Riccobono – la Camera di Commercio di Messina può definirsi forse il più ricco e raffinato in quanto a disegno, ma soprattutto agli elementi decorativi che lo caratterizzano, specie negli ambienti interni. Autore dell’opera (edificata tra il 1912 e il 1926) fu il ben noto architetto messinese Camillo Puglisi Allegra, che si impegnò in ogni dettaglio decorativo. I mobili furono disegnati da Puglisi Allegra, ma soprattutto il doppio scalone di accesso al piano superiore, la vasta Sala Borsa con un loggiato conferiscono, oltre che monumentalità, grande prestigio al complesso, sottolineato dalla presenza di sculture in bronzo che ricordano illustri messinesi, opera razionalista di Antonio Bonfiglio. Pavimenti e scalinate in marmi policromi, lampadari, cancellate in ferro battuto, esprimono complessivamente un’eleganza e una ricchezza che non ritroviamo in nessun altro tra i pur fastosi edifici cittadini. Negli anni ’70 l’edificio viene appesantito da una sopraelevazione non del tutto coerente».
«Camillo Puglisi Allegra – conclude – realizzò altri palazzi a Messina. Tra questi la Galleria Vittorio Emanuele III (1929), la ristrutturazione di Villa Lella (oggi Tricomi – Sergio) sul viale della Libertà, il Palazzo di Marmo o Palazzo Rosa, in stile razionale, lungo corso Cavour, il Grand Hotel di Angelo Musco sul viale San Martino, poi demolito, e l’Ospedale Sant’Angelo dei Rossi, via Garibaldi – via Sant’Elia».
Se questi primi sei palazzi rappresentano un periodo d’oro per l’architettura di Messina, non si potrà dire lo stesso della ricostruzione avviata con il secondo dopoguerra e in particolare negli anni ’70 del ‘900 quando la speculazione edilizia deturperà parzialmente il territorio facendo perdere alla città dello Stretto la sua unicità e parte della sua bellezza, tra sopraelevazioni, demolizioni, ristrutturazioni, cambiamenti di tinta.
Sempre ai primi anni del ‘900, e in particolare al periodo immediatamente successivo al terremoto del 1908, risale la costruzione dei palazzi Coppedè di Messina.
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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