Il benservito dato dall’amministrazione ad Antonino Cama, ha sollevato il coperchio sulla situazione economico-finanziaria del Comune. Per gli habituè dei corridoi di Palazzo Zanca, l’allontanamento di Cama non rappresenta certo il classico fulmine a ciel sereno, visto che in più di una riunione di Giunta l’ormai ex Ragioniere Generale è salito prepotentemente sul banco degli imputati.
Nell’arco di questi anni, in più occasioni Cama sarebbe stato accusato di ritrarre la mano al momento della firma provocando il rallentamento degli iter degli atti amministrativi. Un equilibrio instabile durato fino a 72 ore fa, quando, con una delibera ad hoc, il sindaco di fatto ha “defenestrato” Cama.
Un allontanamento che sarebbe stato provocato proprio dalla ritrosia di Cama, che si sarebbe rifiutato di apporre la propria firma su alcune fatture già “approvate” dall’ufficio di Ragioneria e successivamente esitate dalla Giunta. Un passo indietro mal digerito dall’amministrazione, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e messo alle strette il sindaco Accorinti, che non ha potuto fare altro che prendere atto di un rapporto ormai logoro.
A pesare come un macigno è stata anche la mancata firma sulla rendicontazione del personale da inviare al Ministero, atto che per la Giunta è da portare avanti in tempi brevi, ma Cama avrebbe temporeggiato in attesa di ulteriori garanzie. Poi c’è l’altra faccia di questa vicenda, vale a dire la nomina del Segretario Generale, Antonio Le Donne, come nuovo Ragioniere Generale del Comune.
Lo stesso Le Donne capisce di essersi messo sopra le spalle un peso non da poco, ma adesso tocca bere un amaro calice che, almeno così pare, gli sia stato posto dal vicesindaco, Gaetano Cacciola. Sulla legittimità della nomina di Le Donne c’è già chi ha mostrato più di un dubbio, a partire dai capigruppo di Felice per Messina e del Partito Democratico, Giuseppe Santalco ed Antonella Russo.
Lo stesso Santalco, durante la seduta di Consiglio comunale che si è svolta martedì, ha definito l’allontanamento di Cama “golpe amministrativo”.
Antonio Macauda
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