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Libera circolazione e diritto di fuga: i temi della Carovana Internazionale Antimafie a Messina

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Per il ventennale della carovana Internazionale Antimafie, nata da un’idea dell’Arci Sicilia, sono stati scelti i temi della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento del lavoro dei migranti. La carovana giunta in città sabato mattina, organizzata da Arci, Libera, Avviso pubblico con Cgil, Cisl, Uil e Ligue de l’enseignement è arrivata con i furgoni alla tendopoli del Pala Nebiolo. Ad attenderla, fuori dai cancelli, un gruppo di militanti che ha messo in scena un’azione performativa per denunciare la “caccia ai migranti”, annunciata dalle gendarmerie europee. 

«Dal 13 al 26 ottobre, infatti ˗ puntualizza l’Arci ˗,  si avvierà un’azione congiunta coordinata dall’Italia; un’enorme retata su scala europea volta a criminalizzare i richiedenti asilo, arrivati in Sicilia, in fuga verso le “democrazie scandinave” e i “sans papier”».

La performance, con al centro il manifesto “Schedateci tutti”, è stata allestita dal Teatro Pinelli Occupato e dal Circolo Arci Thomas Sankara e ha  messo, anche, in luce un preciso cambiamento di rotta del governo italiano che  sino a qualche settimana fa ˗ si legge in una nota dell’Arci ˗, «soprattutto per siriani ed eritrei, lasciava che gli stessi, non identificati e foto segnalati, lasciassero la Sicilia per dirigersi verso il Nord Europa dove poter  presentare domanda di asilo  e ricevere così una vera accoglienza, molto differente da quella emergenziale predisposta dell’Italia, che si colloca, insieme alla Grecia, tra le  ultime posizioni europee per l’accoglienza materiale e i servizi di inclusione».

Alle 10.00 la delegazione dell’Arci ha fatto ingresso nella tendopoli e ha incontrato le 250 persone presenti, tra cui 91 minori, riunite in assemblea, per parlare di tratta, informare sulla realtà italiana legata al lavoro nero e allo sfruttamento dei migranti e richiedenti asilo.

La carovana, in seguito, attraversando la città, è entrata nella caserma di Bisconte. Qui ad attenderla, uomini dal Bangladesh, Nigeria, Gambia, Senegal, Guinea Bissau, Togo, Mali, che ˗ precisa ancora l’Arci ˗ «vivono ristretti in stanze poco spaziose piene di letti a castello, anche 90 posti in pochissimi metri e nient’altro. A margine dell’assemblea, si è avvicinato un gruppo di adolescenti i quali hanno rivelato la loro minore età. Tutte le persone presenti, anche da oltre un mese, a Bisconte e al Pala Nebiolo, non possiedono un attestato nominativo di richiedenti asilo, ma esclusivamente una targhettina di cartone dell’ente gestore che gli permette di poter uscire durante il giorno».

L’Arci ha dovuto introdurre degli elementi illustrativi sulla loro condizione giudica, sconosciuta da tutti, e chiederà al Questore di rimuovere gli  impedimenti che ostacolano l’inizio della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e l’allontanamento, da luoghi promiscui, per i minori presenti  nella caserma Bisconte.

Nel pomeriggio, la mostra fotografica “Nuovi schiavi” al Circolo Arci Thomas Sankara, con immagini di sopraffazione ma anche di riscatto, realizzate da Gabriel Loisy, Elena Perlino e Roberto Tenace.

Alle 19.00 la proiezione del film Schiavi di Stefano Mencherini che racconta l’esperienza disastrosa dell’accoglienza dei richiedenti asilo, post Primavera araba, realizzata dalla Protezione Civile e  denominata Emergenza Nord Africa, ingranaggio che ha aperto le maglie dello sfruttamento lavorativo nelle campagne, nell’edilizia, nei servizi e della riduzione in schiavitù  di decine di migliaia di donne e uomini di origine straniera, così come testimoniato dalle vittime e dai rappresentanti della Cgil.

A seguire un spazio ricreativo con i minori stranieri non accompagnati, sostenuti direttamente dal circolo Sankara, «minori ospitati in strutture di emergenza ˗ conclude l’Arci ˗ ma anche purtroppo nella tendopoli. Grave violazione, che se pur denunciata, non ha trovato soluzione  e che è una delle gravissime conseguenze della mancata chiusura di un luogo insalubre e inadatto come il Pala Nebiolo».

 

 

 

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