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Sicilia. Arrivano i Poli penitenziari per l’istruzione dei detenuti

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Un’importante novità per i detenuti siciliani. In seguito all’accordo-quadro tra il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Siciliana, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria in Sicilia, le Università di Palermo, Catania, Messina ed Enna “Kore”, la Regione si impegnerà ad attivare i Poli universitari penitenziari. Con questa decisione, la Sicilia conferma la sua attenzione per le condizioni dei detenuti e diventa la seconda regione, dopo la Toscana, a finanziare l’istruzione dei detenuti grazie alla collaborazione tra università e amministrazioni penitenziarie.

L’accordo è stato raggiunto nella giornata di giovedì a Palazzo Orléans. Tra i firmatari: il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, l’assessore regionale Roberto Lagalla, il Garante regionale dei diritti dei detenuti, Giovanni Fiandaca, il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Cinzia Calandrino, i delegati degli Atenei Fabio Mazzola (Palermo), Fabrizio Siracusano (Catania), Anna Maria Citrigno (Messina), Agata Ciavola (Enna) e il presidente della Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i Poli universitari penitenziari, Franco Prina.

«È un evento al quale attribuisco un alto valore morale» ha dichiarato Musumeci. «La Sicilia si intesta una battaglia che diventa punto di riferimento per altre regioni e per il futuro. In questi tre anni, come governo regionale, abbiamo dedicato particolare attenzione a tutta la popolazione penitenziaria».

Soddisfatto anche l’assessore Lagalla: «Questo governo sta guardando continuamente alle collaborazioni di largo respiro per la realizzazione di obiettivi rilevanti. Attraverso gli strumenti finanziari che erogherà, la Regione dà il supporto operativo a una iniziativa che va tutta nella direzione del recupero sociale dei detenuti e simbolicamente fornisce l’idea di una istruzione che emancipa rispetto al delitto».

L’accordo si inserisce nel contesto delle singole convenzioni che le istituzioni regionali firmeranno con gli atenei, come ha spiegato il provveditore Cinzia Calandrino. «Raggiungiamo un accordo-quadro che si declinerà in singole convenzioni con le Università siciliane per dare a tutti i detenuti l’opportunità di effettuare studi universitari» ha detto Calandrino. «Come amministrazione penitenziaria dobbiamo agevolare l’istruzione, perché la cultura stimola una revisione critica del proprio passato, aiuta i detenuti anche a potere reinserirsi nella società e dà una libertà di pensiero che va assicurata a tutte le persone in esecuzione della pena».

Cosa sono i Poli universitari penitenziari

L’iniziativa è rivolta a tutti i detenuti, gli internati e i soggetti in esecuzione penale che si trovano in Sicilia. I Poli forniranno dei percorsi formativi che permetteranno la riabilitazione psicosociale. Le attività didattiche si svolgeranno nelle sedi designate dal Provveditorato in base alla disponibilità delle istituzioni universitarie.

Gli atenei dovranno garantire:

  • la didattica negli istituti penitenziari;
  • tirocini curriculari per gli studenti universitari;
  • misure economiche che incentivino l’iscrizione e la frequenza anche per i detenuti indigenti;
  • l’accesso a strumentazioni tecnologiche, materiale didattico e banche dati agli iscritti.

Sarà infine compito delle università redarre una relazione annuale sulle attività svolte nei Poli da trasmettere alla Regione.

In Italia sono presenti quasi 1.000 studenti-detenuti appartenenti a 80 istituti penitenziari convenzionati con 37 università italiane. Il 60% dei frequentanti sono detenuti in regime di media sicurezza, il 34% di alta sicurezza. Soltanto l’1,5% degli iscritti stanno scontando il 41 bis, mentre il 2% degli studenti universitari detenuti sono donne.

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