In vista delle prossime elezioni amministrative 2022 a Messina, diamo il via a un appuntamento in compagnia del prof. Francesco Pira, sociologo e docente al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, per approfondire la comunicazione politica: di cosa si tratta, che differenza c’è tra comunicazione politica ed elettorale, quali solo le strategie e gli errori da non commettere. Parafransando quindi il titolo di una popolare serie tv, iniziamo questo viaggio verso le elezioni amministrative di Messina, per tentare di capire “Le regole del comizio perfetto”. Indagheremo ogni singolo candidato a sindaco di Messina e che tipo di scelte comunicative, rivolte ai cittadini, che delle elezioni amministrative sono i veri protagonisti, vengono fatte.
Dei candidati a sindaco di Messina non abbiamo ancora i programmi, ma i nomi ci sono tutti: Maurizio Croce per il centrodestra; Federico Basile appoggiato dal dimissionario Cateno De Luca; Franco De Domenico per il centrosinistra; Gino Sturniolo con “Messina in Comune” e Salvatore Totaro con “Futuro, Trasparenza e Libertà”. In questa puntata parliamo di propaganda permanente, cosa è rimasto dell’esperienza di De Luca e di Accorinti e del nuovo format lanciato sui social dall’ex Vice Sindaco di Messina, Carlotta Previti.
Elezioni amministrative 2022 Messina
A spiegarci di cosa si occupa la comunicazione politica è il docente dell’Università di Messina Francesco Pira, che da sempre si occupa di queste tematiche. «Uno dei grandi equivoci – dice il prof. Pira – che ancora persiste, anche in questo periodo, è quanta propaganda ancora ci sia nella comunicazione politica. In Italia, come dicono all’estero, si parla di permanent campaign: 365 giorni l’anno, perché nel nostro Paese si vota spessissimo e l’agenda politica diventa quasi elettorale. Ma tra la comunicazione politica e quella elettorale c’è una profonda differenza. La comunicazione politica traccia i tre elementi fondamentali: valori, contenuti e strategie.
Questa condizione di permanent campaign – continua Pira – va a vanificare le stesse elezioni. Pensiamo anche a Messina, già si progetta una campagna elettorale, strizzando l’occhio a quello che accadrà alle regionali e nazionali. Oggi ha ancora senso, in democrazia, parlare di propaganda politica? Quella propaganda tipica del ventennio che vuol dire indottrinamento, rivolgendoci agli elettorali con un certo senso di potere.
La comunicazione invece è fondamentale, da una parte per i cittadini che possono far ascoltare le loro istanze, dall’altra per i candidati, per ottenere il consenso. Negli ultimi anni, le spinte populiste ci hanno portato a non considerare che una buona parte della popolazione non vota. Questo fa comprendere, sia il fallimento della politica sia il fallimento della comunicazione politica. Si è creato, in questo modo, un forte assottigliamento della comunicazione politica, per cui la dimensione nazionale si ripete in piccolo in situazioni locali».
Messina al voto
Francesco Pira è autore di diversi libri dedicati proprio alla comunicazione politica, tra gli altri: “Comunicazione e Potere” scritto insieme a Enzo Kermol (CLEUP Edizioni) e “La NET Comunicazione Politica” (FrancoAngeli); proprio quest’ultimo testo si concentra su come un leader politico, nel nostro caso i candidati a sindaco alle prossime amministrative del 12 giugno 2022, possano avere consenso sui social. Ma come si dovrebbe parlare, in termini di comunicazione politica, ai messinesi?
«Bisogna capire – dice ancora Pira – che cosa è rimasto dell’esperienza di Cateno De Luca, un sindaco che ha avuto, soprattutto sui social, un consenso diverso rispetto ai sindaci del passato. Messina ha dato segnali di rottura, anche con Renato Accorinti, che aveva dei ritmi del pacifismo e della protesta, dei movimenti ambientalisti: ritmi comunicativi molto sostenuti. Messina, anche quella volta, aveva sposato quel tipo di proposta politica.
Bisogna capire cosa è rimasto di queste due esperienze, cosa ha inciso. C’è una differenza sostanziale tra popolarità e consenso: adesso, per esempio, i canoni comunicativi del candidato appoggiato da De Luca sono diversi, sembra una persona sicuramente più pacata, più prevedibile almeno da quello che ha fatto vedere, quindi assisteremo a un tipo di comunicazione diversa. Allo stesso tempo il peso di De Luca si farà sentire in questa competizione elettorale, ma è difficile quale comunicazione sarà perché non ci sono ancora i competitor.
La sensazione che si ha dalle suggestioni della pre-campagna elettorale, è tutti contro Cateno. Tutti gli schieramenti politici vogliono spezzare la continuità della vecchia Amministrazione, che non è lo stesso di chi va a votare. In questo momento è difficile fare una strategia di comunicazione, senza sapere chi sono i veri candidati».
La campagna elettorale
Non siamo ancora entrati nel vivo, ma già alcuni candidati hanno dato il via ai tour elettorali per incontrare i cittadini nei diversi quartieri di Messina, ma quali sono gli eventuali errori da non commettere? «Questa campagna elettorale – aggiunge il prof. Francesco Pira – risentirà ancora di alcune restrizioni legate al covid. Sarà una campagna crossmediale, che implica un uso intelligente dei social network, che possono diventare anche una pericolosa arma se usati in maniera inconsapevole. Una campagna elettorale in cui la crossmedialità deve andare di pari passo con eventi mirati, per dare risposte a una città che ancora ha tante domande». Calzante, in questo senso, il recente progetto dell’ex Vice Sindaco di Messina Carlotta Previti, che ha pubblicato sui social la prima di una serie di episodi dedicati alla “Una vita di Carlotta”. Prof. Pira può funzionare questo tipo di format?
«Certo che può funzionare, Cateno De Luca fa le dirette in pigiama: quella che viene chiamata la democratizzazione del privato. Funzionano due cose: le storie e mettere insieme quello che è particolarmente interessante per chi popola i social network, amiamo guardare dal buco della serratura, ma questo si deve fermare a un certo punto. In questo momento, sembra quasi di vedere soltanto uno schieramento ma non dimentichiamoci che tra qualche settimana le cose cambieranno. Non sono convinto che il consenso sui social indichi un voto, il voto è un’altra cosa. Il fatto di avere un fortissimo seguito virtuale, non vuol dire che le persone possano votare per te». Per adesso ci fermiamo qui, la strada verso il 12 giugno è ancora lunga e tutto, come dice il prof. potrebbe succedere.
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