La questione “ospedale Piemonte” è destinata a tener banco anche nelle prime settimane del 2016. L’anno è terminato con le polemiche che hanno accompagnato il trasferimento dei reparti di Ginecologia, Ostetricia e Utin nel nuovo punto nascita del Papardo e adesso politici, sindacati e associazioni hanno acceso i riflettori sul patrimonio immobiliare del nosocomio di viale Europa, destinato ad essere assorbito dall’Irccs.
Si continua a parlare di scippo. Il polverone è stato alzato dalla deputata 5 Stelle Valentina Zafarana, seguita poi dal leader Udc Giampiero D’Alia. A finire sul banco degli imputati la delibera Grasso – Formica che, secondo quanto dicono i contestatori, “regalerebbe” l’ospedale Piemonte di Messina all’Ircss Bonino – Pulejo con grave danno all’azienda Papardo.
L’emendamento, che riguarda la paternità e il successivo trasferimento del patrimonio immobiliare verrà votato all’Ars il prossimo 7 gennaio dopo il rinvio della seduta dello scorso 30 dicembre. E proprio il 30 dicembre si è assistito a uno scontro Picciolo – D’Alia. Il primo, sulla scorta del parere del Ministero, ritiene che gli immobili vadano all’Ircss mantenendo la proprietà della Regione, il secondo ribalta tutto sottolineando come lo stesso Ministero indichi la possibilità di lasciare tutto nella mani dell’azienda Papardo. Il Ministero, sull’accorpamento della struttura con l’Irccs Bonino – Pulejo, previsto dalla legge regionale, non rinviene “principi fondamentali determinati del legislatore nazionale” a rimette alle amministrazioni competenti “ogni valutazione al riguardo”.
E sulla vicenda è tornato ieri lo stesso D’Alia. “La città di Messina attende risposte chiare sul destino dell’ospedale Piemonte”. Il tema della proprietà del nosocomio non è meramente tecnico, come alcuni parlamentari regionali in mala fede vogliono fare intendere, ma è politico nel senso più importante della parola. Alla nostra città – prosegue – bisogna dire la verità senza continuare a raccontare bugie: se, come concordato, si vuole trasformare il Piemonte nella cittadella della Salute, implementando i servizi sanitari della città e valorizzando il ruolo del nostro ospedale storico o se viceversa si ritiene che l’ospedale vada definitivamente chiuso e trasformato in una struttura sanitaria specialistica di riabilitazione, sicuramente importante ma con scopi diversi e limitati”.
La Uil, intanto, con una nota del segretario Pippo Calapai, sollecita la politica a chiudere nel più breve tempo possibile la partita, ribadendo il suo appoggio al Comitato di Marcello Minasi. “Il percorso di fusione Piemonte-Irccs ha subìto una brusca frenata per le solite beghe politiche che non possono appartenere a chi si è speso in questi mesi per salvare l’ospedale Piemonte dai propositi di chiusura. Ci auguriamo che il 7 gennaio, all’Ars venga approvato l’emendamento che sancisce il trasferimento delle proprietà immobiliari al Neurolesi, così da scrivere la parola fine ad un vicenda che sta diventando per certi versi stucchevole. Al nostro sindacato interessa solo il “bene” della città, ovvero la salvezza dell’ospedale Piemonte, le beghe non ci riguardano come non ci interessa a chi andranno i beni.
La Uil-Fpl, inoltre, auspica che il ‘Comitato’, continui a sostenere con il nostro sindacato la battaglia intrapresa a suo tempo per scongiurare la chiusura dell’ospedale Piemonte. Il nostro sindacato ha sempre difeso gli interessi della città e dei propri lavoratori senza strumentalizzazioni di alcun genere. Confidiamo, pertanto, nell’assunzione di responsabilità della politica messinese e del governatore Rosario Crocetta affinché si completi il percorso intrapreso, e invitiamo chi fa ostruzionismo a mettere da parte ogni proposito bellicoso, perché la città non può subire l’ennesimo scippo”.
Una situazione ingarbugliata che non verrà risolta prima del 7 gennaio. Intanto, entro il 16 gennaio l’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi dovrà scrivere la parola “fine” alla vicenda con la firma del decreto attuativo.
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