Un’occasione sprecata per Messina, questo quanto traspare dalle parole dell’assessore all’Autogestione dei Beni Comuni Daniele Ialacqua che, in un sentito post pubblicato sulla propria pagina Facebook, ricorda come in molti Comuni italiani sia possibile affidare gratuitamente immobili ad associazioni e cittadini, ma non nella città dello Stretto.
Bologna, Roma, Napoli, sono solo alcuni dei 120 Comuni dotati di un apposito regolamento finalizzato a permettere l’affidamento gratuito e la gestione di beni in disuso, di proprietà della Municipalità, da parte di enti e associazioni no profit, per scopi sociali. Si tratta, in linea di massima, di immobili – ma anche oggetti d’arredo, strade, spazi – confiscati o donati alla città da privati, che non vengono più utilizzati e che, una volta effettuata una mappatura, una sorta di censimento, potrebbero rappresentare una risorsa, dei luoghi o dei beni in più di cui fruire.
Nel 2015 , ha spiegato l’Assessore, il Laboratorio Messina per i Beni comuni e le Istituzioni partecipate, costituito dall’Amministrazione nel 2014, aveva portato in Consiglio una proposta di regolamento approvata dalla Giunta, dalle sei Circoscrizioni e da circa 300 esponenti di associazioni e operatori culturali, ma il progetto si è concluso con un nulla di fatto. Il Consiglio Comunale avrebbe richiesto di discuterne in un momento successivo, arrivando a portarlo in Aula il 24 aprile 2018, alla fine del mandato. In quest’ultima occasione utile il numero legale per l’approvazione della proposta è caduto.
«Sarebbe bastato approvare lo stesso regolamento degli altri comuni – ha scritto Ialacqua su Facebook – con il quale è possibile individuare dei beni immobili che, tramite un patto di condivisione con i richiedenti, vengono poi restituiti alla città e aperti alla fruizione pubblica per attività sociali, culturali, ludiche».
Ma la proposta, bollata da alcuni come “ideologica” non è andata a buon fine. Questo, ha sottolineato l’Assessore: «Grazie al Consiglio Comunale e a qualche burocrate ottocentesco, Messina non ha un regolamento sui beni comuni che permetta di affidare ai cittadini gratuitamente la gestione di immobili abbandonati da rigenerare e aprire alla fruizione pubblica».
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