La Natività nell’arte messinese
Non si può intraprendere un viaggio tra le tradizioni del Natale a Messina – o in qualunque altro posto del mondo – senza inciampare nell’arte, da sempre espressione della comunità che la produce e la ammira, specchio dei valori, del credo, delle paure e delle speranze dei popoli di tutto il globo. La prima tappa di questo nostro percorso, delineato dalla guida esperta Franz Riccobono, sarà quindi il Museo Regionale di Messina, dove ancora oggi sono custodite le tracce dei Natali passati.
«In ambito artistico – spiega Franz Riccobono – il tema del Presepe, o comunque della Natività di Gesù è documentato a partire più o meno dal ‘500. Testimonianze se ne trovano in varie chiese di Messina, ma soprattutto nel Museo Regionale, dove si possono notare opere di grande prestigio che testimoniano l’attenzione dei messinesi verso questo evento centrale della cristianità. Il più noto è certamente il dipinto del Caravaggio “Adorazione dei Pastori”, oggi custodito al MuMe».
«Ma lungo il percorso museale – prosegue –, sono numerose le raffigurazioni che hanno per oggetto il presepe, dalle pale d’altare ai bozzetti presepiali a mini-sculture; tutte opere di grande, medio e piccolo formato spesso destinate ad uso domestico. Vale la pena ricordare, a titolo di esempio, un piccolo presepe in avorio del XVII secolo e una bella composizione in cera policroma attribuita al plastificatore messinese Giovanni Rossello. Sempre in ambito scultoreo, ma di grandi dimensioni abbiamo un gruppo marmoreo riferito a Rinaldo Bonanno, realizzato nella seconda metà del ‘500, in cui è raffigurata la Natività in maniera possente e raffinata, com’era nello stile di questo famoso scultore. Lo stesso tema lo ritroviamo, inoltre, nelle argenterie».
Il culto del bambino di cera
Altra tradizione legata al Natale messinese è quella del culto del bambino di cera. «Tale culto – chiarisce Franz Riccobono – nasce a Messina nel 1712. In quell’anno, il bambino di cera del presepe allestito da Padre Fabris nella chiesa di San Gioacchino lacrimò. All’evento seguì un vero e proprio processo canonico al fine del quale il Tribunale Ecclesiastico dichiarò la veridicità del miracolo. Nacque così il culto del Bambino Gesù di Cera che pian piano si diffuse in tutta la città. Da allora – prosegue –, e fino al terremoto del 1908, in ogni casa di Messina si poteva trovare una statuetta del bambino Gesù, realizzata in cera e conservata in una carabattola di legno decorata».
«Lo stesso Padre Fabris – prosegue Riccobono –, a suo tempo, commissionò alla bottega degli Juvara, famiglia di capaci argentieri, una teca speciale in cui custodire il bambino di cera. Questa teca, costituita da una struttura portante in rame, le cui quattro pareti erano fatte di cristallo, veniva conservata in un ambiente chiuso a cui si accedeva attraverso un portello in rame sbalzato, cesellato e dorato».
(1871)