Agenzia Entrate: chiudono le sedi di Milazzo, Patti e Taormina. L’Usb pronta alla mobilitazione

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«Invece di aprire e creare, continuano a chiudere e smantellare. Una politica ancora più assurda in un territorio come il nostro già alla fame di servizi, lavoro, occasioni e opportunità», così Vincenzo Capomolla, delegato di Usb (Unione Sindacale di Base).

A suscitare grande preoccupazione la chiusura delle sedi dell’Agenzia delle Entrate di Milazzo, Patti e Taormina. «Alla faccia della lotta all’evasione fiscale – afferma Capomolla – rimasta evidentemente ormai pura retorica, con un’organizzazione che chiude e abbandona il territorio e le imposte che continuano a gravare per oltre l’80% su lavoratori dipendenti e pensionati».

La chiusura, a breve, delle sedi di Milazzo, Patti e Taormina, «solo per limitarci all’immediato e al territorio messinese» non può che provocare rabbia. «Chi dovrà rivolgersi al Fisco – prosegue la nota dell’Usb – dovrà armarsi di tempo e pazienza, accomodarsi in uno degli efficientissimi servizi pubblici siciliani e venire a Messina o chissà dove tutte le volte che sarà necessario. Oppure pagare un professionista o un operatore che lo faccia al posto suo». Un disagio che certo non aiuterà ad alleviare il fenomeno dell’evasione né a venire incontro ai cittadini contribuenti che si ritroveranno ad affrontare numerosi disagi.

«Perché le chiusure? Per la sede di Milazzo, dopo qualche decennio – precisa Capomolla –, si sono accorti che i locali non sono a norma. Non solo, ci hanno anche informato che non ci sono altri immobili possibili: insomma, a Milazzo, oltre l’Agenzia il deserto».

«In genere – continua – si motiva con ragioni di tagli di spesa che francamente sono ridicole visto che l’Agenzia continua da quasi 20 anni, anche in questa regione, a pagare decine di milioni di euro l’anno per canoni d’affitto ma chiude sedi che incidono solo per qualche decina di migliaia. Ancora, invece di chiudere e smantellare, perché l’Agenzia è così refrattaria ad immobili pubblici, magari da riadeguare ma poi, quelli si, gratis? C’è un motivo?».

«Su tutto questo abbiamo scritto al Prefetto – conclude il responsabile Usb – chiedendo un incontro e interventi, così come abbiamo scritto agli ordini professionali e programmato nuove assemblee con il personale. Perché, lo ripetiamo, la questione non riguarda solo il fisco e i lavoratori, ma un territorio intero che avrebbe bisogno di nuove occasioni, servizi e lavoro, non di una politica fatta di chiusure e smantellamenti che desertifica e impoverisce ulteriormente una condizione già così difficile».

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