Si è accesa la polemica nelle scorse ore sul restauro della Sala Laudamo di Messina, riconvertita per ospitare solo concerti e non più le altre attività culturali. A entrare nel dibattito è l’assessore alla Cultura della Giunta Accorinti, oggi candidato al Consiglio comunale nella lista Coalizione Civica per Messina, Federico Alagna: «Al di là della vicenda specifica, a mio avviso il problema reale concerne proprio gli spazi destinati ad attività culturali nel loro complesso».
Martedì 3 maggio è stata inaugurata la “nuova” Sala Laudamo. La sala restaurata sarà destinata solo ai concerti, come era previsto inizialmente quando fu costruita. Non tutti però sono stati d’accordo con questa scelta, che hanno trovato limitante rispetto a una stagione in cui lo spazio era aperto anche al teatro di prosa.
Le fazioni in campo sono due: da un lato c’è chi difende l’operazione di restauro e ricorda che la struttura, alla sua nascita, è stata pensata come sala da concerti, e che il fatto che nel corso del tempo abbia subito delle trasformazioni per essere adattata a teatro di prosa non è stato necessariamente un fatto positivo, perché le modifiche intervenute hanno finito per stravolgere l’idea stessa dello spazio pensato per la musica; dall’altro c’è chi invece sottolinea come l’uso diversificato della Sala Laudamo abbia consentito al al pubblico messinese di assistere a spettacoli di alto livello in uno spazio particolarmente suggestivo, e a molti artisti, messinesi e non, di andare in scena in una città in cui i luoghi adibiti alla cultura scarseggiano.
«In effetti – commenta l’ex assessore Federico Alagna – al di là della vicenda specifica della Sala Laudamo, a mio avviso il problema reale concerne proprio gli spazi destinati ad attività culturali nel loro complesso. Che sono pochi, spesso in condizioni che lasciano parecchio a desiderare, e gestiti sulla base di logiche che nulla hanno a che vedere con le esigenze del settore artistico».
«In questa città – prosegue – manca una vera politica culturale, manca una visione d’insieme. La questione Sala Laudamo è solo un tassello nel più ampio mosaico che comprende l’auditorium del Palazzo della Cultura (anch’esso primariamente destinato alla musica), il Teatro Vittorio Emanuele, quello che fu (e non si sa bene che sarà) il Teatro in Fiera. Ma anche gli spazi all’aperto, dall’Arena Cicciò al Giardino Corallo, o i luoghi abbandonati, per i quali ci si è spesi in passato, con progettualità condivise, ma che sono stati del tutto dimenticati in questi ultimi anni (due esempi su tutti: la Casa del Portuale e l’ex Macello)».
«Il nostro impegno – conclude Federico Alagna – è quello di far sì che si riprenda una politica di ascolto e collaborazione sinergica con il mondo della cultura della nostra città, che si riattivi una liberazione degli spazi culturali (avviata in una breve stagione e bruscamente interrotta nel 2018, con un deciso ritorno al passato), che si faccia largo una visione d’insieme, dove possano trovare spazio tutte le espressioni artistiche, con una classe politica che abbia l’umiltà di ascoltare le persone, i luoghi e le loro storie».
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