Novo canta ancora “Chiù Forti”: il nuovo singolo

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L’ultima volta che abbiamo incontrato Alessandro Capurro, in arte Novo, eravamo rimasti a “Palluni Ruccati”, uscito a giugno 2021, e all’apertura del concerto di Alessio Bondì al Retronouveau di Messina. Adesso con questo lavoro, “Chiù Forti“, le atmosfere si fanno più cupe e il dialetto messinese scava ancora di più nelle viscere. Così, in occasione della nuova uscita, abbiamo scambiato due chiacchiere con il cantautore messinese, che proprio stasera, giovedì 23 giugno, tornerà sul palco del club di via Croce Rossa, per presentare al pubblico la sua nuova canzone.

Il nuovo singolo di Novo

Se “Palluni Ruccati” raccontava della vita dei quartieri di Messina, tra ginocchia sbucciate e granite sciolte al sole, e di come si sorride anche se questa città talvolta ci volta le spalle, “Chiù Forti” è un grido di dolore ancora più acuto, più esteso. Novo, le atmosfere del nuovo singolo sono totalmente diverse. Che cosa è successo? «È successo che la voglia di cantare in siciliano (siculo/messinese) è rimasta, ma con il bisogno di dirigermi verso nuove vie sonore. Sentivo l’esigenza di battere ancora questa via linguistica, ma mischiando un po’ le carte in tavola ed evitando cliché sonori (per quanto in realtà possano piacermi). Quella siciliana è una lingua ricchissima e si cala benissimo in quel mare magnum che può essere definito rock, il tutto mantenendo, comunque, un’identità cantautorale».

Nuove vie sonore, quelle intraprese da Novo, che hanno trovato la direzione giusta grazie alla neonata Tuma Records, che ne ha curato la produzione artistica. Insieme a Novo, ci sono, infatti, Claudio La Rosa alla batteria, Giuseppe Ruggeri al basso, Sergio Parisi alla chitarre e il mastering curato da Ottavio Leo. Che tipo di lavoro è stato fatto? «Il lavoro – ci racconta Novo – si è diviso in più fasi: la prima, conoscitiva, dove sostanzialmente ho fatto sentire i nuovi brani voce e chitarra ai ragazzi di Tuma; la fase delle referenze musicali, dove si decide la direzione sonora dei brani facendo anche degli ascolti d’insieme e quella dell’arrangiamento vero e proprio, in questo caso curato da Claudio La Rosa del Dalek Studio. Avendo in mente questa direzione rock credo che la “struttura” Dalek sia caduta a pennello. Colgo l’occasione per esprimere tutta la mia contentezza per la collaborazione con Tuma Records e ringraziare la persona che mi ha tirato dentro, ovvero Gianluca Fontanaro».

Novo canta Messina

Atmosfere diverse ma dialetto imprescindibile, che per Novo non nasconde insidie o segreti; in “Chiù Forti” si sente ancora di più il legame di Novo con l’Isola. Com’è nato il testo del pezzo? «Il testo nasce in un momento di grande difficoltà personale, dove la terra si era fatta arida più che mai e “nulla riusciva a crescerci”. Il gesto della resistenza contro le avversità diventa “gesto poetico”, gesto che fa crescere cose, laddove cose non crescono. Lì dove la terra brama una goccia d’acqua per arricriarsi. Questa è la visione che ha plasmato il testo di Chiù Forti». Qual è la goccia che cade a terra e cosa dobbiamo fare per fare crescere qualcosa? «Il verbo “fare” è la parola chiave. Cresce tutto ciò che viene curato, diventa vero ciò che si coltiva».

Novo, questa tua versione più cupa da quanto tempo la tenevi dentro? «Queste tinte scure sono state sempre presenti. Credo che in ognuno di noi abiti una molteplicità che spesso viene fuori o tramite una sintesi o per predominanza di uno dei colori, dipende molto dal periodo e dal percorso di vita che si sta facendo». E il percorso di Novo procede verso l’uscita del disco, in programma per la primavera del 2023, e per cui verrà lanciata una campagna di crowdfunding per sostenerne la realizzazione. Se invece avete voglia di ascoltare Novo dal vivo, stasera si esibirà al Retronouveau, in occasione di un’altra tappa del TreNino, organizzata dall’Associazione Nino Cucinotta.

(Foto di Alessia Iraci)

 

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