Sono giovanissimi e perfetti per “Generazione N”, lo spazio dedicato ai talenti Z della città: The Whistling Heads, infatti, hanno poco meno di 20 anni e raccontano in musica, rullanti, giri di basso, come uscire dalla noia di una piccola provincia come Messina.
Così abbiamo incontrato Giuseppe Arnao (batteria), Samuele Costa (basso), Santino Mondello (chitarra) e Alberto Zaccaro (voce e chitarra) per scambiare due chiacchiere e capire come si combatte la routine, la stessa che cantano in “Shoot Shoot”, in uscita il 30 giugno; nuovo singolo estratto dal disco d’esordio “Dull Boy”.
Generazione N, dal Retronouveau all’Ellenic Fest
Cominciano a suonare insieme quasi per caso, e quasi per caso conoscono Davide Patania, direttore artistico del Retronouveau, fautore del primo concerto della band. «Io lavoravo lì – racconta Alberto – però lui non sapeva che avessi un gruppo. Ho visto che faceva una serata con alcuni musicisti di Messina e gli ho chiesto se potevamo suonare anche noi, così ha voluto sentire qualche demo, non credo che all’inizio gli siano piaciuti i pezzi. Poi è capitata una serata buca, pensavamo di fare solo venti minuti e invece è stato il nostro primo concerto».
«Dopo il concerto – dice Santino –, Davide ci ha mollato le sue belle batoste; è il tipo di persona da bastone e carota: all’inizio era molto bastone, ma era giusto. Come sempre filtriamo le cose che ci dicono nella maniera più positiva possibile». «Davide – continua Alberto – ci ha fatto diventare reali, ci ha creato un’immagine che prima non avevamo». Un po’ come Andy Warhol che creava e riempiva, metteva e toglieva e faceva girare uno sconosciuto Bob Dylan su una sedia, solo per il gusto di riprenderlo.
Il primo disco dei The Whistling Heads
Da quel live sono cambiate un po’ di cose: hanno lavorato, per esempio, a “Dull Boy“, il loro disco d’esordio in uscita a settembre 2023, registrato all’Abbey Rocchi Studios di Roma, in uscita per Disasters By Choice. Dodici tracce (ascoltate in anteprima) che si muovono tra il post punk, il rock, il britpop.
«Le tracce – dice Samuele – sono nate da temi comuni, c’è un filo conduttore tra i testi: l’essere annoiati e chiusi in un realtà che non ti soddisfa. Vorresti fare ma poi ti stronchi». «Ci siamo resi conto – aggiunge Giuseppe –, che il filo conduttore era quello della noia».
«La musica vuole trasmettere un disagio, per migliorare le cose. Non c’è un dialogo, – dicono quasi in coro – è tutto molto prevedibile, siamo annoiati dalla ripetizione delle cose, dalle aspettative che poi non si rispettano. Siamo come bloccati nel digitale, che ci unisce solo per finta. L’assenza dell’esperienza crea noia, i ragazzi non sono interessati a scoprire. Ma anche quelli che sono interessati, magari non sono le persone giuste».
Il primo ascolto di “Dull Boy”
Chitarre fluide, morbide e lunghe raccontano questa voglia di uscire fuori da giornate sempre uguali; c’è sicuramente un’idea, che nel tempo diventerà più forte e sicura, di che musica vogliono fare The Whistling Heads. Due le anime del disco: una che spinge per lasciare andare gli strumenti al loro volere, un’altra che ha ancora bisogno delle parole per esprimersi. Si sente che a suonarlo sono dei giovani, nell’accezione più positiva del termine: c’è quella bellezza che tutto è ancora possibile, che l’amore è assoluto, che la vita è divertente, se ci balli sopra.
In attesa dell’uscita di “Dull Boy”, l’8 agosto The Whistling Heads saranno sul palco dell’Ellenic Music Festival di Agrigento in apertura di Fujiya e Miyagi, Editors, Rival Consoles.
(Foto di copertina, da sinistra: Alberto Zaccaro, Giuseppe Arnao, Samuele Costa, Santino Mondello)
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