Torrente Giostra
«Altro corso d’acqua imponente – spiega Franz Riccobono – che, così come il Camaro, segnava il limite nord della pianura alluvionale è il Torrente Giostra che nel corso dei secoli ebbe varie denominazioni, da “San Francesco”, a ricordo del transito dell’omonimo Santo paolano, “fiumara di Milazzo” in quanto portava in direzione di quella città prima della costruzione della strada della “Colla”, via questa del torrente Giostra segnata nella biforcazione a monte dalla presenza del Monastero di Santa Maria della Valle (o della Scala) detto poi “Badiazza”; monastero come tanti altri posto a controllo di una via di transito importante come via Palermo che sino alla costruzione dell’autostrada costituiva la via di uscita a nord della città per dirigersi sul versante tirrenico dei peloritani.
Lungo questo corso d’acqua a nord vi era il villaggio San Michele da cui, risalendo la collina, si potevano raggiungere i villaggi di Salice, Castenea e le Masse. Nel 1855 una terribile alluvione colmò gran parte della valle interrando l’edificio della Badiazza e facendo scomparire del tutto il relativo Monastero. Un’antica incisione inglese del 1822 raffigura l’edificio medievale posto su un’altura in posizione del tutto diversa da quella d’oggi. L’abbandono di questo monumentale edificio ha contribuito alla dispersione del patrimonio cospicuo che lo caratterizzava. Solo alcuni reperti si conservano ancora oggi nelle collezioni del Museo Regionale, in particolare brani di mosaico che, come sappiamo da testimonianze ottocentesche, ricopriva per intero le pareti dell’interno della chiesa.
All’incrocio dei rami di San Michele e Badiazza per tanti secoli resistette il Monastero di Gesù e Maria Superiore, per distinguerlo dall’omonimo posto all’inizio di via Palermo, in contrada Muricello, dove oggi insiste il plesso della scuola Boer. Intorno a questo Monastero è aperto il dibattito circa l’allocazione della tomba del nostro Antonello».
In età medievale, lungo l’asse del Torrente Giostra si distribuivano i padiglioni della “Fiera Franca” che ebbe sede altresì nel limitrofo piano del Santo Sepolcro come pure più a Sud lungo le banchine del Porto. Il toponimo Giostra pare abbia origine dalla giostra per i cavalli berberi tenuta in quella contrada probabilmente dove oggi sopravvivono i monumentali resti della Villa De Gregorio».
Torrente Annunziata
«Spostandosi ancora verso nord – prosegue Franz Riccobono – si incontra una valle breve denominata San Licandro (in realtà Nicandro, dal nome del monaco che qui si era ritirato). Subito dopo segue il più ampio Torrente Annunziata, il cui bacino d’acque è particolarmente consistente e, non a caso, ancora in epoca recente ha dato luogo a fenomeni alluvionali. Anche questo è da considerarsi un percorso per risalire i Monti Peloritani e raggiungere il versante tirrenico di Messina. Il territorio, come documentato da ritrovamenti archeologici, era frequentato sin da epoca preistorica, in particolare in contrada non a caso detta “Ciaramida”, come pure più in alto, presso Monte Tidora, è stato ritrovato un insediamento di età pregreca.
In epoca più recente, la valle ospitò Eustochia, la Santa messinese, come testimoniano gli ambienti ancor oggi conservati che per tradizione vengono indicati come la casa natale della monaca. Anche alla foce del Torrente Annunziata sono state ritrovate alcune sepolture entro pitoy dell’Età del Bronzo (XIV-XII secolo a.C.) oggi esposti al Museo assieme a una preziosa pisside grafita correlata alle sepolture».
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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La mia bella Messina è la bomboniera della Sicilia…
Tra le vallate di Giostra e San Licandro (Nicandro) si individuano le alture di Tremonti, nella piccola vallata di San Licandro ci sono i resti del Romito di San Nicandro grotta dove trovava rifugio il Santo; questi terreni appartenevano alla famiglia del famoso cittadino messinese l’Abate Maurolico. Nel racconto di una passeggiata con amici lo scienziato da notizie del Romito e della descrizione della località che si trova “tra i monti”. (Notizie tratte dal Prof. Rosario Moscheo studioso delle opere e vita di Maurolico)