I torrenti di Messina
«L’ambito in cui nasce e si sviluppa l’insediamento urbano divenuto poi l’attuale Messina – spiega Franz Riccobono – occupa la breve pianura alluvionale che separa le propaggini dei Peloritani dalla linea di riva dello Stretto. La stessa mitica Falce di Crono è risultato della distribuzione dei detriti alluvionali versati dai corsi d’acqua a sud del Porto e distribuiti nell’arco portuale dal gioco delle correnti, grazie anche alla presenza di scogli di puddinga (roccia sedimentaria costituita da ciottoli e ghiaie) nella parte esterna della Falce.
La consistenza delle bancate di ghiaia e sabbia che hanno formato la pianura alluvionale di Messina è documentata in maniera inequivocabile dalla stratigrafia archeologica a partire da epoca preistorica, cioè dal secondo millennio a.C.. È in quel lontano periodo che si creano i presupposti per l’edificazione di un vasto quanto diffuso villaggio preistorico distribuito tra l’attuale Torrente Gazzi a Sud l’attuale Torrente Annunziata a Nord. Ancora oggi l’ambito urbano, il centro storico della città, è compreso tra questi due fondamentali corsi d’acqua. A Sud il torrente Gazzi segna, insieme al San Filippo, il limite meridionale dell’insediamento peloritano, da sempre concentrato nell’arco interno del Porto. Relativamente al periodo normanno, resta importante quanto negletta testimonianza, il Monastero di San Filippo il Grande, ritenuto il prototipo tra i cenobi basiliani di Sicilia».
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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La mia bella Messina è la bomboniera della Sicilia…
Tra le vallate di Giostra e San Licandro (Nicandro) si individuano le alture di Tremonti, nella piccola vallata di San Licandro ci sono i resti del Romito di San Nicandro grotta dove trovava rifugio il Santo; questi terreni appartenevano alla famiglia del famoso cittadino messinese l’Abate Maurolico. Nel racconto di una passeggiata con amici lo scienziato da notizie del Romito e della descrizione della località che si trova “tra i monti”. (Notizie tratte dal Prof. Rosario Moscheo studioso delle opere e vita di Maurolico)