Zuccarello Barbalace

Zuccarello sollecita Accorinti: “Le mille facce del Palazzo di Giustizia”

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Zuccarello BarbalaceIl consigliere comunale dei Progressisti Democratici, Santi Daniele Zuccarello, ha scritto una nota sull’iter del Secondo Palazzo di Giustizia dal titolo: “Le mille facce del Palazzo di Giustizia” che ancora non trova una via d’uscita e sollecita il sindaco Accorinti ad assumere in Consiglio una soluzione definitiva sulla vicenda: 

 

“Negli ultimi tempi una eterogeneità di soggetti- colleghi, avvocati ed il Sindaco stesso- sono intervenuti a mezzo stampa sull’argomento relativo al nuovo Palazzo di Giustizia.

Gli interventi succedutisi paiono muovere tutti dal presupposto che l’Amministrazione sia assolutamente libera nelle proprie determinazioni e sulla stampa fioccano suggerimenti ed indicazioni sui plessi da destinare all’insediamento del secondo Palazzo di Giustizia come se la questione sia da affrontare per la prima volta e non sia mai stata finora oggetto di definizione in sede amministrativa e giurisdizionale.

         Voglio invece ricordare che il Comune di Messina, nel 2009, ha indetto un procedimento per l’acquisto, dichiaratamente assistito da apposito finanziamento ministeriale (c.a. 17.mln di euro) da utilizzare sollecitamente, pena la sua indisponibilità, di un immobile da destinare a secondo Palazzo di Giustizia, avente le caratteristiche di consistenza e localizzazione riportate nell’ambito dell’Invito ad Offrire indicato dalla Commissione di manutenzione del Palazzo di Giustizia presso la Corte d’Appello di Messina.

Il procedimento si è concluso con la redazione – da parte della Commissione di Valutazione appositamente nominata dall’Amministrazione Comunale – di una graduatoria che ha classificato come prima, e perciò aggiudicataria, l’offerta del Gruppo G.M.C., seconda quella della Neptunia S.p.A. e terza quella dell’Arcidiocesi, che riguardava un edificio già sede dell’I.T. Marconi.

L’aggiudicazione è stata impugnata dinanzi al Giudice Amministrativo, con distinti e separati ricorsi.

La vicenda giurisdizionale si è conclusa con la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa n. 651 dell’11.10.2011 che ha accolto il ricorso dell’Arcidiocesi e rigettato o dichiarato improcedibili tutti gli altri.

Il Consiglio Comunale di Messina – prima con O.d.G. del 15.11.2011 e, poi, con delibera n. 10/C dell’8.02.2013 immediatamente esecutiva, notificata a tutte le offerenti e non gravata – ha deliberato, “nel preliminare interesse dell’Ente ad evitare la revoca dei finanziamenti ministeriali” e “in considerazione delle motivazioni della sentenza del C.G.A.” nonché “dell’espresso ed articolato monito conformativo rivolto all’Amministrazione Comunale di dare mandato (al tempo) al Commissario Straordinario, in esecuzione della sentenza del C.G.A. per la Regione Sicilia n. 651/2011 di rinnovare, senza ritardo, la procedura per l’acquisto dell’immobile da destinare a secondo Palazzo di Giustizia nel suo atto finale, nominando eventualmente la nuova Commissione Giudicatrice ed un nuovo R.U.P., affinchè effettui la valutazione delle offerte di cui all’art. 5 dell’Invito ad Offrire”. Rilevante è che tale Delibera abbia assolto al disposto della sentenza del C.G.A., poi passata in giudicato.

Tra le proposte avanzate in questi mesi – sempre a mezzo stampa- particolare interesse è stato dimostrato nei confronti della Casa dello Studente, immobile offerto dall’Università che , peraltro, non ne è proprietaria. Occorre evidenziare che la stessa ha un vincolo di destinazione ed è oggetto di finanziamenti pubblici per adeguarla sismicamente all’uso impressovi , non detraibili se non incorrendo nell’ipotesi della norma penale (peculato per distrazione)

L’Ospedale Regina Margherita è stato anch’esso offerto da un ente, l’A.S.P., che non ne è proprietario, in quanto l’ amministrazione pubblica che lo ha inserito tra le voci attive del proprio bilancio è la Regione. Ad ogni modo anche questo immobile ha un vincolo di destinazione (originario) per l’attività sanitaria. Non è necessario aggiungere che i procedimenti per acquisirla al patrimonio comunale quale Palazzo di Giustizia sono complessi e lunghi oltre che di difficile esperibilità, in ogni caso se ne parlerebbe tra acquisizione e ristrutturazione, tra diversi anni nei quali si continuerebbero a pagare fitti e a sopportare le lamentele dei fruitori del Palazzo di Giustizia. In ogni caso, seppure l’Amministrazione Comunale ritenesse legittima e confacente al pubblico interesse la individuazione di nuove e diverse soluzioni di immediata praticabilità per dotare la città di un secondo Palazzo di Giustizia, dovrebbe superare alcuni ostacoli. In primo luogo va osservato che la strada di annullamento della delibera di indizione della gara è molto dubbia e la revoca richiede la valutazione di “sopravvenuti motivi di pubblico interesse” o “mutamento della situazione di fatto” o ancora “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”(l.n.241/90 art. 21quinquies). Se l’Amministrazione dovesse procedere alla revoca dovrebbe, in sostanza, dimostrare che nel 2009 non vi erano le ragioni di richiedere che il finanziamento del Ministero fosse impiegato per l’acquisto di un immobile esistente o che l’utilizzazione del finanziamento Ministeriale non fosse allora o non sia divenuto oggi indispensabile per dotare la città della struttura.

Il tutto in una condizione nella quale si lamentano i costi delle molte e diverse locazioni.

 Diversa, in verità, è la questione della utilizzazione di Caserme dismesse. Anche in tale caso, tuttavia, vi sarebbe un procedimento da affrontare, perché la circostanza che lo Stato risparmi il finanziamento del Ministero della Giustizia richiede una comparativa considerazione del mancato introito della dismissione della caserma. Argomento che al di là delle volontà politiche dovrà fare i conti con gli uffici finanziari dello Stato che tendono ad affrontare il tema nella logica della spending review, cioè dei soldi che lo stato incassa dalla vendita dei beni militari. Anche in questo caso non è possibile far conto su tempi celeri di disponibilità di un immobile di rapida utilizzazione e quindi, il Comune dovrebbe sostanzialmente affermare che il presupposto dell’ urgenza non è fondamentale.

E’ chiaro che l’unica soluzione che non comporta costi ed è abbastanza celere è quella scelta dal Consiglio Comunale di rinnovare la graduatoria per l’aggiudicazione della gara.

L’ultima proposta avanzata è quella di utilizzare quale sede l’ospedale militare. Innanzi tutto non si capisce perché Accorinti parli con il Ministro degli Interni anziché con il Ministro della Difesa che è competente. Ma al di là della scelta degli interlocutori- e da un po’ di tempo Accorinti pare preferire quelli dell’ NCD – resta che il nodo è sempre lo stesso: il Comune per cambiare idea deve revocare i propri precedenti provvedimenti, correndo il rischio di pagare ingenti risarcimenti.

Magari per trovarsi poi con un pugno di mosche perché il Ministro degli Interni assicura la disponibilità di un bene che invece appartiene alla Difesa, e i procedimenti amministrativi resteranno bloccati per la loro complessità e perché comunque non mi pare che lo Stato in questo momento possa fare regali , ancorchè ad un Comune povero come il nostro.

Col risultato che la nostra città farà la figura dell’ asino di Buridano , che nell’incertezza sulla mangiatoia da utilizzare morì di fame.

Chiedo pertanto, che il Sig. Sindaco prenda una posizione definitiva sull’argomento, anche alla luce dei fatti sopra esposti, innanzi al Consiglio Comunale e all’intera cittadinanza”.

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