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Reginald Green al Policlinico: “Pensare alla donazione quando la morte è distante”

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Papa GreenReginald Green oggi a Messina per ricordare il figlio Nicholas e per contribuire con il suo impegno alla donazione degli organi. 

Anche l’Ateneo peloritano era rappresentato all’incontro al Policlinico per onorare ancora una volta il bambino di sette anni, la cui vita, venti anni fa, fu stroncata dopo un tentativo di rapina sulla Salerno-Reggio Calabria. Una vita che regalò subito speranza grazie al gesto generoso della sua famiglia che in un momento così drammatico decise, senza alcuna remora, di donare gli organi del figlio. Sette riceventi, sette persone che oggi vivono grazie a Nicholas.
All’incontro con il padre, Reginald Green, erano presenti il Rettore, prof. Pietro Navarra, il Direttore generale dell’AOU G. Martino, dott. Marco Restuccia, il Direttore sanitario, dott.ssa Giovanna Volo, il coordinatore regionale del Centro Regionale Trapianti Regione Sicilia, dott. Vito Sparacino, il prof. Antonio David, Direttore UOC di Anestesia e Rianimazione, il Coordinatore locale donazione organi dell’AOU, dott. Francesco Puliatti.
Non poteva mancare Messina nel viaggio, tutto italiano, che in questi giorni ha visto il sig. Green in giro per il paese per ricordare il figlio. Una scelta voluta e ben definita – quella di ritornare nell’ospedale in cui venne eseguito il prelievo – per dare forza e concretezza a tutto ciò che per lui in questi anni ha rappresentato sempre una ragione di vita: promuovere iniziative per focalizzare l’attenzione sulle donazioni e i trapianti di organi.
“L’effetto Nicholas. La donazione di organi nei tuoi pensieri”: è tutto in questo titolo il senso di una giornata promossa dall’AOU G. Martino per sensibilizzare l’opinione pubblica e alimentare una cultura consapevole in materia. A dare la propria testimonianza anche chi ha vissuto sulla propria pelle una donazione.
“Ogni anno – ha sottolineato il signor Green – migliaia di famiglie in tutto il mondo donano gli organi. Il loro dolore è identico al nostro. Ce ne sono alcune qui oggi. Ma molte, comprensibilmente, dicono ‘no’. La morte cerebrale è di solito una morte improvvisa, magari per un incidente d’auto, un colpo, o a causa della violenza come nel nostro caso. Non si è preparati a questo.
Eppure viene richiesto di prendere una decisione irrevocabile su qualcosa cui magari non si è mai seriamente pensato prima. È troppo per molte persone: alcuni rifiutano e se ne rammaricano per il resto della loro vita.

Il modo di affrontare questo è, allo stesso tempo, chiaro: abbiamo bisogno di mettere l’idea della donazione degli organi nei pensieri delle persone quando la morte è ancora un concetto distante”.

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