Per le cave di pomice di Lipari arriva il vincolo etnoantropologico

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La Regione Siciliana ha firmato il decreto che sottopone a vincolo etnoantropologico l’intera area delle cave di pomice di Lipari. Il relativo decreto è stato firmato dal dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali ed è stato adottato a conclusione di un complesso iter istruttorio condotto con grande celerità dalla Soprintendenza per i Beni culturali di Messina, ai sensi del vigente Codice dei Beni culturali.

«Il primo importante passo è fatto – ha detto il Presidente Musumeci – e stiamo mantenendo fede agli impegni assunti con gli amministratori comunali e con la comunità di Lipari. Bisogna adesso mettere al sicuro l’area, sottoposta anche a un grave processo di logoramento idrogeologico. Ho affidato agli assessori Alberto Samonà, dei Beni culturali, e Daniela Baglieri, dell’Energia, di seguire le ulteriori procedure e speriamo in tempi assai brevi di potere arrivare, dopo trent’anni, a centrare un altro obiettivo importante per la Sicilia».

Le cave di pomice di Lipari sono state sottoposte a vincolo etnoantropologico

Con il vincolo etnoantropologico, la Regione Siciliana potrebbe formulare una proposta diretta di acquisto degli immobili insistenti nel perimetro di Porticello dichiarato di interesse culturale, a sua volta propedeutica – a una legge regionale del 1991, mai attuata – alla realizzazione nell’area del giacimento pomicifero di un Museo en plein air e di un Parco geominerario.

Già a giugno 2021, Giovanni Puglisi, presidente emerito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco si era unito all’appello di Legambiente e delle associazioni locali per salvare le cave di pomice di Lipari. «Sarebbe un oltraggio alla Sicilia – aveva detto Puglisi –, ai siciliani e a quanti ne hanno cantato, anche in letteratura, come Bartolo Cattafi, la bellezza e la magia, insieme – voglio citare – ad un isolamento non dovuto soltanto al mare, ma alla solitudine, all’abbandono, all’oblio in cui codeste isole vengono lasciate e in cui talvolta gli isolani stessi si stendono e si dondolano, come un’amaca, sognando ad occhi aperti benefici cambiamenti futuri».

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