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Messina, restyling per la Bibliocabina di Corso Cavour: adesso è pronta ad accogliere l’arte

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Restaurata una prima volta nel 2017, quando da vecchia cabina telefonica della Telecom, ormai inutilizzata, è stata trasformata in uno spazio per il booksharing, la bibliocabina di Corso Cavour, a Messina, diventa oggi un punto di inclusione artistica aperto a chiunque. Cosa significa? Che chi vorrà potrà lasciare al suo interno la propria opera d’arte, condividendola con la città. Si tratta di un progetto di “Urban Factory” realizzato da Ics Urban.

Un po’ di “storia”: nel 2017 Lucia Vento, proprietaria di Opuntia, e i volontari di PuliAmo Messina hanno trasformato la vecchia cabina telefonica di Corso Cavour in un luogo per il booksharing, in cui chiunque poteva lasciare libri, prenderli e portarne degli altri, nell’ottica di creare uno spazio di condivisione della cultura e della lettura. Negli anni, però, la bibliocabina non è stata usata come avrebbe dovuto ed è stata anche oggetto di atti vandalici.

Oggi, nel 2023, era giunto il momento di un cambiamento. Grazie all’intervento volontario di un gruppo di cittadini, nell’ambito del progetto di “Urban Factory” di Ics Urban, oggi la bibliocabina di Corso Cavour inizia una nuova avventura. Tappezzata di coloratissimi adesivi, è infatti pronta ad accogliere i lavori degli artisti che vorranno condividere le loro opere con la città.

Di seguito, il “manifesto” pubblicato all’interno della bibliocabina: «È un punto di inclusione artistica aperto a chiunque, disponibile ad accogliere qualsiasi forma di arte donata a beneficio della collettività. Un luogo dove tutte le tipologie d’arte possono trovare dimora. Puoi portare qui la tua arte e renderla disponibile a chi passa, con lo stesso scopo, arricchendo questo luogo e i cittadini che lo frequentano. È una iniziativa d’arte urbana spontanea, non ha contributi pubblici, non risponde a nessuno, non ha finalità commerciali o di parte. L’arte come forma di inclusione sociale. Messina ha bisogno di bellezza, da vedere, da leggere, da studiare, da conoscere, da trasmettere. Lo può – e deve – fare anche al di fuori dei luoghi istituzionali, anche al di fuori dei costosi eventi. L’arte è un vettore di coesione sociale e da forma alle città e agli spazi, alle volte li rendendoli decisamente più vivi. Se vuoi fare parte della coesione lascia qui la tua arte! “l’Urban Factory” te ne sarà grata, perché l’arte può e deve avere un linguaggio comprensibile a chiunque, l’arte deve essere fruibile da chiunque. Questa non è una galleria, un museo o una biblioteca! Questo è un punto di inclusione artistico».

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Foto © Daniele Mircuda

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