foto di pasquale caliri, chef di messina

Messina, chef Caliri contro il Dpcm: «Chiudere alle 18 è come non aprire»

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Sale la protesta contro la chiusura dei locali alle 18.00 disposta dal Dpcm Conte del 24 ottobre 2020. A farsi portavoce delle preoccupazioni dei ristoratori è, oggi, lo chef di Messina e Ambasciatore del gusto Pasquale Caliri, che lancia un appello al governatore della Sicilia Nello Musumeci: «Siamo a una pagina buia della ristorazione italiana».

Al presidente della Regione, lo chef Caliri chiede di portare a Roma le istanze della categoria che «comprende non solo una ramificata filiera produttiva, ma investe l’anima stessa del Paese». Chiudere alle 18.00, per i ristoranti – già colpiti dalla diminuzione dei clienti in pausa pranzo a causa dello smart working –, «è come non aprire» scrive il cuoco messinese.

Pubblichiamo, di seguito, l’appello dello chef Pasquale Caliri al presidente della Regione Nello Musumeci: «Hanno mescolato le carte – scrive – mischiando bar, ristoranti, luoghi di ritrovo mettendo tutti nello stesso mazzo. Si è ignorato che ognuna ha caratteristiche e specificità assolutamente proprie. La categoria, già provata, non potrà resistere a questa seconda onda d’urto. Contrariamente a quanto si crede, spesso la ristorazione è una categoria debole fatta da una miriade di piccole attività, spesso anche familiari e artigiane, incapace di reggere una simile batosta.

Chiudere alle 18.00 è come non aprire – prosegue –, vuoi perché la maggior parte dell’utenza è adesso occupata in smart working, vuoi perché molti ristoranti lavorano solamente la sera.

Non siamo una categoria di untori né di irresponsabili – conclude il cuoco messinese. Se vi fossero evidenze scientifiche sui contagi nei ristoranti, li mostrassero pure e nel caso saremmo pronti a chiuderli del tutto. Sappiamo bene dalle statistiche che la realtà è ben diversa e che i focolai sono in ben altre situazioni. E adesso aspettiamo i “ristori”, nome nuovo partorito quasi come una beffa per aiuti improbabili per un settore che, come altri, si era ben adeguato investendo in prevenzione. La stessa prevenzione che ci aspettavamo dallo Stato. Invece il Governo era impegnato tra rotelle di banchi e finanziamenti ai pedalò».

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